Lorenzo Pregliasco, direttore responsabile di YouTrend, spiega le ultime proiezioni elettorali in vista delle elezioni politiche 2022.
Lorenzo Pregliasco, direttore responsabile di YouTrend e autore di “Benedetti sondaggi. Leggere i dati, capire il presente” edito da Add Editore (ora disponibile nelle librerie) ha discusso con noi sull’attuale situazione politica e sulle ultime proiezioni elettorali.
Partiamo dal 2% di Calenda presente nelle vostre ultime proiezioni per Sky. Non sarà la grande sorpresa di queste elezioni. Quel 7-8% che alcuni sondaggi gli attribuivano non era realistico?
«Il nostro è stato il primo sondaggio a misurare Calenda dopo la scissione con +Europa, quindi il dato riguarda la sola Azione e poi c’è un altro 2% circa che stimiamo per +Europa. Quindi non c’è un enorme cambiamento rispetto alle precedenti rilevazioni, consideriamo che la media di tutti i sondaggi davano Azione/+Europa al 5% fino a una settimana fa. Azione è attorno al 2%, +Europa anche, se si fa il calcolo siamo lì. Mi pare che ci fosse un solo sondaggio a dare Azione/+Europa assieme nella federazione sopra il 6%, la media di tutti gli istituti era del 5%. Togliendo +Europa è realistico che possa scendere la percentuale di Calenda. Questo è un primo sondaggio, ce ne saranno altri e vedremo. Ma insomma, se non è il 2% immagino che possa essere il 3%. La nostra stima dell’area di centro, considerando Azione e ItaliaViva assieme è del 4%, in linea con le proiezioni degli ultimi mesi. La mia idea è che ci sia stata una sopravvalutazione nell’ambito mediatico dell’area di centro. Potrà salire? Potrà stupire? Certamente sì. Ma i sondaggi non sono una previsione del futuro, bensì una fotografia di oggi».
Secondo te c’è stata una sovraesposizione mediatica di alcuni personaggi che poi ha anche influenzato quelle che erano le aspettative elettorali?
«Sicuramente il piano mediatico e il piano social vivono con delle dinamiche che già conosciamo. Il ruolo di chi studia l’opinione pubblica è anche quello di allontanarsi da queste bolle, altrimenti per sapere cosa succede nel Paese basterebbe guardare Twitter, ma non credo che avremmo delle indicazioni attendibili. Il senso dei sondaggi (con tutti i loro limiti) è quello di allontanarsi dalle bolle. Se invece vogliamo pensare che il Paese reale sia quello dipinto negli editoriali dei giornali, stiamo sposando la logica delle camere dell’eco: “del voler sentirsi dire quello che già pensiamo”. I sondaggi hanno una funzione diversa, che è quella di provare a capire cosa pensa il Paese e come si comportano le persone uscendo dalle bolle. Naturalmente i sondaggi hanno anche dei grandi limiti ma questo è un loro grande pregio».
Secondo le vostre proiezioni per Sky il centrodestra arriva al 48,3%. A oggi secondo te esiste una possibile coalizione di centrosinistra capace di batterli? Magari unendo il M5S e Pd?
«Al momento il centrodestra è molto avanti, è tra il 45% e il 48%. C’è un divario con il centrosinistra di circa 20 punti, questo porta a un enorme vantaggio nei collegi uninominali. Con i dati di oggi, a noi risulta che il centrodestra potrebbe vincere circa l’80% dei collegi uninominali tra Camera e Senato. Questo non è ineluttabile. C’è una campagna elettorale ancora da vedere, ci sono molti indecisi e non sappiamo quanti saranno gli astenuti. C’è un’offerta politica che non è ancora del tutto definita, con alleanze che cambiano e partiti che si uniscono e poi si separano. Tutto è possibile. A oggi il centrodestra è molto unito e non sembra che il centrosinistra sia particolarmente competitivo. Altro sarebbe, ma politicamente è un’operazione molto difficile, in caso di alleanza tra Pd e M5S. Ci sarebbero degli sconquassi a livello politico, ma probabilmente verrebbero rimessi in gioco i collegi del Sud e si aprirebbe un’altra partita».
Esiste un voto “fluido”? Secondo te chi potrebbe premiare?
«L’opinione delle persone è molto volatile e fluida, per tutta una serie di questioni: innanzitutto i partiti non sono più strutturati come un tempo, questo si traduce in un’alta fluidità del voto. Il punto è che è difficile capire dove si riversa questo voto fluido. Si può immaginare che il voto fluido possa premiare chi è in ascesa, nel 2019 durante le Europee quando c’era la crescita di Salvini è andata così, e anche nel 2014 quando c’è stato l’exploit di Renzi, o nel 2018 con il M5S. Adesso non abbiamo elementi per determinare come si muoverà il voto fluido, il rischio per il centrosinistra è quello di passare come un polo già sconfitto in partenza, e quelli indecisi potrebbero pensare che un voto dato al centrosinistra è un voto perso, agli elettori piace vincere spesso».
Il livello di astensionismo giocherà un ruolo in queste elezioni? Se sì, potrà “premiare” una parte rispetto a un’altra?
«Io mi aspetto un livello di astensione importante, anche superiore a quello delle politiche del 2018 quando l’affluenza fu del 73% (un minimo storico), a oggi ci sono le condizioni per un’affluenza inferiore del 70%. Questo dato è dovuto a tante questioni: la crisi di governo e altre condizioni inusuali come le elezioni a settembre, tutto ciò non credo che abbia avvicinato gli elettori alla politica. Un’affluenza molto bassa potrebbe favorire il centrosinistra, soprattutto al Sud, dove nel 2018 molte aree avevano favorito il M5S, le stesse che probabilmente oggi favorirebbero Giorgia Meloni. Un’astensione al Sud potrebbe indebolire il centrodestra».
La lega potrebbe scendere sotto il 9%? Stiamo assistendo alla sua fine?
«C’è stata sicuramente una flessione importante negli anni, dal 2020 la Lega ha cominciato a scendere. I sondaggi sembrano dire che globalmente la crisi di governo non ha fatto bene alla Lega. Ma lì c’è un discorso geografico e di leadership. Geografico perché con la strategia di Salvini della “Lega nazionale” nel 2018 erano riusciti ad avanzare anche nel Sud, mentre oggi invece sono tornati con una base importante al Nord, anche se nelle ultime elezioni abbiamo visto come Fratelli d’Italia abbia sorpassato la Lega anche in alcuni comuni del Nord. Infine abbiamo visto come la leadership più forte nel centrodestra in questo momento sia quella di Giorgia Meloni, Salvini fa fatica a ritagliarsi un ruolo».
Per te il 25 Settembre potremmo vedere un risultato “inatteso” o è tutto già scritto?
«Può sempre esserci qualcosa di inatteso è nella natura delle cose, c’è sempre un margine di incertezza. Abbiamo un mese e mezzo di campagna elettorale di fronte a noi. Se dobbiamo scommettere, la probabilità di una maggioranza di centrodestra è forte. Anche se fino a un mese fa avevamo tutta un’altra idea dello scenario politico italiano, quindi le cose possono cambiare in fretta. La possibilità di un risultato inatteso c’è sempre».
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