PNRR: le criticità di cui nessuno parla

Stefano Rizzuti

01/10/2021

L’attuazione del PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, procede tra rallentamenti dovuti soprattutto alle spaccature nella maggioranza e critiche su alcune riforme e mancati investimenti.

PNRR: le criticità di cui nessuno parla

Tra scadenze, riforme e spaccature nella maggioranza il PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, non sembra viaggiare poi così spedito. Nonostante le rassicurazioni del presidente del Consiglio, Mario Draghi, sul rispetto dei termini finora fissati i dubbi su alcuni punti critici restano, dalle scadenze su temi controversi come la riforma fiscale alle critiche sollevate su aspetti cruciali come quello sanitario.

A tenere banco negli ultimi giorni sono soprattutto i ritardi su alcune riforme, dovuti a tensioni politiche interne alla maggioranza. Dal fisco alla concorrenza, la discussione è stata più volte rinviata probabilmente anche in funzione delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre. Ma qual è davvero la situazione e quali sono i punti più critici nella realizzazione del PNRR?

Cos’è il PNRR: il significato

Con il Piano nazionale di ripresa e resilienza si prevede uno stanziamento di 191,5 miliardi di fondi europei: arriveranno entro il 2026. L’Italia, per accedere a queste risorse, dovrà mettere in campo 151 investimenti e 63 riforme. Solamente nel 2021 dovranno essere predisposte 27 riforme e 24 investimenti. Al PNRR vanno aggiunti i 13 miliardi di euro di React-Eu e 30,6 miliardi del fondo complementare italiano per completare il pacchetto del Recovery plan. Il PNRR è composto di sei missioni: digitalizzazione, transizione ecologica, infrastrutture, istruzione e ricerca, inclusione e coesione, salute.

Draghi e i ritardi nel PNRR

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha lanciato di recente un chiaro avvertimento a tutti i ministri: si registrano già i primi ritardi nell’attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal PNRR e bisogna assolutamente accelerare. Lo stesso Draghi in conferenza stampa ha poi assicurato che il governo sta rispettando tutte le scadenze previste: «Il governo finora non ha mancato una sola data». Le riforme finora approvate sono state otto (su 27), mentre gli investimenti sono stati cinque (su 24).

I progetti del PNRR: traguardi e obiettivi per il 2021

Il PNRR è suddiviso in traguardi e obiettivi. I primi sono i risultati qualitativi, come l’approvazione delle riforme; i secondi sono quantitativi, come il raggiungimento di target numerici. Le scadenze da rispettare riguardano sia i traguardi che gli obiettivi. Entro la fine dell’anno l’Italia deve rispettare 51 scadenze (finora ne sono state centrate 13) tra investimenti e riforme.

I primi cinque impegni dovevano essere raggiunti entro giugno 2021, come è stato fatto attraverso il decreto Semplificazione (di cui, però, mancano ancora 22 decreti attuativi) e le norme sulla governance del PNRR. Altre cinque scadenze erano fissate al 30 settembre, riguardanti i finanziamenti alle aziende, gli impianti di gestione dei rifiuti e i progetti di economica circolare per le filiere industriali strategiche.

Le prossime scadenze: il nodo giustizia

Da qui a fine anno le scadenze saranno ancora 41: di queste 33 sono considerate in corso al 22 settembre, data dell’ultimo monitoraggio del governo, e otto obiettivi sono stati conseguiti. Tra i traguardi raggiunti c’è la riforma del processo penale, approvata in via definitiva dal Parlamento. La riforma del processo civile, invece, è stata approvata al Senato e si attende ora l’ok della Camera.

Proprio il tema della giustizia è uno di quello da cui emergono maggiori criticità, non tanto per l’approvazione delle riforme - cosa ormai fatta - quanto per la difficoltà del raggiungimento degli obiettivi fissati, a partire da una netta riduzione della durata dei processi, critica che da tempo l’Ue muove all’Italia e su cui ha voluto rassicurazioni per il PNRR.

La riforma del fisco e del catasto

Uno dei punti più critici riguarda la riforma fiscale. Non a caso la sua approvazione in Consiglio dei ministri slitta da tempo: era inizialmente prevista entro la fine di luglio, dopo che le commissioni Finanze del Parlamento avevano inviato un documento contenente le linee guida, ma ancora non è arrivata.

La maggioranza appare spaccata, soprattutto su un punto: la riforma del catasto. Lega e Movimento 5 Stelle chiedono di non aumentare la tassazione sulla casa, ma Draghi sembra voler inserire una riforma del catasto all’interno di quella fiscale. Alla fine potrebbe prevalere una mediazione, con il rischio che sia al ribasso e che si rimandi a un successivo intervento per una riforma completa. Draghi, comunque, assicura che entro il 10 ottobre il tema verrà affrontato in Cdm.

Le spaccature in maggioranza: la riforma della concorrenza

Le divisioni nella maggioranza non riguardano solo il tema del catasto, ma sembrano ancora più nette sulla riforma della concorrenza. Draghi assicura che «entro ottobre» verrà presentato un disegno di legge delega, ma va precisato che in questo caso la scadenza è meno imminente, non essendo fissata per il 2021, ma per il 2022. D’altro canto questa riforma era attesa già entro luglio, ma alla fine si è deciso di rinviare per motivazioni sostanzialmente elettorali: la mediazione si potrebbe trovare solamente dopo le elezioni amministrative.

Le divisioni emergono soprattutto sul tema dei balneari e degli ambulanti, su cui da anni pendono le procedure d’infrazione dell’Ue: la Lega e il centrodestra si oppongono, avendo chiesto più volte di discuterne solo dopo il ballottaggio delle amministrative. Ci sono, poi, anche altri punti su cui manca l’accordo in maggioranza e la cui attuazione rischia di slittare: dalla messa a gara dei servizi pubblici locali alle concessioni per le dighe, punti su cui in maggioranza le visioni sembrano essere molto diverse.

Tra i punti critici del PNRR anche la sanità

Al di là delle divisioni politiche e dei possibili ritardi nel raggiungimento di traguardi e obiettivi restano poi i problemi di fondo del PNRR, con le critiche arrivate su singoli aspetti: dalla digitalizzazione alla transizione ecologica, passando per il settore dell’istruzione e della ricerca. Di particolare rilievo, tanto più dopo la pandemia di Covid-19, sembrano essere le critiche mosse per gli investimenti in sanità.

Una delle lamentele più ricorrente è quella di non aver investito adeguatamente sulla prevenzione e sull’assistenza territoriale. Ma ci sono anche critiche più circostanziate, come quelle di Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo), secondo cui non basta investire nella tecnologia e nell’innovazione: è necessario, spiega, puntare sul personale sanitario.

Le tecnologie senza i professionisti in grado di utilizzarle, in sostanza, servono a poco. E sul personale Anelli lamenta che l’intervento del PNRR è ridotto: «Non c’è molto se non l’aumento dei posti di specializzazione e della medicina generale». La richiesta, quindi, è semplice: bisogna programmare e puntare sugli specialisti, figure al momento mancanti.

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