Procedura e limiti del pignoramento del conto corrente: ecco per quale somma scatta, cosa dice la legge e come difendersi (o evitarlo).
Pignoramento del conto corrente: tutto quello che c’è da sapere alla luce anche delle novità che sono scattate a partire da questo 2025.
La novità più importante è quella riguardante la riduzione dei tempi per l’avvio delle azioni esecutive: 60 giorni invece che 180 come invece avveniva in precedenza.
Una decisione quella presa dal governo che è rivlta soprattutto a imposte locali come Imu e Tari, con i Comuni che così possono agire nei confronti dei cittadini morosi che adesso avranno solo 60 giorni per pagare quanto dovuto oppure o trovare un accordo con il creditore.
Per quanto riguarda il pignoramento del conto corrente ci sono novità però anche per quanto riguarda i vari limiti - soprattutto in merito alle pensioni - e la rateizzazione.
Per cercare di districarsi in un argomento così complesso e delicato, ecco per voi una guida su procedura e limiti del pignoramento del conto corrente: ecco per quale somma scatta, cosa dice la legge e come difendersi (o evitarlo).
Cosa si intende per pignoramento del conto corrente (e cosa dice la legge)
Il pignoramento del conto corrente impedisce al debitore di disporre pienamente del proprio denaro, in quanto una parte di esso è destinata al soddisfacimento del creditore. Allo stesso tempo, il pignoramento del conto corrente deve seguire la legge per modalità e termini di importo, altrimenti il debitore può presentare un’opposizione.
Perché un conto venga pignorato, quindi, è necessario che l’istituto di credito del debitore riceva l’ordine da parte dell’ufficiale giudiziario. Senza questo passaggio il conto corrente non può essere bloccato. Quest’ultimo può essere legato alla seguente documentazione:
- una sentenza;
- un atto giudiziario;
- un decreto ingiuntivo.
Il pignoramento è, quindi, una vera e propria azione esecutiva, che può essere esercitata soltanto quando il debitore non è in grado di pagare il suo debito o comunque non intende obbedire al suo obbligo.
Bisogna poi ricordare che l’Agenzia delle entrate può intervenire senza delegare la procedura al tribunale. Perché si possa procedere al pignoramento del conto corrente, poi, l’atto di pignoramento deve essere notificato anche agli istituti di credito. Le banche, infatti, sono tenute a custodire le somme pignorate su ordine del giudice, senza poterne disporre.
Ciò significa anche che non è prevista, e non può esserci, una finestra di tempo in cui la banca è a conoscenza della situazione e può informare il cliente prima di procedere con il blocco. Questo iter, infatti, è ideato per impedire al proprietario di un conto di ritirare o spostare il suo denaro in vista del pignoramento, in modo che il creditore possa rientrare in possesso di quanto dovuto.
Pignoramento conto corrente, ecco per quale somma scatta (e chi può farlo)
Non esiste una soglia minima universale oltre la quale scatta automaticamente il pignoramento del conto corrente. Generalmente però visti i costi la procedura scatta a fronte di un debito almeno di 1.000€,
Per debiti fiscali superiori a 5.000€ inoltre l’Agenzia delle Entrate può avviare il pignoramento senza passare dal giudice.
Il procedimento di pignoramento è regolato dal Codice di Procedura Civile italiano (articoli 498 e seguenti), che disciplina le modalità e i limiti per eseguire un pignoramento. I creditori, previa ottenuta l’autorizzazione del giudice, possono avvalersi di un ufficiale giudiziario per eseguire il pignoramento, richiedendo alla banca la trattenuta delle somme necessarie per soddisfare il proprio credito.
Gli enti predisposti al pignoramento del conto corrente includono principalmente l’Agenzia delle Entrate, l’INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale), e altri enti pubblici, oltre ai creditori privati che hanno ottenuto un titolo esecutivo. Questi enti hanno il diritto di procedere al pignoramento in caso di mancato pagamento di imposte, contributi previdenziali o altre obbligazioni di natura fiscale o sociale, come multe non saldate e debiti contrattuali. Inoltre, il pignoramento può essere effettuato anche per soddisfare crediti alimentari o per risarcire danni derivanti da responsabilità civile.
I limiti del pignoramento previsti dalla normativa
La legge prevede alcune garanzie per il debitore, stabilendo confini, procedure e minimi vitali che devono essere rispettati durante il processo di pignoramento. In tal senso, i limiti legati al pignoramento dei conti correnti variano a seconda della situazione e sono differenti, ad esempio, in base alla data di accredito delle somme e se su tali conti vengono versati i pagamenti di stipendi e pensioni.
Difatti, la legge italiana garantisce una somma minima non pignorabile, finalizzata a garantire un livello base di sussistenza del debitore: viene chiamata minimo vitale e può variare anch’essa in base alla situazione. Questo minimo non è attivo solo per i pignoramenti di conti correnti ma anche per altre tipologie di pignoramento.
Questi sono i nuovi limiti in vigore dal 2025 come riportato da Stralciami.
Pensioni
- Fino a 1.000 euro: totalmente impignorabile.
- Fino a 2.500 euro: pignorabile fino al 10%.
- Tra 2.501 e 5.000 euro: pignorabile fino al 14,3%.
- Superiore a 5.000 euro: pignorabile fino al 20%.
Stipendi
- Fino a 2.500 euro: pignorabile fino al 10%.
- Fra 2.501 e 5.000 euro: pignorabile fino al 14,3%.
- Superiore a 5.000 euro: pignorabile fino al 20%.
Nel caso di lavoratori dipendenti e pensionati, questi limiti sono ben precisi. Il creditore, in taluni casi, non può pignorare tutte le somme già depositate. La legge stabilisce, infatti, che solo una parte possa essere bloccata, quella che eccede un determinato importo e che corrisponde al valore ottenuto moltiplicando per 3 l’ammontare dell’assegno sociale. Su un conto in cui vengono versati stipendio o pensione, tutto ciò che è sotto questo limite non potrà essere vincolato, mentre il resto verrà dato al creditore verso cui si hanno dei debiti.
Per il 2025 l’assegno sociale corrisponde a 538,68 euro al mese: il triplo, cioè 1.603,23 euro, è il limite. In caso di pignoramento, le somme che superano tale limite sono quelle che verranno bloccate. Il denaro dello stipendio versato - o della pensione - che, invece, viene accreditato successivamente alla notifica di pignoramento può essere bloccato solo per un quinto dell’importo netto. Per un terzo, invece, quando si tratta di alimenti.
Come funziona il pignoramento del conto corrente: la procedura completa
Come detto, la banca blocca il conto appena riceve la comunicazione, ma sarebbe più corretto dire che vengono pignorate le somme nella quantità in cui si è debitori. Vale a dire che se quanto presente sul conto supera il debito, allora verrà bloccata solo la parte relativa al debito stesso, mentre il resto rimarrà libero e utilizzabile.
La prima fase è un’intimazione del creditore notificata alla banca o alle poste del debitore. Una procedura che vieta ai suddetti istituti di consentire il prelievo al debitore. Più nello specifico, il creditore deve notificare al debitore:
- il titolo esecutivo: una sentenza del giudice, un avviso di accertamento immediatamente esecutivo, un decreto ingiuntivo o una cartella dell’agente della riscossione;
- l’atto di precetto (una cambiale, un assegno o un atto pubblico del notaio): al debitore si dà un termine di 10 giorni per pagare;
- l’atto di pignoramento vero e proprio, che viene, appunto, inviato anche alla banca o alla posta, ingiungendo all’istituto in questione di non pagare al correntista le somme pignorate.
La banca o la posta poi attuano il divieto di prelievo al debitore, il quale viene citato in udienza. Il giudice stabilirà la somma da restituire al creditore e le modalità; si può, infatti, arrivare persino alla chiusura del conto.
A questo punto, si possono aprire diversi scenari.
- In caso di conto corrente vuoto o addirittura negativo, il pignoramento viene eseguito sulle entrate successive rispetto alla data del titolo esecutivo, così che i debitori non possano eluderlo semplicemente prelevando il tutto.
- Se la somma presente sul conto corrente è inferiore o uguale all’importo da pignorare, il conto viene bloccato dalla banca fino all’udienza di assegnazione.
- Se il conto corrente contiene un importo superiore a quello da pignorare, la banca consente al titolare di disporre esclusivamente della parte eccedente la differenza, la quale può essere prelevata, spesa o inviata ad altri.
Se si hanno due conti in due istituti diversi, entrambi verranno bloccati entro i limiti citati.
Quali sono i conti correnti non pignorabili?
Bisogna poi considerare anche l’origine delle somme presenti sul conto. Il conto corrente alimentato da alcune entrate, infatti, non può essere pignorato. Nel dettaglio, sono somme non pignorabili:
- Gli assegni di accompagnamento per disabili.
- Le rendite di un’assicurazione sulla vita.
- Le pensioni di invalidità.
Non solo, esistono anche altre situazioni in cui il conto non è pignorabile:
- conto estero, fuori dall’Unione Europea o tramite Paypal. In questi casi il processo di pignoramento è più lungo e complesso e non è detto possa sempre avvenire;
- conto in rosso, anche se questo comporta altri problemi con la banca;
- conto affidato, ovvero legato a un fido bancario;
Come evitare il pignoramento del conto corrente
Evitare il pignoramento di un conto corrente dipende dalla situazione specifica e dal motivo per cui il pignoramento è stato richiesto. Tuttavia, ci sono alcune strategie che possono aiutarti a prevenire o gestire questa situazione legalmente.
La cosa più semplice è quella di giungere a un accordo con il creditore: richiedere un piano di rientro rateizzato oppure offrire un saldo e stralcio.
Se il pignoramento è già stato avviato, controlla che sia stato effettuato in modo corretto: un avvocato può aiutarti a verificare eventuali vizi di forma che potrebbero renderlo nullo.
Infine se il pignoramento è eccessivo o errato, ci si può opprre con un’istanza al giudice dell’esecuzione.
Come difendersi in caso di pignoramento del conto
Il pignoramento del conto corrente termina nel momento in cui il soggetto debitore sarà riuscito a saldare il proprio debito. Il tutto al netto dei limiti e delle regole da rispettare, precedentemente approfondite.
Chi subisce un pignoramento può in qualche modo difendersi e limitare il danno. Entro 60 giorni può richiedere la rateizzazione del debito. Una volta accettata la richiesta e pagata la prima rata del piano di ammortamento, è possibile, quindi, sbloccare il conto. Attenuare le conseguenze e ripristinare quanto prima il proprio conto dopo il pignoramento è dunque possibile, ma non vi sono scorciatoie se non un parziale pagamento (o l’impegno del pagamento) del debito.
Se il pignoramento non rispetta i limiti sopraindicati, il debitore deve presentare al tribunale un’opposizione all’esecuzione. Oltretutto, la legge stabilisce la parziale inefficacia del pignoramento che supera i limiti, che peraltro può anche essere osservata d’ufficio. In caso di pignoramento già concluso, invece, è possibile agire direttamente contro l’istituto di credito per ottenere un risarcimento del danno economico patito.
Anche il conto corrente cointestato può essere pignorato?
In caso di cointestatario, il debito, se personale, non si estende all’altro correntista. Non ci sono quindi particolari ostacoli per il creditore. In generale, può essere pignorato, quindi bloccato, il 50% delle somme depositate. Le eccedenze possono essere tranquillamente utilizzate da entrambi i cointestatari.
Tuttavia, qualsiasi somma accreditata sul conto successivamente alla data del pignoramento, viene bloccata al 50% del suo valore. Il pignoramento non può superare mai la metà del deposito. La procedura è la medesima del conto corrente di un singolo: ciò che cambia è che anche lo stesso debitore può ritirare la somma non pignorata (eccetto che l’altro ne richieda la restituzione dimostrando che la somma appartiene alla sua quota di conto).
Si chiama “solidarietà attiva”, quel rapporto per cui la banca è tenuta a consentire prelievi ed operazioni sul conto corrente ad entrambi i cointestatari, anche allo stesso debitore pignorato. I rapporti tra i due correntisti invece, salvo diversi accordi, si presume sia di titolarità del conto al 50%.
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