Il prezzo del petrolio scende e gli investitori osservano 3 fattori cruciali per il mercato del greggio. Opec, tensioni geopolitiche e debolezza economica globale: cosa aspettarsi?
Il prezzo del petrolio ha perso oltre l’1% nella mattinata di lunedì 4 dicembre.
Il greggio è diminuito - dopo non essere riuscito a mantenere un guadagno iniziale - in un contesto di persistente scetticismo sul fatto che gli ultimi tagli all’offerta da parte dell’OPEC+ invertiranno la tendenza del mercato. In realtà, sono diversi i fattori chiave che stanno indebolendo le quotazioni Brent e Wti.
Gli analisti ne individuano almeno 3. Oltre alla strategia sui tagli alla produzione del cartello capitanato dall’Arabia Saudita, anche l’incertezza sulla crescita globale e l’imprevedibile contesto della guerra Israele-Hamas giocano un ruolo determinante nell’oscillazione dei prezzi del greggio.
Alle ore 10.40 circa di lunedì 4 dicembre, i futures sul Brent perdono lo 0,71% a 78,26 dollari al barile, mentre la quotazione WTI scambia a 73,51 dollari al barile (-0,73%). Rispetto ai primi scambi mattutini, il calo si è ridotto.
Tuttavia, in pochi giorni, il WTI è passato da un picco massimo di 79,30 all’attuale soglia di 73 dollari al barile, perdendo circa il 7%. Il Brent è diminuito del 7,8% rispetto al prezzo di 84,36 dollari al barile di giovedì scorso.
Prezzo del petrolio in calo. Il primo motivo è l’Opec
Con i prezzi del petrolio che scendono, i riflettori continuano a essere puntati sull’Opec.
La scorsa settimana il greggio ha subito un tonfo di oltre il 2% a causa dello scetticismo degli investitori sulla reale entità dei tagli all’offerta da parte dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio e dei suoi alleati, tra cui la Russia.
Le diminuzioni di produzione annunciate sono infatti di natura volontaria e questo dettaglio ha sollevato dubbi sulla concreta possibilità che i produttori attuino realmente la restrizione. La proposta ha fatto seguito inoltre a un vertice controverso, che ha visto divergenze interne e uno slittamento nella data di incontro.
“È probabile che i trader restino cauti dati i disaccordi dell’Opec e l’aumento della produzione petrolifera non-Opec”, ha affermato Charu Chanana, stratega di mercato di Saxo Capital Markets Pte.
Secondo RBC Capital Markets LLC, il greggio rimarrà probabilmente volatile e potenzialmente senza direzione, finché il mercato non vedrà dati chiari sui tagli volontari alla produzione del gruppo, che entreranno in vigore dal mese prossimo.
“Ci ritroviamo in un mercato guidato dall’offerta...piuttosto che in uno guidato dalla domanda visto nell’era post-pandemia”, ha detto in una nota l’analista di RBC Michael Tran. “E questi tipi di mercati sono spesso pieni di trappole per i rialzisti”, ha aggiunto.
Effetto geopolitica sul greggio?
Il secondo fattore attentamente monitorato dagli analisti è quello geopolitico.
La ripresa dei combattimenti a Gaza tiene alta la tensione in tutta la regione. In Medio Oriente, nel frattempo, i ribelli Houthi sostenuti dall’Iran hanno affermato di aver preso di mira due navi israeliane nel Mar Rosso, come parte di una serie di attacchi contro imbarcazioni commerciali in acque internazionali durante la guerra a Gaza. Gli Stati Uniti hanno affermato che uno dei loro cacciatorpediniere ha abbattuto tre droni.
La guerra tra Israele e Hamas alimenta prospettive rialziste sui prezzi del petrolio e gli ultimi avvenimenti di alta tensione tra Yemen e Usa hanno limitato le perdite delle quotazioni.
Quale equilibrio tra domanda e offerta di petrolio?
Il terzo motivo di incertezza che aleggia sul mercato del petrolio è il delicato equilibrio domanda/offerta, soprattutto se si valutano le previsioni molto dubbiose sulla ripresa economica globale.
Il calo del greggio è avvenuto nonostante le speculazioni secondo cui la Federal Reserve americana avrebbe finito di aumentare i tassi di interesse e la possibilità che le sanzioni statunitensi sull’offerta venezuelana potessero essere nuovamente inasprite. Questo è dovuto alla deludente ripresa economica della Cina e all’aumento della produzione statunitense che indebolisce il prezzo petrolifero.
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