La decisione sul taglio dei tassi da parte della Bce potrebbe essere più difficile di quanto sembri: perché l’Eurotower rischia di entrare in crisi, molto più della Fed?
La Bce sempre più sotto pressione sul taglio dei tassi. Se, infatti, è chiaro che la banca centrale abbia optato per un approccio attendista come la Federal Reserve, è altrettanto evidente che Lagarde e Powell non hanno gli stessi problemi osservando i dati macroeconomici di Eurozona e Usa.
I Paesi a moneta unica stagnano sull’orlo di una recessione e la potenza americana invece incassa risultati robusti sul lavoro e sulla resilienza economica. Questo significa che, se il percorso della Fed verso l’allentamento monetario risulta più facile da definire, con un ritardo nei tagli dei tassi giustificato dalla forza dell’economia, lo stesso non può dirsi per la Bce.
L’Eurotower potrebbe trovarsi presto in crisi sul da farsi nelle prossime riunioni: lasciare il costo di finanziamento ancora elevato in attesa di un calo dei prezzi più convincente o iniziare a diminuire per evitare una crisi della domanda e degli investimenti?
Nelle ultime dichiarazioni di un funzionario Bce sono evidenti tutti i dubbi sulla tempistica del taglio dei tassi.
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La Banca Centrale Europea dovrà reagire al rallentamento della crescita dei prezzi al consumo, secondo il membro del Consiglio direttivo Mario Centeno.
Intervenendo al Warwick Economics Summit nel Regno Unito, il funzionario portoghese ha affermato che “se l’inflazione sta diminuendo e sta scendendo molto velocemente – in realtà più velocemente di quanto sia aumentata – la politica monetaria dovrebbe rispondere a ciò”. Tradotto: deve iniziare a pensare al taglio dei tassi.
“Faremo il nostro lavoro nei prossimi mesi portando stabilità anche in questo processo [dei tagli] e assicurandoci che quando i tassi di interesse dovranno scendere, scendano” ha detto. “Ovviamente i tassi resteranno in territorio restrittivo per un bel po’ di tempo per garantire che l’inflazione non ritorni”, ha aggiunto.
Il dilemma della Bce è stato così svelato: non si può rischiare di fare un passo troppo affrettato sul costo del denaro, minacciando una impennata dei prezzi che intanto diventa più probabile con la guerra nel Mar Rosso. Tuttavia, allo stesso tempo, la crescita è debole in Eurozona e un costo del denaro più basso aiuterebbe la ripresa.
Il contesto macro nel quale si trova a operare la Banca centrale europea è assai complesso. I dati sui prezzi al consumo di questa settimana hanno mostrato che sia gli indicatori principali che quelli fondamentali stanno gradualmente scendendo in Eurozona, anche se meno di quanto previsto dagli economisti.
Centeno ha anche sottolineato che l’area dell’euro è in difficoltà.
“Non possiamo avere un’economia che non cresce, questa è la mia principale preoccupazione per l’Europa”, ha affermato, aggiungendo che dopo cinque trimestri senza crescita, “il primo trimestre del 2024 potrebbe essere il sesto. Sarebbe anno e mezzo di economia stagnante”.
Tuttavia, ci sono modi per stimolare la regione, ha affermato il banchiere centrale portoghese.
“Uno di questi deve provenire dalla politica monetaria, da queste aspettative sul taglio dei tassi che devono concretizzarsi”, ha affermato.
Con queste premesse, le prossime riunioni Bce si preannunciano cruciali e dagli esiti non scontati.
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