Permessi legge 104 negati dal datore di lavoro: cosa fare e come difendersi

Simone Micocci

10/05/2022

Cosa fare se il datore di lavoro non concede i permessi riconosciuti ai sensi della legge n.104/1992? Ecco quali sono i diritti - e i doveri - di azienda e lavoratore.

Permessi legge 104 negati dal datore di lavoro: cosa fare e come difendersi

I tre giorni di permesso mensile riconosciuti dalla legge 104/1992 sono un diritto del lavoratore e come tale è obbligo per il datore di lavoro non opporsi alla loro concessione.

Così come per le ferie, dunque, commette un illecito il datore di lavoro che non concede i permessi 104, tant’è che per il lavoratore è possibile difendersi nelle sedi opportune.

D’altronde, l’obiettivo della legge 104 è di soddisfare un bisogno essenziale del disabile, ossia l’assistenza da parte di un proprio familiare. Questo bisogno prevale sull’interesse dell’azienda, la quale non può quindi opporsi alla fruizione di tali permessi.

Resta da capire, però, se è possibile che tra azienda e lavoratore si trovi un accordo, con il datore di lavoro che potrebbe chiedere, per questioni organizzative, che i permessi in oggetto vengano fruiti dal lavoratore in giorni differenti rispetto a quelli richiesti. Ne parleremo in questa guida, facendo chiarezza su cosa può fare, e cosa no, il datore di lavoro che non intende concedere i permessi 104.

Permessi 104: quanti giorni spettano?

La normativa è molto chiara in materia di quei permessi retribuiti spettanti tanto ai lavoratori disabili in situazione di gravità, quanto ai loro familiari lavoratori. Nel dettaglio, ai sensi della legge n.104/1992, a questi spettano tre giorni di permesso mensile, anche frazionabili a ore.

In alternativa spettano dei permessi orari retribuiti, rapportati all’orario giornaliero di lavoro, pari a 2 ore ogni giorno per coloro che hanno un orario di lavoro di almeno 6 ore, oppure di un’ora al giorno in caso di orario lavorativo inferiore alle 6 ore.

Permessi 104: il datore di lavoro è obbligato a concederli?

Come anticipato, il permesso spetta per soddisfare il bisogno di assistenza della persona disabile. Un diritto che prevale su ogni altro, anche su quelle che potrebbero essere le esigenze organizzative dell’azienda.

Per questo motivo, la normativa stabilisce che il datore di lavoro non può mai opporsi alla concessione dei suddetti permessi, a patto che il lavoratore abbia presentato richiesta secondo la modalità telematica prevista. Quindi, il lavoratore che vuole beneficiare di uno o più giorni di permesso deve come prima cosa inviare domanda all’Inps, dopodiché - una volta che questa viene accolta - dovrà darne comunicazione all’azienda la quale dovrà prenderne atto.

Permessi 104: in quale caso il datore di lavoro può opporsi?

L’opposizione è legittima solo quando il lavoratore non ha presentato richiesta dei permessi nella modalità sopra indicata.

In tutti gli altri casi non è possibile opporsi, neppure in presenza di carichi di lavoro anomali o di altre esigenze organizzative e produttive. Il diritto all’assistenza del disabili, quindi, prevale su tutto.

A differenza delle ferie, con il datore di lavoro che può rifiutarsi di concederle in un determinato periodo salvo però permettere al dipendente di fruirne in un secondo momento, non rientra tra i poteri dell’azienda decidere quando il lavoratore deve fruire dei tre giorni di permesso retribuiti ai sensi della legge n.104/1992.

Permessi 104: il datore di lavoro può opporsi se richiesti durante le ferie?

Il datore di lavoro non può opporsi neppure quando la richiesta dei permessi avviene nel periodo delle ferie programmate. A ribadirlo, un interpello del ministero del Lavoro, il n. 20 del 2016, il quale comunque concede al datore di lavoro la possibilità di verificare l’effettiva indifferibilità dell’assistenza.

Permessi 104: cosa può fare il datore di lavoro?

L’unica possibilità per il datore di lavoro è quella di accordarsi con il dipendente in modo da programmare i giorni di assenza. Il datore di lavoro può dunque chiedere, ma mai obbligare, al dipendente di godere dei permessi in quei giorni che non contrastano con le esigenze produttive e organizzative dell’azienda.

Questo, però, è possibile a patto che:

  • il lavoratore sia in grado d’individuare preventivamente le giornate di assenza;
  • rinviando la fruizione dei permessi non viene compromesso il diritto del disabile ad avere un’effettiva assistenza;
  • per la programmazione si seguono criteri condivisi dai lavoratori e dalle loro rappresentanze sindacali.

Nel rispetto delle suddette indicazioni, quindi, datore di lavoro e dipendente possono accordarsi, ma la decisione finale resta comunque a discrezione di quest’ultimo.

Che fare se il datore di lavoro non concede i permessi 104

È dunque facoltà del dipendente difendersi da quei datori di lavoro che si oppongono alla fruizione dei permessi 104 in determinate giornate. Nel dettaglio, il primo consiglio che vi diamo è di parlarne con il datore di lavoro, spiegandogli che è suo dovere concedervi tale diritto.

Se il datore di lavoro non dovesse essere ragionevole, allora la vostra unica possibilità è quella di rivolgervi a un esperto, il quale saprà consigliarvi come procedere. Sindacati, associazioni di categoria e ispettorato territoriale del lavoro sono le istituzioni più opportune alle quali rivolgersi.

Il datore di lavoro può comunque difendersi dagli abusi

Attenzione: il fatto che il dipendente abbia pieno potere nel decidere quando godere dei permessi riconosciuti dalla legge 104, non lo mette al riparo da eventuali sanzioni.

È obbligo di chi fruisce dei permessi 104, infatti, quello di dedicarsi in tale giornate ad attività compatibili con l’assistenza al familiare disabile. Un utilizzo improprio, che può essere accertato dal datore di lavoro anche ricorrendo a un investigatore privato, può essere sanzionato con il licenziamento per giusta causa, in quanto viola i principi di buona fede e correttezza nei confronti del datore di lavoro.

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