Piscine inquinate, è allarme in Italia: irregolarità nel 28% dei casi

Luna Luciano

11/08/2022

Blitz dei Carabinieri del Nas, acque inquinate e irregolarità nel 28% dei casi tra piscine e parchi acquatici. Ecco cosa è accaduto.

Piscine inquinate, è allarme in Italia: irregolarità nel 28% dei casi

È allarme per acque inquinate, scarsa igiene e alimenti scaduti in molte strutture acquatiche italiane. I Carabinieri dei Nuclei Antisofisticazioni e Sanità (Nas) invitano alla massima attenzione dopo aver effettuato un blitz in tutta Italia in parchi acquatici e impianti con piscine.

Nel 28% dei casi le autorità hanno riscontrato gravi irregolarità. Questa estate gli italiani dovranno quindi fare molta attenzione alle piscine e parchi acquatici in cui decideranno di recarsi, è meglio prima accertarsi che la struttura sia a norma.

Su 288 controlli effettuati dalle forze dell’ordine, 83 sono state le strutture che non hanno superato gli standard minimi di igiene e sicurezza per la salute. Al termine dei controlli, il totale delle sanzioni amministrative emanate dalle autorità ammonta a 40 mila euro, 108 sanzioni complessive e dieci sono gli impianti che sono stati addirittura chiusi a causa di gravi mancanze.

Tra queste, quattro strutture sono state chiuse nelle province di Messina, Viterbo e Latina, poiché dalle analisi effettuate i carabinieri dei Nas hanno riscontrato la presenza di elevati contenuti di batteri coliformi fecali nelle acque, che rendono pericolosa la balneazione per la salute dei clienti a causa del potenziale rischio di infezioni. Ma non finiscono qui le spiacevoli sorprese. I Nas hanno sequestrato anche alimenti scaduti nei punti ristoro. Ecco tutto quello che c’è da sapere su quanto accaduto.

Piscine inquinate, è allarme in Italia: irregolarità nel 28%

Un grande blitz è stato messo a segno dai Carabinieri dei Nas quest’estate tra luglio e agosto. Le forze dell’ordine hanno ispezionato 288 strutture, tra parchi acquatici e piscine utilizzate a scopo ricreativo, di queste 83 sono le strutture risultate irregolari, ovvero il 28% dei casi. Tra queste 10 strutture sono risultate abusive e di conseguenza chiuse a causa di «gravi criticità ritenute incompatibili con la prosecuzione dell’attività ludica e con la frequentazione degli utenti», riporta La Repubblica. Tra le strutture chiuse, 4 hanno destato la preoccupazione delle autorità: nelle acque erano presenti batteri che hanno messo a rischio la salute dei clienti.

In provincia di Viterbo in particolare è stata disposta la chiusura di un centro sportivo dove, nel corso di un controllo svolto dai Nas, sono state accertate carenze dal punto di vista igienico-sanitario e strutturale. Nell’acqua delle due piscine presenti all’interno dell’impianto sono stati riscontrati batteri coliformi fecali, per tale motivo la struttura dal valore di 5 milioni di euro è stata ritenuta non idonea alla balneazione.

In provincia di Latina, invece, i Carabinieri hanno disposto la chiusura di un parco acquatico e di un centro sportivo con annessa piscina utilizzata per centri estivi destinati a bambini. Ne è stata disposta la chiusura poiché le analisi effettuate sui campioni delle acque ne hanno accertato la provenienza da pozzi artesiani. Inoltre, come emerso dai controlli, le piscine non erano state sottoposte alle periodiche verifiche di potabilità, come invece predisposto dalla legge. Anche in questo caso il valore della struttura è di milioni di euro (2,5 milioni per l’esattezza), come riportato dalla nota delle Forze dell’ordine.

Piscine inquinate: scarsa igiene e alimenti scaduti

Oltre ai 4 casi di piscine con acque inquinate con batteri coliformi fecali, le violazioni hanno riguardato situazioni di inosservanza alla normativa di sicurezza dei luoghi di lavoro e di prevenzione ai rischi di utilizzo delle strutture da parte degli utenti. Sono state in tutto, infatti, 108 le sanzioni emanate, per un valore complessivo di 40 mila euro.

Tra le misure non rispettate anche quelle per il contenimento alla diffusione epidemica del Covid-19, virus che continua a correre lungo la nostra penisola, ricordandoci che la pandemia non è di certo conclusa. Oltre all’assenza di cartellonistica per i clienti sono venute meno anche le periodiche pulizie e sanificazioni, il che evidenzia la scarsa igiene degli impianti. Ma le brutte sorprese non sono finite qui per le autorità.

Nei punti ristoro presenti nelle strutture, sono stati sequestrati oltre 250 kg di alimenti, destinati ai pasti e spuntini dei clienti, prodotti poi risultati scaduti e privi di tracciabilità, Inoltre sono state rilevate, anche in questo caso, carenze igieniche oltre che strutturali degli ambienti adibiti alla preparazione dei pasti. Spesso infatti i punti ristoro disponevano di spazi ristretti, privi dei minimi requisiti per garantire condizioni ottimali di funzionamento e di manutenzione. Strutture quindi che non solo sono risultate irregolari ma anche pericolose per la salute dei clienti.

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