La Commissione europea ha preparato la prima vera bozza di schema legislativo sul tetto al prezzo del gas, ma il meccanismo rischia di fare ben poco per ridurre il prezzo del gas in bolletta.
Finalmente c’è una bozza effettiva sul tetto al prezzo del gas. La Commissione europea, dopo l’accordo tra i leader del Vecchio Continente, ha preparato lo schema legislativo da proporre al prossimo Consiglio Ue del 24 novembre, decisivo per affrontare la crisi energetica in corso. Dopo mesi di attesa trepidante, quindi, il price cap è finalmente realtà. Il meccanismo del cosiddetto “corridoio dinamico” o di “price cap fisso con elementi dinamici” rischia però di fare ben poco per risolvere la crisi energetica.
Il prezzo del gas in bolletta, infatti, come chiarito dagli esperti Davide Chiaroni e Massimo Nicolazzi a Money.it, non verrebbe davvero abbattuto, ma si eviterebbero semplicemente i picchi del tutto fuori controllo, come quello registrato lo scorso agosto (con il metano a quasi 350 euro al megawattora).
Questo per calmierare i mercati in attesa di avere, entro la fine della prossima primavera, l’attuazione della riforma del mercato Ttf di Amsterdam, ancorando l’indice di riferimento per i contratti europei di approvvigionamento di gas ad altri indici leggermente meno instabili, come il Brent americano.
Tetto al prezzo del gas, lo scontro tra i Paesi Ue
Rispetto all’idea dell’Italia e dell’altra decina di Paesi (tra cui Francia e Spagna) che avevano firmato nei mesi scorsi un accorato appello all’Unione europea ad intervenire, è ben poco. A frenare la Commissione sono soprattutto i Paesi del Nord, con l’Olanda in prima fila, spalleggiati dall’Ungheria di Orbán, che non vuole problemi con l’alleato russo. Il ruolo decisivo, però, quello da ago della bilancia, è come al solito della Germania, che continua ad esprimere riserve sul price cap, soprattutto per possibili ripercussioni sulle sue forniture di metano.
Come funziona il price cap dinamico
Quella che ha preparato la Commissione non è una vera e propria proposta di regolamento, ma uno schema circostanziato in cui il tetto, come spiegano fonti europee, ha soprattutto la funzione di «deterrente», senza intaccare le forniture. In pratica l’esecutivo Ue avrebbe il potere di imporre una soglia massima del prezzo del gas via tubo sul mercato europeo (Ttf), che non si potrebbe superare, se non entro un certo periodo (limitato) di tempo. La cifra è ancora da quantificare.
Questo per evitare colpi in bolletta troppo forti e “gravi rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento”. Devono però esserci delle condizioni d’emergenza, come l’attuale crisi energetica, e il picco non deve corrispondere ad un simile aumento del gas naturale liquefatto sui mercati mondiali (deve cioè essere un’eccezione solo europea).
L’obiettivo dell’Ue, in realtà, è non utilizzare mai davvero questo strumento, anche perché se gli operatori del Continente comprassero a un prezzo più basso di quello stabilito, seppur in modo speculativo, dal mercato, chi li ripagherebbe? Dovrebbero essere messi in campo fondi nazionali o comunitari, altrimenti di certo i fornitori, almeno finché valgono contratti ancorati a un Ttf così volatile, non farebbero sconti.
L’Unione europea spera che la sola messa a punto del cap all’interno del pacchetto energia possa risultare decisiva per stabilizzare il mercato, soprattutto in vista del prossimo inverno, frenando le speculazioni. Fonti europee la raccontano come una misura di emergenza che protegge dal rischio di interruzioni delle forniture e che è soggetta a revisioni mensili. Non solo: se ci sono shock che mettono a rischio la sicurezza degli approvvigionamenti il cap può essere sospeso subito dalla Commissione.
Perché i prezzi rimarranno alti anche con il price cap
A Money.it Davide Chiaroni, vicedirettore di Energy & Strategy, e Massimo Nicolazzi, professore di economia delle risorse energetiche al Politecnico di Torino, hanno spiegato che il meccanismo può risultare insufficiente per il nostro Paese. I due esperti segnalano che il prezzo continuerà a muoversi in fasce molto più alte del passato, visto che il price cap “non risolve il problema del mercato del gas in modo strutturale”.
Insomma, si eviteranno i picchi, ma almeno fino al 2024 i costi in bolletta non saranno bassi. Questo perché c’è un evidente squilibrio tra domanda (in eccesso) e offerta (carente), in una situazione in cui dalla Russia non arriva che una piccola parte dei vecchi volumi di gas.
L’Europa e l’Italia stanno facendo di tutto per sostituirlo, soprattutto con il gas naturale liquefatto. Ma è meno disponibile e richiede processi di rigassificazione, quindi risulta più costoso. Per “rimettere a posto il mercato” si dovrà aspettare quindi che si completi la transizione a questa forma di metano, aumentando a livello mondiale la capacità di produzione e trattamento.
Gas, cosa chiedono Germania e Olanda
Come detto Berlino e l’Aja su tutti hanno accolto con freddezza il passo avanti di Bruxelles. Chiedono che si faccia una valutazione sul possibile impatto del price cap e per ora non hanno assicurato il loro sì al pacchetto energia finale. Secondo i più falchi tra i contrari al tetto, la proposta andrebbe oltre il mandato dato alla Commissione dal Consiglio europeo di ottobre, che aveva indicato un price cap temporaneo.
A creare i dubbi maggiori, poi, è il fatto che non si conosca ancora il limite entro cui fissare il cap. Probabilmente Bruxelles punta ad avere come riferimento i mesi con i picchi più alti nei prezzi del metano, come agosto ad esempio, ma la cifra sarà oggetto di contesa.
Tetto al prezzo del gas, quando entra in vigore?
Un eventuale scontro sui dettagli del price cap può bloccare l’intero pacchetto energia dell’Unione europea. In ogni caso la Commissione punta a un accordo definitivo entro Natale. Per farlo dovrà delineare al più presto la sua proposta di regolamento, con tutte le specifiche del caso. Secondo il portavoce dell’esecutivo Ue, Eric Mamer, la proposta legislativa arriverà entro martedì prossimo.
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