Processi infiniti e arretrati fanno posizionare la Giustizia civile italiana ultima nelle classifiche; ma le cose potrebbero cambiare con una riforma ad ampio raggio, stavolta finanziata dall’Ue.
Che i processi civili nel nostro Paese siano lunghi e il carico di arretrati abbondante è cosa nota, e gli interventi del ministero per il momento si sono rivelati inadeguati a risolvere il problema.
Stavolta però per la Giustizia civile italiana potrebbe aprirsi una nuova chance: una corposa fetta dei fondi previsti dal Recovery fund serviranno ad ottimizzare tribunali e cause civili. Sì perché i soldi stanziati per l’emergenza sanitaria sono subordinati all’attuazione di riforme burocratiche che rispettano le richieste che l’Europa fa all’Italia da anni: tra queste il decongestionamento dei processi civili.
Così il ministro della Giustizia pensa ad un nuovo e corposo piano di riforme, più sostanzioso di quello approvato lo scorso anno. Stavolta il Governo ha a disposizione fondi e mezzi in abbondanza, quello che serve è un piano coerente, ben strutturato e a lungo termine.
Nuova riforma del processo civile: cosa potrebbe (e dovrebbe) cambiare
L’Europa conosce bene i punti deboli della Giustizia italiana, basta guardare i dati: secondo il rapporto sulla giustizia della Commissione europea basato sui dati del 2018 l’Italia si posiziona in fondo alla classifica sia per durata dei processi civili che per quantità di arretrati; sopra di noi Grecia, Spagna, Polonia e Ungheria.
A peggiorare la situazione sospensioni e rinvii dovuti al coronavirus che hanno alterato - per non dire bloccato - il normale andamento della Giustizia aggravando ancor di più il carico di arretrati.
Tuttavia non vogliamo soffermarci sulle patologie del processo civile, delle quali il dibattito è ormai saturo, ma analizzare gli scenari futuri che potrebbero essere meno negativi di quanto si pensi: i fondi europei del Recovery fund non serviranno soltanto per la ripartenza dell’economia ma anche a migliorare l’efficienza della Giustizia. Se spesi bene questi soldi potrebbero risolvere o almeno sbloccare i meccanismi arrugginiti del processo civile, eliminando passaggi burocratici inutili e sprechi di tempo.
Su questo punto i vertici Ue hanno posto delle condizionalità: la Pubblica Amministrazione italiana deve essere “scossa dall’interno”, alleggerita e ritoccata con un piano di riforme che investa tutti gli ambiti dell’amministrazione pubblica, e tra questi anche l’assetto della Giustizia.
Dal ministro Bonafede e dagli operatori giudici c’è l’apertura verso una riforma globale - stavolta non a fondi zero - da pianificare nei prossimi mesi con la collaborazione di avvocati e magistrati.
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