Il ministero della Transizione ecologica vara il regolamento sui risparmi energetici con il taglio ai riscaldamenti. Nel frattempo Mosca provoca l’Italia parlando di scelta suicide pro-Usa.
Dopo mesi di ipotesi entra nel vivo la strategia di contenimento dei consumi di gas e luce. Il ministero della Transizione ecologica ha predisposto il Regolamento per “realizzare da subito risparmi utili a livello europeo a prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia”.
Il «Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas naturale» del ministro Roberto Cingolani, ora, sarà recepito da un decreto ministeriale. L’obiettivo è ambizioso: risparmiare fino a 5,3 miliardi di metri cubi di gas, per non farsi trovare impreparati ad eventuali nuovi shock sulle forniture di metano dalla Russia e ai conseguenti obblighi di risparmio energetico dall’Ue (per ora siamo solo al Piano volontario). Di questi 2,1 massimizzando la produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal metano e 3,2 connessi al contenimento del riscaldamento. Secondo Enea, però, la stretta governativa sui riscaldamenti vale un risparmio di 178,63 euro sulla bolletta annuale.
Quanto gas possiamo risparmiare
A tutto questo, però, si sommano gli eventuali comportamenti personali di risparmio aggiuntivo, che saranno stimolati tramite campagne pubblicitarie di sensibilizzazione dei cittadini. L’insieme delle misure di Cingolani e dei comportamenti di risparmio attesi, secondo quanto è scritto nel piano, “porta ad una riduzione dei consumi coerente con il 15% del Regolamento Ue, pari quindi almeno a 8,2 miliardi di metri cubi di gas”. Ma andiamo con ordine e vediamo nel dettaglio cosa prevede il piano, quali tagli partono subito e quali razionamenti potrebbero scattare in futuro.
Due gradi in meno sul termosifone
La misura fondamentale di risparmio energetico è la riduzione di un grado del riscaldamento degli edifici. Si potrà impostare il termosifone da 17° con più o meno 2 gradi di tolleranza per gli edifici industriali, artigianali e assimilabili, da 19° con più o meno di 2 gradi di tolleranza per tutti gli altri.
E ancora: gli impianti termici potranno essere usati per 15 giorni in meno. Si posticiperà la data di inizio dei riscaldamenti di 8 giorni e si anticiperà quella di fine di 7. Così verrà ridotta di 1 ora la durata giornaliera di accensione.
Precisamente i giorni di accensione, nelle varie Aree del Paese, saranno i seguenti: Zona A (5 ore giornaliere dall’8 dicembre al 7 marzo), Zona B (7 ore giornaliere dall’8 dicembre al 23 marzo), Zona C (9 ore giornaliere dal 22 novembre al 23 marzo), Zona D (11 ore giornaliere dall’8 novembre al 7 aprile), Zona E (13 ore giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile), Zona F (nessuna limitazione).
Piano di risparmi energetici, chi è coinvolto
Il piano, visto che andrà a modificare l’attuale regolamentazione della temperatura e dell’orario di accensione invernale, è quindi formalmente obbligatorio per tutti. Vale quindi per riscaldamenti centralizzati in casa (i condomini), edifici pubblici, uffici, negozi e strutture industriali. Ma anche per i singoli cittadini con riscaldamento autonomo. Sono invece escluse per ora le scuole e le cosiddette “utenze sensibili” (es. ospedali, case di ricovero ecc...). Potranno inoltre essere fatte invece delle misure ad hoc per la pubblica amministrazione.
Possibili controlli e multe
Cosa succede se non si rispettano gli obblighi? Nel piano si legge esplicitamente che «non è possibile avere un sistema di controllo puntuale sul comportamento da parte dell’utenza diffusa». Quello che sarà possibile fare sono “controlli a campione negli edifici pubblici, grandi locali commerciali e punti a maggiore consumo,” oltre a “una responsabilizzazione dei conduttori degli impianti di riscaldamento centralizzato (gli amministratori di condominio), monitorando a livello di reti di distribuzione cittadine di gas la risposta degli utenti,” utilizzando i dati della rete di trasporto Snam.
Quindi non ci saranno controlli a tappeto: le forze dell’Ordine non entreranno nelle case degli italiani a verificare se esagerano con i consumi (anche perché è praticamente infattibile dal punto di vista legale). In questo senso nelle abitazioni private si farà ricorso esclusivamente a misure volontarie, senza nemmeno le multe.
Quest’ultime potrebbero invece scattare, in caso di mancata aderenza alle regole, per chi gestisce grandi edifici e grandi strutture dove ci saranno i controlli a campione. Nel Testo unico sull’edilizia del 2001 si parla di obblighi per il risparmio dell’energia, con sanzioni, in caso di violazione delle regole, “non inferiore a 516 euro e non superiore a 2.582 euro”.
Le possibili sanzioni per gli amministratori di condominio
Per gli amministratori di condominio, invece, oltre alle sanzioni attualmente previste per violazione degli obblighi di condominio sui riscaldamenti (tra cui la verifica degli standard di legge), ci si potrebbe appoggiare su un decreto che recepisce una direttiva europea del 2005.
Secondo quest’ultima chi non rispetta gli obblighi relativi alla manutenzione degli impianti termici per la climatizzazione invernale (“il proprietario o il conduttore dell’unità immobiliare, l’amministratore del condominio, o l’eventuale terzo che se ne è assunta la responsabilità”), è punito con una sanzione amministrativa “non inferiore a 500 euro e non superiore a 3000 euro”. Ma sarà il decreto del Mite a fornire eventualmente maggiori dettagli.
Le altre misure di risparmio volontario
Accanto alle misure “obbligatorie”, ci sono poi una serie di comportamenti fortemente consigliati, “che potranno contribuire, anch’essi, a limitare il consumo di energia con riduzione dei costi di bolletta degli utenti e impatti positivi anche sull’ambiente”. Tra questi ci sono: la riduzione della temperatura e della durata delle docce, l’utilizzo anche per il riscaldamento invernale delle pompe di calore elettriche usate per il condizionamento estivo, l’abbassamento del fuoco dopo l’ebollizione e la riduzione del tempo di accensione del forno, l’utilizzo di lavastoviglie e lavatrice a pieno carico.
E ancora: il distacco della spina di alimentazione della lavatrice quando non in funzione, lo spegnimento o l’inserimento della funzione a basso consumo del frigorifero quando in vacanza, non lasciare in stand by Tv, decoder, Dvd, la riduzione delle ore di accensione delle lampadine.
Infine si potrebbe risparmiare con: investimenti per la sostituzione di elettrodomestici a più elevato consumo con quelli più efficienti, la sostituzione di climatizzatori con quelli più efficienti, l’installazione di nuove pompe di calore elettriche in sostituzione delle vecchie caldaie a gas, l’installazione di pannelli solari termici per produrre acqua calda e la sostituzione lampadine tradizionali con quelle a led.
Bollette meno care per le famiglie
Secondo Cingolani “le misure di risparmio sono prima di tutto legate alla consapevolezza e alla responsabilizzazione dei cittadini”, ma saranno convenienti: con questi prezzi dell’energia arrivati alle stelle consumare un po’ di meno conviene a ogni famiglia.
Come detto per Enea la stretta governativa sui riscaldamenti fa risparmiare 178,63 euro sulla bolletta annuale. Se a questo si aggiungono i comportamenti di riduzione dei consumi suggeriti dal piano predisposto dal ministero della Transizione Ecologica si aggiungono altri 428.75 euro: in totale un risparmio possibile, in grado di compensare e in alcuni casi di annullare i rincari in bolletta, che vale 607,58 euro.
In ogni caso, da quando si è cominciato a parlare di tetto europeo al prezzo del gas, il valore dell’energia sta calando. Il prezzo è sceso del 10% in 7 giorni. Secondo i dati del Gme il costo fissato per l’Italia è oggi pari a 550,97 euro al MWh. Rispetto ai 612,36 dello scorso 30 agosto, il calo è precisamente del 10,02%.
Le provocazioni della Russia
Si tratta di dati che potrebbero far preoccupare Mosca, che oggi è tornata a provocare l’Italia. Secondo Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, il piano per ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche russe e risparmiare energia, “è imposto a Roma da Bruxelles, che a sua volta agisce su ordini di Washington, ma alla fine saranno gli italiani che dovranno soffrire ”.
“Roma - ha aggiunto- è spinta al suicidio economico per la frenesia sanzionatoria euro-atlantica”, e il risultato sarà che “le imprese italiane saranno distrutte dai ’fratelli’ d’Oltreoceano, poiché le aziende americane oggi pagano l’elettricità sette volte meno di quelle italiane”. “Le sanzioni - ha concluso- sono diventate uno strumento di concorrenza sleale contro i produttori italiani: quando le imprese italiane crolleranno, saranno comprate a buon mercato dagli Yankee ”.
“Ancora un volta -replica la Farnesina- dalla Russia arrivano dichiarazioni strumentali a poche settimane dal voto. Ennesima prova che le autorità russe si stanno rendendo protagoniste di chiare ingerenze, con la diffusione di notizie propagandistiche. C’è una certezza: ad oggi le famiglie e le imprese italiane rischiano di essere strozzate economicamente dagli aumenti del gas. Questi ultimi, a loro volta, derivano dalle speculazioni russe e da una guerra che Putin continua a portare avanti causando la morte di centinaia di vittime innocenti”.
Il coprifuoco e il ritorno alla Dad
Questo previsto oggi da Cingolani, però, è solo il primo step dei razionamenti. Ci sono tre possibili stadi d’emergenza, l’ultimo è quello dello stop totale e immediato al gas russo. In questo caso sono tante le opzioni in campo.
Dopo i primi interventi già realizzati in alcune città italiane, si parla di un possibile spegnimento delle luci e dei monumenti la sera, così come di chiusura anticipata (il “coprifuoco”) dei negozi, con il piano che potrebbe estendersi anche alle scuole. Per gli istituti scolastici ci sarebbe innanzitutto lo spegnimento di luci e termosifoni in classe quando non strettamente necessari. Potrebbero quindi essere imposte temperature più basse di uno o due gradi rispetto agli anni passati, mentre al momento sembra escluso il ritorno alla Dad o la rimodulazione degli orari, con la settimana scolastica corta in tutto il Paese. Tuttavia qualche comune ha cominciato a sperimentare anche questa possibilità.
Ma ad essere coinvolte maggiormente sarebbero le imprese meno energivore, a cui lo Stato richiederebbe i sacrifici più ingenti. Il tutto senza ricorrere a un nuovo generale smart working come durante le prime ondate di Covid.
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