Il dato dell’inflazione Usa di oggi sarà determinante per capire fin dove si potrà spingere la Fed: i mercati lo attendono con frenesia, con le azioni ancora sotto pressione.
C’è pressione sui mercati, che non trovano una decisa direzione all’insegna dei guadagni in attesa dei dati sull’inflazione Usa.
I titoli asiatici seguono Wall Street per lo più al ribasso e il greggio rimane debole, mentre gli investitori valutano i rischi di recessione globale tra la retorica aggressiva della Federal Reserve e l’incertezza sull’impegno della Banca d’Inghilterra a stabilizzare i mercati.
Il dollaro sta mantenendo la sua posizione contro i principali concorrenti e i rendimenti obbligazionari sono in aumento, con i trader interessati a scoprire i dati sui prezzi al consumo statunitensi che potrebbero far luce sul ritmo di un ulteriore inasprimento della politica della Fed.
Mercati sotto stress: cosa rivelerà l’inflazione Usa?
Mentre si scrive, gli indici asiatici si avviano a chiudere una seduta all’insegna delle perdite e i futures sulle azioni Usa oscillano virando al ribasso.
Il clima è di grande incertezza per gli asset di rischio e c’è attesa di conoscere la nuova lettura dei prezzi al consumo statunitensi.
Gli investitori sono nervosi prima dell’inflazione Usa, che potrebbe determinare se la Federal Reserve realizzerà un quarto consecutivo rialzo smisurato dei tassi di interesse, accumulando maggiore pressione su un’economia mondiale già in difficoltà.
I verbali rilasciati mercoledì dall’ultimo incontro della Fed hanno suggerito che alcuni funzionari hanno preso in considerazione la possibilità di ridurre il ritmo degli aumenti dei tassi. Tuttavia, il maggior risalto è stato dato al sorprendente ritmo dell’inflazione e durante l’ultima riunione hanno indicato che si aspettano tassi di interesse più elevati fino a quando i prezzi non scendono.
I mercati prevedono una quota del 90% per un altro aumento del tasso di 75 punti base a novembre, contro una probabilità del 10% di un aumento di mezzo punto.
L’indice del dollaro, che misura il biglietto verde contro sei principali rivali, rimane in area 113 punti.
La valuta statunitense è vicina a un nuovo massimo di 24 anni rispetto allo yen e, allo stesso tempo, il dollaro è si mantiene più forte rispetto alla sterlina, che era rimbalzata fortemente da un minimo di due settimane di $1,0925 martedì.
I rendimenti del Treasury decennale segnano un 3,9%, dopo che sono passati da un nuovo picco di 14 anni a 4,632% a chiudere a 4,429% mercoledì, poco cambiati rispetto alla sessione precedente.
Intanto, in Eurozona i dati dell’inflazione della Germania hanno confermato le attese di un balzo del 10% del dato annuale, oscurando lo scenario di crescita della regione e mettendo pressione sulla Bce.
Infine, sul fronte guerra e rapporti Usa-Russia, l’amministrazione Biden sta valutando la possibilità di aggiungere l’alluminio alle sanzioni economiche contro la Russia. Le azioni di Rusal, il colosso russo dell’alluminio che ha una quotazione a Hong Kong, hanno subito un forte calo. Vladimir Putin ha affermato che qualsiasi infrastruttura energetica nel mondo è a rischio dopo le esplosioni sui gasdotti Nord Stream
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