Perché dobbiamo ancora temere una recessione per “colpa” di Fed e Bce

Violetta Silvestri

16/06/2023

La recessione oscura ogni scenario economico e il motivo sono anche le banche centrali, tornate aggressive contro l’inflazione. Cosa può accadere in Europa e negli Usa, con una ripresa già incerta?

Perché dobbiamo ancora temere una recessione per “colpa” di Fed e Bce

Dopo le mosse delle banche centrali, con Fed e Bce in focus, i timori per una recessione sono in aumento.

La due banche centrali, infatti, hanno mostrato ancora molta determinazione nel lottare contro l’inflazione elevata. Nonostante la Federal Reserve abbia messo in pausa gli aumenti dei tassi, ha però chiarito che non si tratta di uno stop definitivo, ma solo di un momento di valutazione generale.

Intanto, segnalando lo scetticismo sul fatto che i politici possano evitare una recessione negli Stati Uniti, i rendimenti dei titoli a 10 anni statunitensi e tedeschi sono stati scambiati ben al di sotto del tasso dei titoli a due anni.

La curva dei Treasuries ha leggermente approfondito la sua inversione venerdì, vicino ai livelli visti all’inizio di marzo, poco prima che la crisi bancaria regionale statunitense sconvolgesse i mercati globali. I rendimenti statunitensi a due anni sono aumentati di quattro punti base al 4,68%, superando l’aumento di 3 punti base dei rendimenti a 10 anni al 3,74%. Questo è un indicatore di recessione.

Il pericolo percepito è proprio che lo zelo dei banchieri centrali per arginare la peggiore inflazione di una generazione schiacci le economie. Tradotto: la recessione potrebbe essere inevitabile.

Recessione in vista: perché il peggio deve ancora arrivare

Un rinnovato appetito per l’inasprimento monetario ha contagiato le banche centrali globali questo mese, di fronte alle ostinate pressioni sui prezzi.

Il Canada e l’Australia, la cui curva dei rendimenti giovedì si è invertita per la prima volta dalla crisi finanziaria, hanno entrambi sorpreso gli investitori la scorsa settimana riprendendo i rialzi dei tassi.

La decisione della Fed, pur mantenendo la pausa che i suoi funzionari avevano promesso, ha anche offerto agli investitori una prospettiva di altri due aumenti di un quarto di punto quest’anno. Uno di questi potrebbe arrivare già il mese prossimo.

Inoltre, è molto probabile che la Bce segua l’esempio con un altro aumento a luglio, ha detto giovedì Lagarde, una settimana dopo che i dati hanno mostrato che lei e i suoi colleghi sono già entrati in una lieve recessione.

Alla luce di questi commenti, gli operatori del mercato monetario vedono la Fed alzare il limite superiore del suo tasso obiettivo a quasi il 5,5%, il più alto dall’inizio del secolo. Per la Bce, stimano probabilità di un tasso di deposito terminale del 4% entro ottobre, un massimo storico.

Di conseguenza, le curve dei rendimenti si sono invertite. Una curva dei rendimenti inclinata verso il basso, o invertita, è però un’anomalia. Quando i tassi a lungo termine sono inferiori alle scadenze più brevi, spesso gli operatori si aspettano che le banche centrali dovranno abbassare i tassi nei prossimi anni, poiché una recessione ha colpito domanda e produzione, allentando l’inflazione.

Powell ha affermato che i funzionari della Fed prevedono un’espansione contenuta e che la corsa a frenare i prezzi “richiederà una crescita inferiore al trend e un certo indebolimento delle condizioni del mercato del lavoro.

Tutti questi sono i segnali di una recessione alle porte, indotta proprio dagli sforzi delle banche centrali per riportare l’inflazione al 2%, che richiedono, tra l’altro, più debolezza del mercato del lavoro e salari fermi. Le conseguenze, ovviamente, saranno evidenti sull’economia reale.

Europa e Usa nel vortice della recessione?

Il vento della recessione sta già soffiando.

I dati statunitensi di giovedì hanno suggerito che l’economia sta reggendo, ma sta perdendo vigore. Le vendite al dettaglio il mese scorso hanno superato quasi tutte le stime, ma quel rapporto ha anche mostrato che la domanda dei consumatori si è moderata. Separatamente, la produzione in fabbrica è rimasta lenta e le domande di indennità di disoccupazione sono rimaste al livello più alto dalla fine del 2021.

“Un aumento del tasso di disoccupazione il mese scorso suggerisce che potrebbe essere in corso un cambiamento epocale”, secondo David Wilcox di Bloomberg Economics, un ex alto funzionario della Fed. “Tuttavia, è chiaro che un’ampia gamma di risultati è plausibile, da un aumento sostanzialmente nullo della disoccupazione - la cosiddetta «disinflazione immacolata» - a una recessione di gravità moderata”.

La zona euro, nel frattempo, mostra segni di lentezza dopo una recessione durata tutto il primo trimestre. L’economia ha “ristagnato” e rimarrà debole nel breve periodo, secondo Lagarde.

Gli aumenti dei tassi precedenti si stanno trasmettendo con forza nelle condizioni di finanziamento e gradualmente in tutta l’economia, ma Lagarde ha avvertito che le pressioni salariali stanno alimentando sempre più l’inflazione.

“Il pericolo a questo punto è che, concentrandosi su indicatori economici più lenti e in ritardo, la Bce entri in un eccessivo inasprimento della politica”, ha affermato Joseph Little, Global Chief Strategist presso HSBC Asset Management. Con il rischio di prolungare uno stato di recessione nell’Eurozona e valutare tale campagna di aumenti dei tassi come un errore politico quando, però, sarà troppo tardi.

Intanto, Deutsche Bank vede una probabilità del 100% che gli Stati Uniti cadano in recessione. Ulteriori aumenti dei tassi potrebbero ridurre l’inflazione al 2%, ma a quale prezzo? Recessione, afferma David Folkerts-Landau, capo economista di Deutsche Bank.

“L’inflazione che vediamo è stata indotta in gran parte dalla politica fiscale e monetaria espansiva e dagli aggressivi aumenti dei tassi necessari per domarli che ora si sono concretizzati. Evitare un atterraggio duro sarebbe storicamente senza precedenti”, ha aggiunto.

Secondo le sue previsioni, ci sarà una recessione moderata che inizierà negli ultimi tre mesi dell’anno e continuerà fino ai primi tre mesi del 2024. L’anno prossimo, l’economia si contrarrà dello 0,4%, rispetto alla crescita dell’1,4% di quest’anno. Il tasso di disoccupazione sarà in salita fino a poco sopra il 4% a fine anno e al 4,5% nei primi tre mesi del 2024.

Attenzione, infine, a tre dinamiche avverse secondo lo stratega: il conflitto Russia-Ucraina potrebbe intensificarsi così come la concorrenza strategica Usa-Cina. Un altro rischio è un forte evento El Niño che porti a nuove pressioni inflazionistiche dovute all’aumento dei prezzi del cibo. Tutti fattori pronti a far schizzare l’inflazione, a spingere per altri aumenti dei tassi e ad accelerare incertezza e rallentamento economico.

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