Mario Draghi potrebbe essere il prossimo presidente della Commissione europea: ecco il suo programma per l’Ue, ma tutto dipenderà dalle elezioni europee.
Mario Draghi presidente della Commissione europea. No, non è una semplice suggestione figlia della campagna elettorale per le elezioni europee di giugno, ma quella che al momento sembrerebbe essere l’ipotesi più accreditata per Palazzo Berlaymont.
Dopo il discorso di Mario Draghi pronunciato a La Hulpe, già considerato come una sorta di programma per l’Unione europea, ecco che l’ex premier ha ricevuto attestati di stima - alcuni anche inaspettati come quello da parte di Viktor Orban - provenienti da tutto il Vecchio Continente.
L’attuale debolezza di Ursula von der Leyen, scaricata da buona parte della sua maggioranza specie ora che è alle prese con l’inchiesta sui vaccini e con la vicenda rinominata Pipergate, sembrerebbe aprire prospettive inedite per la prossima governance della Commissione europea.
Nonostante la crescita della destra e dei Conservatori, anche Fratelli d’Italia ha lanciato nelle ultime ore attestati di stima a Draghi, al termine delle elezioni europee la maggioranza all’Eurocamera dovrebbe restare sempre quella formata da Popolari, Socialisti e Liberali.
I Verdi sono pronti ad appoggiare il prossimo presidente in cambio di un impegno scritto che non venga smantellato il Green Deal, ma anche Giorgia Meloni non sembrerebbe avere voglia di passare altri cinque anni nella naftalina della minoranza a Bruxelles.
Ecco allora la carta Mario Draghi, da noi lanciato alla guida della Commissione europea da Matteo Renzi e che può contare anche sull’importante endorsement di Emmanuel Macron, con l’ex numero uno della Bce che già avrebbe ben chiara la sua ricetta per apportare un “cambiamento radicale”.
Il programma di Mario Draghi per l’Europa
Mario Draghi attualmente sta lavorando al report sulla competitività dell’Unione europea - su mandato di Ursula von der Leyen -, con il frutto del suo lavoro che dovrebbe essere presentato a luglio.
Nei giorni scorsi però Draghi è stato l’ospite d’onore di un incontro sui diritti sociali dell’Ue, una conferenza organizzata dalla presidenza di turno belga a La Hulpe, poco distante da Bruxelles.
Il discorso di Mario Draghi subito ha fatto il giro dell’Europa, tanto da essere definito come una sorta di manifesto dell’ex premier in vista di una sua possibile corsa per la presidenza della Commissione europea visti i toni utilizzati.
Vediamo allora quale sarebbe il programma di Mario Draghi per l’Europa, ovvero tutti i principali punti del discorso del banchiere a La Hulpe che può essere visionato nella sua versione completa e in formato pdf tramite il box in calce all’articolo.
- Occorre un cambiamento radicale e una strategia comune che garantisca economie di scala, la fornitura di beni pubblici e l’approvvigionamento di risorse e input essenziali.
- Occorre riflettere profondamente su come siamo organizzati, cosa vogliamo fare insieme e cosa vogliamo mantenere a livello nazionale, ma data l’urgenza della sfida, non possiamo concederci il lusso di rimandare le risposte a una futura revisione del Trattato.
- È mancata una strategia per proteggere l’industria da condizioni di disparità globali dovute ad asimmetrie nella regolamentazione, nei sussidi e nelle politiche commerciali. Senza politiche pianificate e coordinate strategicamente, è logico che alcune industrie riducano la produzione o si trasferiscano al di fuori dell’Ue.
- In Europa abbiamo giustamente un’agenda climatica ambiziosa e obiettivi impegnativi per i veicoli elettrici. Ma in un mondo in cui i concorrenti controllano molte delle risorse di cui abbiamo bisogno, una simile agenda deve essere combinata con un piano per mettere in sicurezza le catene di approvvigionamento, in settori che vanno dai minerali critici alle batterie, passando per le infrastrutture di ricarica.
- Occorre favorire le economie di scala. Usa e Cina possono contare su mercati enormi mentre l’Europa è frenata dalla frammentazione.
- La maggior parte del fabbisogno di investimenti dovrà essere coperta da investimenti privati. L’Ue dispone di risparmi privati molto elevati che sono però perlopiù incanalati nei depositi bancari e finiscono per non finanziare la crescita quanto potrebbero in un mercato dei capitali più ampio. Per questo motivo il progresso dell’Unione dei Mercati di Capitale è una parte indispensabile della strategia complessiva per la competitività.
In sostanza per Mario Draghi all’Unione europea occorre una sorta di “rivoluzione”, un forte scossone per poter essere competitivo in una sorta di nuovo mondo che si è creato dopo la pandemia e le guerre in corso.
Se dovesse essere eletto alla guida della Commissione europea, Draghi sarebbe il primo presidente non politico nonostante la sua esperienza a Palazzo Chigi.
In molti però hanno fatto notare che il gran parlare di un suo futuro a Palazzo Berlaymont potrebbe alla fine bruciare la sua candidatura, un po’ come successo due anni fa quando in Italia il Parlamento ha dovuto eleggere il presidente della Repubblica.
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