Addio alle pensioni vedovili, l’equivalente della pensione di reversibilità italiana: la Germania ci pensa, serve urgentemente forza lavoro.
Mentre in Italia si discute della riforma delle pensioni - che molto probabilmente verrà rinviata a ottobre 2023, dopo l’approvazione della nota di aggiornamento al Def - la Germania potrebbe presto prendere una decisione storica: abolire alcune importanti misure di sostegno come gli assegni familiari e la pensione vedovile.
In Germania, ormai in recessione, infatti, mancano circa 1 milione e mezzo di lavoratori e le aziende hanno difficoltà a trovarli. Quindi, un po’ come successo con Italia con la stretta al Reddito di cittadinanza, la Germania potrebbe decidere di recuperare forza lavoro abolendo tutte le misure che possono rappresentare un disincentivo a lavorare, quale appunto la pensione vedovile, una sorta di pensione di reversibilità italiana ma con delle piccole differenze.
In particolare, a volere l’abolizione della pensione vedovile tedesca è il trentaquattrenne Kevin Kunert, leader dei Socialdemocratici (Spd) che insieme a Verdi e ai liberali dell’Fdp fanno parte della cosiddetta “coalizione semaforo” che appoggia il cancelliere Scholz. Secondo Kunert, Scholz è considerato troppo moderato e non in grado di risolvere la crisi del mercato del lavoro: d’altronde, per il leader di Spd le pensioni vedovili rappresentano ormai un “relitto del passato”, non al passo con i tempi.
Per questo motivo sarebbe opportuno che anche casalinghe e casalinghi, anziché accontentarsi della pensione percepita per l’ex coniuge defunto, vadano a lavorare così da assicurarsi una loro pensione in futuro.
Al momento, comunque, siamo ancora nell’ambito del dibattito ed è presto per dire se la Germania provvederà ad abolire la sua pensione vedovile. Nel frattempo, ecco quali sono le analogie, e le differenze, rispetto alla pensione ai superstiti riconosciuta in Italia.
Pensione vedovile in Germania, il confronto con la pensione ai superstiti italiana
La pensione vedovile in Germania è riconosciuta al coniuge superstite - o comunque a chi ha avuto una residenza registrata in sede civile di almeno un anno - laddove il dante causa abbia assolto ai propri obblighi contributivi per un periodo minimo di 5 anni.
La pensione vedovile si divide - così come in Italia - in due diverse prestazioni. La prima è la pensione vedovile completa che spetta a coloro che hanno compiuto almeno i 47 anni di età oppure stanno crescendo un figlio oppure hanno una capacità lavorativa ridotta (la nostra invalidità civile). In mancanza di tali requisiti la pensione vedovile spetta in maniera ridotta in quanto potrà essere corrisposta per un periodo di massimo 24 mesi (mentre quella completa non ha scadenza). L’importo varia a seconda della posizione contributiva del dante causa: nel dettaglio, per la pensione vedovile completa l’importo è pari al 55% - in alcuni casi il 60% - dell’assegno maturato dal defunto, mentre quella ridotta corrisponde solamente al 25%.
Di fatto, ci sono diverse analogie con la pensione ai superstiti italiana, che si divide in pensione di reversibilità che spetta qualora il dante causa risultasse già titolare di una pensione e in pensione indiretta, riconosciuta invece nel caso in cui il defunto abbia perfezionato 15 anni di anzianità assicurativa e contributiva ovvero 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui almeno 3 anni nel quinquennio che precede la data del decesso. Non ha durata e l’importo per il coniuge solo è pari al 60% della pensione maturata dal dante causa, con la possibilità di tagli laddove percepisca altri redditi.
Si tratta di fatto di due misure molto simili, il che fa riflettere: pensiamo ad esempio a quanto clamore avrebbe in Italia l’ipotesi di cancellare le pensioni di reversibilità, almeno per chi è ancora in età da lavoro.
Così il governo tedesco vuole mandare a lavorare casalinghe e casalinghi
Ma non c’è solamente la possibilità di cancellare la pensione vedovile. Tra le proposte del centrosinistra, infatti, c’è anche l’abolizione degli assegni di famiglia da 250 euro - l’equivalente del nostro assegno unico - per chi ha un reddito superiore a 150 mila euro lordi (oggi il limite è 300 mila euro).
E ancora, si punta ad abolire l’agevolazione fiscale conosciuta come spitting, ossia quell’operazione con cui si sommano i redditi dei coniugi, si divide per due e si tassa due volte il 50%. A beneficiarne sono quindi quelle famiglie in cui uno dei due coniugi non lavora o comunque guadagna poco.
Insomma, tutte misure che tutelano - e secondo Kunert incentivano - casalinghe e casalinghi che non hanno un lavoro, persone che tuttavia la Germania non può più mantenere specialmente in un contesto in cui serve reperire forza lavoro. Il dibattito quindi è in corso e adesso spetterà al Cancelliere Scholz mediare tra le varie correnti della coalizione.
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