Sul tema immigrazione dai paesi dell’Africa da sempre regna un sostanziale caos sulle vere radici del fenomeno: dal clima all’aumento demografico, passando per guerre e neo-colonialismo, tutti i motivi dell’emigrazione
Ormai il glossario dei luoghi comuni sul tema immigrazione è ben noto. Da “porti chiusi” fino ad “aiutiamoli a casa loro” e “il blocco navale è l’unica soluzione”, per un clima da scontro aperto che da noi da mesi vede le varie Ong opposte al governo Lega-Movimento 5 Stelle.
Non che fuori dall’Italia la musica sia molto diversa. Se Matteo Salvini senza dubbio ha costruito buona parte del suo successo elettorale sulla tolleranza zero verso i migranti, lo stesso ha fatto Donald Trump con il famigerato muro lungo il confine messicano, oppure Viktor Orban con i fili spinati a difesa dell’Ungheria durante il periodo dei flussi record lungo la rotta balcanica.
Anche nel Nord Europa non mancano di casi simili. Il neo presidente del Consiglio Europeo Charles Michel si è dimesso mesi fa dalla guida del Belgio dopo che la Nuova Alleanza Fiamminga è uscita dal suo governo a seguito della firma del Global Compact, mentre in Svezia alle ultime elezioni l’estrema destra dei Democratici Svedesi ha preso il 17,5%.
Quella dell’immigrazione è una problematica sentita in tutto il mondo, ma quando si cerca di parlare delle cause di questo fenomeno spesso la discussione si fa vacua e inconcludente. Capire invece perché migliaia di persone sono in fuga dai paesi dell’Africa potrebbe essere un ottimo punto di partenza per cercare di individuare soluzioni adeguate.
Le cause dell’immigrazione dall’Africa
Dall’inizio di questo 2019 fino all’8 luglio in Italia sono arrivati 3.073 migranti. Una cifra senza dubbio molto più bassa dei 16.935 di tutto il 2018 e gli 85.207 dell’intero 2017. Il motivo principale di questa diminuzione è l’intesa raggiunta dall’ex ministro Marco Minniti con il governo libico di Tripoli, accordo poi confermato anche dall’attuale inquilino del Viminale Matteo Salvini.
Nonostante i tanti soldi e mezzi dati alla Libia, qualcuno mormora che in parte siano finiti in tasca di milizie che in cambio andrebbero a garantire lo stop alle partenze dei viaggi della speranza, gli sbarchi anche se calati continuano a esserci.
Se diamo uno sguardo alla nazionalità degli arrivati, in testa c’è la Tunisia (658) seguita da Pakistan (426) e dalla Costa d’Avorio (314), paese quest’ultimo che è il principale esportatore al mondo di caffè e possiede vasti giacimenti di petrolio e miniere di oro, diamanti, nichel e manganese.
Focalizzando lo sguardo soltanto sull’Africa, le cause dell’immigrazione sono sostanzialmente quattro anche se bisogna ricordare che soltanto il 30% degli africani che decidono di abbandonare il proprio paese lo fa per cercare di giungere in Europa, mentre per il restante 70% si tratta di spostamenti che rimangono all’interno del continente.
Clima
Di recente due studi sull’immigrazione hanno messo al primo posto tra le cause i cambiamenti climatici. Una ricerca realizzata dall’Ipcc ha stimato che circa l’80% dei migranti arrivati dall’Africa in Italia lo ha fatto a causa del clima.
La Banca Mondiale invece si è spinta fino ad affermare che, nel 2050, il cambiamento climatico rischia di produrre in tutto il mondo 143 milioni di migranti: se in Asia il problema sono le catastrofe naturali, in Africa è la desertificazione.
Nel continente africano quindi la siccità, la mancanza d’acqua, il degrado del suolo e le conseguenti carestie ricorrenti, potrebbero portare 86 milioni di persone che vivono nella fascia Sub-sahariana ad abbandonare la propria casa e cercare una vita migliore altrove.
Lo studio dell’Ipcc poi parla anche di alcuni paesi africani vicini alla soglia termica, che è la quota temperatura massima sopportabile per l’organismo umano e animale. Se a Bergamo avere un paio di gradi in più può risultare gradevole, in Ciad la pensano diversamente.
Demografia
Al momento il continente africano può contare su circa 1,2 miliardi di abitanti. Secondo diversi calcoli, nel 2050 si potrà ad arrivare anche a 2,5 miliardi di persone.
Per esempio la Nigeria che nel 2015 aveva 181 milioni di abitanti, nel 2030 con questi ritmi di crescita potrebbe arrivare a 264 milioni e nel 2050 a 410 milioni, il 126% in più rispetto al 2015.
Secondo il Dossier Statistico Immigrazione 2017 realizzato da Idos e Confronti in collaborazione con Unar, l’Africa è il continente che in futuro vedrà maggiormente aumentare la propria popolazione e questo potrebbe essere una forte causa di immigrazione.
Questa pressione demografica infatti non andrebbe a corrispondere a un parallelo miglioramento economico. In sostanza nei vari paesi il Pil rimarrebbe invariato mentre a crescere sarebbe la popolazione, aumentando così la povertà tra la gente.
Guerra
Quando si discute di immigrazione spesso si cerca di sottolineare la differenza tra migrante economico (che scappa dalla povertà) e rifugiato (che scappa da guerre o calamità naturali).
Una distinzione fondamentale questa perché l’Italia naturalmente garantisce il diritto d’asilo e protezione a chi ha lo status di rifugiato, ovvero dove c’è un fondato timore d’essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o opinione politica.
In Africa al momento sono tanti i conflitti in corso, più o meno noti. Oltre alla recente guerra civile in Libia, ci sono poi le situazioni riguardanti il Sudan e l’Eritrea, anche se è il Congo a produrre il maggior numero di rifugiati per cause belliche.
Nel caso del Congo però si tratta spesso di sfollati interni dalla parte Est del grande e molto ricco paese, con circa 3,7 milioni di persone che negli ultimi anni sono stati costretti ad abbandonare le proprie abitazioni.
Neocolonialismo
Il neocolonialismo può essere descritto come il motivo di fondo dell’immigrazione dall’Africa, con la colpa che è tutta delle grandi potenze mondiali compresa l’Italia anche se in minor parte rispetto ad altri paesi.
Governi corrotti firmano accordi con le varie multinazionali per lo sfruttamento delle ingenti risorse del continente. Soldi questi che però invece che aiutare la popolazione a crescere arricchiscono soltanto l’élite al potere.
La Cina ultimamente sta utilizzando un nuovo metodo: massicci investimenti in opere pubbliche, l’ultimo di 60 miliardi in Angola, Ghana, Zambia e Zimbabwe, oltre che aiuti e prestiti a tasso zero, portano così Pechino a poter controllare i vari paesi visti i debiti contratti nei loro confronti.
Mentre un rifugiato ha diritto all’asilo, un migrante economico invece no anche se la colpa della sua situazione è spesso riconducibile al comportamento delle grandi potenze.
“Aiutiamoli a casa loro” al momento è quindi uno slogan vuoto, soprattutto se guardiamo ai meno fondi alla cooperazione stabiliti nella legge di Bilancio 2019, senza contare che aumentare il reddito pro-capite significherebbe ingrossare le fila dei potenziali migranti, visto che in molti al momento non si possono spostare perché non hanno la disponibilità degli almeno 4.000 dollari necessari per tentare la traversata del Mediterraneo.
“Lasciamo le ricchezze a casa loro” con l’impegno contemporaneo a combattere i cambiamenti climatici e la corruzione, potrebbe essere l’unica soluzione altrimenti quello dell’immigrazione sarà una problematica senza una risposta sensata.
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