Price cap sul gas, entra in vigore il tetto Ue ai prezzi: serve davvero? Cosa cambia in bolletta e i possibili rischi

Giacomo Andreoli

15/02/2023

Entra ufficialmente in vigore il price cap europeo sul prezzo del gas, fissato a 180 euro al megawattora: cosa può cambiare ancora in bolletta e quali sono i possibili rischi della sua applicazione.

Price cap sul gas, entra in vigore il tetto Ue ai prezzi: serve davvero? Cosa cambia in bolletta e i possibili rischi

Finalmente il price cap europeo sul gas è realtà. A poco meno di un anno da quando se ne è cominciato a parlare, il tetto al prezzo del metano entra ufficialmente in vigore nell’Unione europea, con una soglia al mercato Ttf di Amsterdam fissata a 180 euro al megawattora.

Il meccanismo, oggi, sembra difficilmente applicabile, con i prezzi oramai sotto la soglia dei 60 euro al megawattora da più di un mese e da inizio dicembre sotto quota 80. Tuttavia potrebbe fungere da deterrente alla speculazione qualora dovessero esserci fiammate sul prezzo, dovute a nuovi squilibri geopolitici o sul mercato dell’energia.

Gli effetti in bolletta ci sono già stati e potrebbero esserci anche nei prossimi mesi sotto forma di blocco dei rialzi troppo elevati. Tuttavia tra i regolatori di mercato c’è chi mette in guardia dall’applicazione di questo meccanismo, parlando di possibili rischi per la stabilità finanziaria.

Price cap europeo sul gas: come funziona?

Quello che formalmente si chiama meccanismo di correzione del mercato (Mcm), è un regolamento messo in campo dalla Commissione europea che si attiva se ci sono due condizioni: se il prezzo del gas al Ttf di Amsterdam supera i 180 euro al megawattora per tre giorni e se il prezzo mensile è superiore di almeno 35 euro a quello globale del Gnl (gas naturale liquefatto). Oggi non solo il prezzo del gas è meno di un terzo di quella soglia, ma lo spread con il valore del Gnl è decisamente inferiore.

Il meccanismo può essere attivato in maniera meccanica dalla Commissione oppure in modo automatico solo in presenza di un “avviso di correzione del mercato” da parte dell’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia (Acer). Se scatta il meccanismo vengono vietate le transazioni sul gas sotto il limite predefinito, calcolato sulla base degli indici dei prezzi del Gnl più un massimo di 35 euro al megawattora, ma per un totale non inferiore ai 180 euro al megawattora.

Il limite vale per 20 giorni, con la possibilità di disattivarlo o sospenderlo. La marcia indietro può essere automatica quando il prezzo torna sotto i 180 euro al megawattora per tre giorni consecutivi, oppure se c’è un’emergenza regionale o dell’intera Ue (ad esempio in caso di razionamento del gas). Ci può poi essere una sospensione tramite decisione della Commissione Ue in caso di rischi per: la sicurezza nell’approvvigionamento energetico, di aumento della domanda di gas, di possibili danni alla stabilità finanziaria.

I possibili rischi del tetto al prezzo del gas

Il regolamento entra oggi in vigore dopo aver superato le valutazioni preliminari dell’Acer e dell’Esma (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati). Considerando i possibili effetti del price cap sui mercati finanziari, le agenzie hanno concluso che per ora non ci sarebbero impatti significativi (positivi o negativi) che possono essere attribuiti all’adozione del regolamento.

Tuttavia, per entrambe le agenzie, dei rischi ci sono, anche se percepiti come remoti. Potrebbe infatti verificarsi un impatto futuro sui mercati finanziari ed energetici. Per questo Acer ed Esma propongono una serie di indicatori per continuare a monitorare gli sviluppi del mercato e aiutare a rilevare possibili effetti.

Il rischio principale, secondo le agenzie, è che se i prezzi dovessero tornare in tensione al punto da convincere che sta per scattare il cap, “i partecipanti al mercato adatterebbero il loro comportamento per evitare l’attivazione dell’Mcm e/o per gestire i rischi in caso di attivazione”. Insomma: ci potrebbero essere migrazioni su altri mercati o l’uscita dalle borse regolamentate, potrebbero salire i margini di garanzia per operare sul mercato e le clearing house potrebbero avere dei problemi a gestire eventuali default.

Per riassumere, si temerebbero “significativi e bruschi cambiamenti nello scenario dei mercati in senso lato, con un possibile impatto sul loro ordinato funzionamento e in definitiva sulla stabilità finanziaria”.

Gas e luce, i prezzi in bolletta sono scesi per il price cap?

Dall’approvazione del price cap a inizio dicembre a oggi, il prezzo del gas è stabilmente la metà di quanto era prima al Ttf di Amsterdam. Rispetto al boom della scorsa estate, sopra i 300 €/MWh, siamo a sei volte di meno. Questo è sicuramente in parte legato all’approvazione di un meccanismo di limitazione delle speculazioni, come confermato a Money.it da Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy & Strategy.

Tuttavia ci sono stati altri fattori determinanti, forse più dello “spauracchio” del tetto ai prezzi: l’inverno mite, gli stoccaggi pieni, la disponibilità crescente di Gnl e le previsioni positive. Acer e l’Esma, quindi, si spingono a dire che finora il price cap non ha avuto alcuna influenza sul mercato.

Bollette, come possono cambiare i prezzi nei prossimi mesi

Una ripresa del prezzo del gas o una sua impennata per ora viene esclusa da investitori ed esperti, ma per i governi europei potrebbero verificarsi alcuni problemi nella raccolta degli stoccaggi la prossima estate e all’inizio del prossimo autunno.

A quel punto non si escludono del tutto nuovi rialzi. Come ha sintetizzato il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, insomma, “non siamo ancora fuori pericolo”. Per ora, però, le previsioni parlano di nuove discese del prezzo di gas e luce in bolletta, anche importanti, a febbraio, marzo e aprile.

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