Perché la guerra in Medio Oriente non va sottovalutata (ma molti italiani lo fanno)

Maria Paola Pizzonia

20 Ottobre 2024 - 10:36

Dalla crisi migratoria all’aumento dei prezzi dell’energia, la guerra in Medio Oriente ha conseguenze che toccano direttamente le vite degli italiani.

Perché la guerra in Medio Oriente non va sottovalutata (ma molti italiani lo fanno)

Spesso, la guerra in Medio Oriente viene percepita come un conflitto lontano, che non riguarda direttamente l’Italia o gli italiani. Ma questa visione è un errore.

Le tensioni tra Israele e Hamas, così come le escalation che coinvolgono altri Paesi come il Libano e l’Iran, non sono soltanto una tragedia umanitaria che colpisce quella regione. Le conseguenze di questi conflitti si riflettono in modo concreto anche qui in Italia: dall’aumento dei flussi migratori alla crescita dei prezzi energetici, fino agli effetti sulle nostre alleanze internazionali e sull’economia del Paese. Capire queste dinamiche non è solo un esercizio di empatia, ma una necessità per proteggere il nostro futuro e le nostre vite quotidiane.

Uno scenario devastante

Il conflitto israelo-palestinese ha già causato migliaia di vittime, soprattutto civili, e ha provocato una gravissima crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, con milioni di persone private di accesso a beni essenziali come acqua, cibo e cure mediche. La guerra, soprattutto in caso di un’estensione a Paesi vicini come il Libano o l’Iran, rischia di innescare nuovi esodi di massa verso l’Europa, Italia compresa.

Nel contesto internazionale, questa crisi è stata definita come uno degli episodi più gravi nel panorama delle violazioni dei diritti umani degli ultimi anni. I flussi migratori, già notevolmente intensificati dalla crisi siriana e dalla Libia, potrebbero ulteriormente aumentare, con l’Italia che si troverebbe a gestire un numero crescente di persone in fuga da una regione in guerra.

Conseguenze umanitarie in Italia

In termini di migrazioni, l’Italia potrebbe essere uno dei principali punti di approdo per coloro che fuggono dal conflitto, soprattutto se la guerra si espandesse ulteriormente in Medio Oriente. La Tunisia, storicamente legata alla causa palestinese, potrebbe diventare un ulteriore punto di partenza per i migranti che attraversano il Mediterraneo, creando sfide significative per il nostro sistema di accoglienza. Nonostante i recenti accordi con Tunisi per limitare i flussi migratori, la pressione potrebbe aumentare esponenzialmente se la situazione dovesse peggiorare. È una dinamica che va monitorata attentamente, perché potrebbe portare a una crisi umanitaria nel Mediterraneo con conseguenze sociali e politiche interne per l’Italia.

Conseguenze economiche in Italia

Oltre all’aspetto umanitario, il conflitto in Medio Oriente ha un potenziale impatto negativo sull’economia italiana. Israele è un partner commerciale significativo per l’Italia, con un interscambio di circa 4,8 miliardi di euro all’anno. Settori come i macchinari, l’agricoltura e la tecnologia potrebbero subire interruzioni a causa della guerra. Inoltre, Israele è un produttore cruciale di microchip, e qualsiasi interruzione nelle forniture potrebbe colpire le catene di approvvigionamento globali, inclusi settori italiani come quello automobilistico e tecnologico.

L’impatto più grave potrebbe però venire dall’aumento dei prezzi energetici. L’Italia, fortemente dipendente dalle importazioni di gas, potrebbe subire un aumento dei costi, soprattutto se il conflitto dovesse estendersi e coinvolgere Paesi come l’Iran, uno dei principali attori nel mercato energetico. Un aumento del prezzo del gas influirebbe direttamente sull’inflazione interna e sui costi di produzione, aggravando ulteriormente la situazione economica, già fragile dopo la crisi pandemica e la guerra in Ucraina.

Italia, guerra e alleanze internazionali

La guerra in Medio Oriente mette alla prova le alleanze internazionali dell’Italia. Da un lato, il Paese è storicamente legato agli Stati Uniti e alla NATO, entrambi forti sostenitori di Israele. Dall’altro, ha costruito rapporti stretti con Paesi del Nord Africa, come Algeria e Tunisia, che appoggiano la causa palestinese. L’Italia si trova quindi in una posizione delicata: sostenere apertamente una parte potrebbe mettere a rischio le relazioni con importanti fornitori di energia o con Paesi chiave per la gestione dei flussi migratori. In particolare, l’Algeria, uno dei principali fornitori di gas per l’Italia, è schierata nettamente a favore della Palestina, e un peggioramento delle relazioni potrebbe portare a tensioni economiche rilevanti.

In futuro, l’Italia potrebbe quindi trovarsi costretta a rivedere la sua posizione geopolitica in Medio Oriente. La partecipazione a missioni di pace in Libano e il coinvolgimento diplomatico nella regione potrebbero subire contraccolpi, costringendo Roma a ripensare la sua strategia estera. Inoltre, se il conflitto dovesse trascinarsi a lungo, potrebbe causare un ripensamento delle priorità strategiche italiane, mettendo in secondo piano altri dossier cruciali, come il supporto all’Ucraina o la stabilizzazione della Libia.

La guerra in Medio Oriente non è qualcosa che possiamo permetterci di ignorare. Anche se sembra un conflitto distante, le sue conseguenze arrivano direttamente nelle nostre case, dai costi della vita alle relazioni politiche ed economiche che il nostro Paese intrattiene a livello internazionale. Se restiamo indifferenti, rischiamo di subire impatti ben più gravi di quelli che immaginiamo. Essere consapevoli di quanto accade e prepararsi alle sfide che ne derivano è il primo passo per proteggere i nostri interessi e garantire un futuro più stabile per l’Italia. Soprattutto, è necessario muoversi affinchè il conflitto termini.

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