L’Antitrust avvia un’istruttoria riguardante Poltronesofà per le sue comunicazioni pubblicitarie, giudicate “ingannevoli e omissive”
Poltronesofà nella bufera per presunta pubblicità ingannevole. Tutto sta succedendo nelle ultime ore, in seguito all’avvio dell’istruttoria da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM).
Quest’ultima parla infatti della possibilità che, nella sua comunicazione pubblicitaria quotidiana, la compagnia abbia portato avanti pratiche commerciali scorrette, in particolare per quanto concerne il riferimento a sconti cumulativi e condizioni economiche vantaggiose.
L’Autorità ha inquadrato le pubblicità in televisione e sul sito che citavano doppi saldi e doppi risparmi, divani a 99 euro e valutazioni per l’usato fino 1.500 euro.
Tutte comunicazioni che - fa notare - “sembrerebbero contenere informazioni ingannevoli e omissive sui contenuti delle promozioni pubblicizzate, sulla loro durata e sull’effettivo prezzo dei prodotti venduti”.
Poltronesofà nella bufera: pubblicità ingannevole
Proprio nella mattinata odierna ci sono stati anche dei sopralluoghi in alcune sedi e punti vendita della compagnia da parte dell’AGCM.
Uno degli elementi cruciali evidenziati dall’Antitrust è quello dei riferimenti continui a una scadenza imminente delle offerte, già spesso oggetto di battute e dell’attenzione divertita degli utenti, visto il loro ripetersi ormai negli anni.
Ovviamente quella scadenza non esiste, ma - spiega l’ente nel testo che accompagna l’istruttoria - spinge gli utenti verso la scorretta convinzione che “sia necessario affrettarsi nell’acquisto, così da beneficiare della promozione 48 mesi senza interessi”.
Più in generale, la maggior parte delle caratteristiche delle offerte descritte si concentra sui punti di maggiore impatto ma cade poi in vere e proprie omissioni:
“Vengono prospettate condizioni di vendita molto vantaggiose, così da indurre il consumatore a visitare il punto vendita per poi scoprire che l’acquisto comporta condizioni più onerose di quelle pubblicizzate.”
Espedienti che - sottolinea il Garante - possono contribuire a variare il comportamento di spesa dei consumatori, oltre a essere “contrari alla diligenza professionale”.
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