Pnrr scuola, il Sud resta indietro: ecco perché secondo Svimez

Teresa Maddonni

14 Maggio 2023 - 10:58

Le risorse del Pnrr per la scuola non vengono distribuite in base al reale fabbisogno e il Sud resta indietro, specie le province di Napoli e Palermo. L’analisi e le proposte di Svimez.

Pnrr scuola, il Sud resta indietro: ecco perché secondo Svimez

Il Pnrr della scuola è destinato ad aumentare i divari territoriali in Italia e il Sud resta indietro su vari fronti. A fare un’analisi e a spiegare il perché è Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno).

Si tratta più nel dettaglio del monitoraggio dell’Associazione sugli stanziamenti e sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza nell’ultimo numero di Informazioni Svimez “Asili nido e infrastrutture scolastiche: il Pnrr non colmerà i divari territoriali” dedicato al tema dei servizi per la prima infanzia e dell’istruzione.

In particolare il Piano nazionale di ripresa e resilienza nell’assegnare le risorse non tiene conto del reale fabbisogno del territorio penalizzando il Mezzogiorno laddove le risorse pro capite per infrastrutture scolastiche assegnate alle tre regioni meridionali più popolose – Sicilia, Campania e Puglia – sono risultate inferiori alla media italiana.

Anche il Pnrr contribuirebbe a creare squilibrio nel Paese in tema di istruzione come alcuni temano possa fare l’autonomia differenziata per la scuola. Vediamo allora nel dettaglio perché il Sud resta indietro con il Pnrr scuola secondo Svimez.

Pnrr scuola, il Sud resta indietro: asili, mense e infrastrutture

Lo studio Svimez fornisce, come la stessa Associazione specifica sul sito web “una prima fotografia della capacità del Pnrr di favorire il riequilibrio territoriale con riferimento a cinque linee di investimento: asili nido, mense, palestre, riqualificazione dell’edilizia scolastica e costruzione di nuove scuole.”

Tutti gli indicatori considerati dal monitoraggio Svimez fanno registrare valori contenuti al Sud rispetto al Centro-Nord. I divari regionali per la scuola si osservano maggiormente per la disponibilità delle mense scolastiche che limitano la possibilità di offrire il tempo pieno. Nel dettaglio frequenta scuole dotate di mensa:

  • meno del 25% degli alunni meridionali della primaria contro circa il 60% nel Centro-Nord;
  • meno del 32% dei bambini nel caso delle scuole dell’infanzia contro circa il 59% nel Centro-Nord.

Le situazioni peggiori si trovano in Sicilia e in Campania con percentuali inferiori al 15%. Sottolinea l’Associazione che il dato è molto preoccupante “se paragonato al 66,8% raggiunto dall’Emilia-Romagna e al 69,6 % della Liguria. Il Mezzogiorno soffre inoltre di un grave ritardo nell’offerta di servizi per la prima infanzia: le regioni meridionali più distanti dall’obiettivo del LEP dei posti autorizzati da raggiungere entro il 2027 (il 33% della popolazione di età compresa tra 3 e 36 mesi) sono Campania (6,5), Sicilia (8,2), Calabria (9) e Molise (9,3)”.

Come evidenzia Svimez negli anni, in particolare tra il 2008 e il 2020, gli investimenti nella scuola sono stati minori al Sud. Investire poco nelle infrastrutture scolastiche incide anche sull’occupazione femminile.

Come emerge dal monitoraggio Svimez al Nord, il tasso di occupazione femminile tra i 25 e i 49 anni è:

  • dell’85% per le donne senza figli;
  • del 66% per le madri con figli di età inferiore ai 6 anni (-22%).

Al Sud però i dati sono ancora più allarmanti:

  • il 58% per le donne senza figli;
  • il 38% per le donne con figli in età prescolare.

Scrive l’Associazione:

“Anche per la carenza di servizi per l’infanzia, nelle regioni meridionali la maternità riduce il tasso di occupazione delle giovani donne di oltre un terzo.”

Alla luce di ciò le risorse del Pnrr rappresentano un’occasione per investire nella scuola limitando i gap territoriali per 11,28 miliardi di euro di risorse.

Pnrr scuola, il Sud resta indietro: meno risorse a Napoli e Palermo

Come anticipato le regioni più popolose ovvero Sicilia, Campania e Puglia sono quelle che hanno avuto accesso a risorse pro capite per infrastrutture scolastiche inferiori alla media italiana, nonostante ne abbiano maggiormente bisogno per evidenti carenze nelle infrastrutture scolastiche.

Il divario si evidenzia anche all’interno della regione dove la provincia che avrebbe più bisogno di risorse pro capite non coincide con quella che effettivamente ne ha ricevute di più. La situazione riguarda in particolare Napoli e Palermo “che si trovano tra le ultime quindici province nella graduatoria per risorse pro capite assegnate pur avendo, ad esempio nel caso delle mense, una percentuale bassissima di alunni che possono usufruirne (rispettivamente 5,7 e 4,7).”

Scrive Svimez:

“I risultati mostrano che l’ammontare di risorse assegnate non sono legate ai fabbisogni effettivi dei territori. Solo nel caso del Piano asili nido le risorse assegnate aumentano con il fabbisogno, in linea con le finalità perequative.”

In particolare Svimez propone:

  • di superare l’approccio dell’allocazione delle risorse mediante bandi competitivi che penalizzano le realtà con minore capacità amministrativa, attraverso una identificazione ex ante degli interventi sulla base dei fabbisogni reali;
  • un’azione di riprogrammazione delle risorse per la coesione che consenta di completare, dopo il 2026, il percorso di riduzione e superamento dei divari territoriali nelle infrastrutture scolastiche: con le risorse europee del FESR (regionale e nazionale) e con il Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2021-2027.

Un mancato intervento nell’allocazione delle risorse sulla base degli effettivi bisogni, che si registrano maggiormente al Sud, rischia di penalizzare ancora una volta le scuole del Mezzogiorno lasciando indietro la popolazione meridionale presente e futura.

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