Prezzi dell’elettricità in calo, ma non è una buona notizia

Simone Micocci

17 Maggio 2024 - 17:47

Prezzi dell’elettricità, sempre più fasce orarie con tariffe negative. Ma per quanto oggi possano esserci vantaggi per i clienti, in futuro potrebbe non essere più così.

Prezzi dell’elettricità in calo, ma non è una buona notizia

Nell’ultimo periodo i prezzi dell’elettricità in Europa sono in notevole ribasso, tanto che in molti Paesi (tra i quali ancora non figura l’Italia) sono in crescendo le fasce orarie in cui si registrano dei prezzi negativi.

Nessun errore: ci sono effettivamente delle fasce orarie in cui il prezzo dell’energia è accompagnato da un segno “meno”, mettendo in risalto una situazione di squilibrio che potrebbe incidere negativamente sulle politiche governative per l’ambiente.

Il fatto che ci siano dei momenti della giornata in cui il prezzo è negativo, infatti, sta a significare che gli impianti di energia rinnovabile presenti sul territorio producono più energia rispetto a quella che viene consumata. Il che non rappresenta di per sé un problema, per quanto tuttavia potrebbe rappresentare un freno allo sviluppo delle energie rinnovabili.

Cosa sono i prezzi negativi dell’energia

Avere dei prezzi negativi dell’energia nel mercato dell’ingrosso è un fenomeno sempre più frequente sul quale da tempo si sta riflettendo per individuare una soluzione. D’altronde, avere delle fasce orarie con tariffe negative rappresenta un vero e proprio paradosso per il mercato dell’energia.

Ma concretamente, cosa significa il segno “meno” e quando si verifica? Tale fenomeno è diventato sempre più frequente con lo sviluppo delle energie rinnovabili, incentivato dai governi nazionali con lo scopo di ridurre la domanda di combustibili fossili e avere un impatto più sostenibile sull’ambiente.

Tuttavia, l’incremento di produzione di energia eolica e solare, di cui buona parte viene immessa nel sistema, ha fatto sì che in alcuni orari della giornata (in particolare nelle ore diurne visto il forte impatto degli impianti fotovoltaici) la quantità di energia “green” superi il consumo. In tal caso succede che chi produce energia ha il vantaggio di pagare i consumatori incentivandoli a consumare più elettricità, soluzione che per quanto possa sembrare paradossale è comunque meno onerosa rispetto all’arresto dell’impianto.

Una situazione che nell’ultimo periodo si verifica sempre più frequentemente, specialmente in Paesi come la Danimarca, l’Olanda e la Germania, ma che ha iniziato a toccare anche Spagna e Portogallo. Un fenomeno che in Italia non si è ancora verificato, per quanto potrebbe essere prossimo: lo dimostra il fatto che lo scorso 7 aprile è stata raggiunta la soglia dei 10 centesimi al megawattora in alcune fasce orarie, prezzo più basso degli ultimi 4 anni.

Per capirne il motivo basti guardare a questo dato: nella prima settimana di aprile nel nostro Paese ‘è stato un incremento di energia prodotta dagli impianti fotovoltaici pari al 76% rispetto alla settimana precedente, tanto che il 6 aprile la produzione ha raggiunto il valore più alto della nostra storia, pari a 119 gigawattora.

Perché quello dei prezzi negativi è un problema

Secondo gli analisti, per quanto oggi i prezzi bassi dell’elettricità possano rappresentare un vantaggio per i consumatori, nel lungo periodo potrebbero diventare un ostacolo alla transizione green.

Per quanto possa sembrare positivo avere l’elettricità a basso costo per larga parte della giornata, non si tratta comunque di un segno di salute del mercato dell’energia. Uno squilibrio che alla lunga potrebbe frenare lo sviluppo delle rinnovabili. Uno stop improvviso che rischia di avere un impatto negativo in futuro, quando i consumi potrebbero aumentare mentre la produzione di energia green resterebbe al pari di quella attuale. Una situazione che di fatto andrebbe a svantaggio degli stessi consumatori, i quali rischiano di tornare ad affrontare prezzi elevati dell’elettricità.

Ragion per cui quello dei prezzi negativi è un tema sul quale si sta riflettendo molto nell’ultimo periodo. Tant’è che con il sostegno dei finanziamenti europei è nato il progetto “AADAMS” (“Auction and day-ahead markets spikes”) con il quale è stato scoperto che i prezzi negativi inducono andamenti non normali e, soprattutto, variabili nel tempo della distribuzione di probabilità.

Prendendo in esame il mercato tedesco, il progetto ha messo in risalto il fatto che l’elevata presenza di prezzi negativi è indicativa della carenza di investimenti nella generazione di elettricità flessibile e, soprattutto, assenza di accoppiamento dei mercati. D’altronde, con una migliore distribuzione la maggiore produzione di energia sarebbe potuta servire a soddisfare la domanda e ridurre i prezzi nei Paesi vicini dove invece c’è una minore incidenza delle rinnovabili.

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