Coronavirus, proroga termini di accertamento: la brutta sorpresa nel decreto Cura Italia

Anna Maria D’Andrea

17 Marzo 2020 - 17:21

Il coronavirus proroga non solo le scadenze fiscali ma anche i termini di accertamento. I controlli anti evasione si prolungano di due anni per effetto delle norme contenute nel decreto Cura Italia approvato il 16 marzo 2020.

Coronavirus, proroga termini di accertamento: la brutta sorpresa nel decreto Cura Italia

Il coronavirus allenta le maglie del Fisco, ma solo temporaneamente. La proroga delle scadenze fiscali è accompagnata dalla parallela proroga dei termini di accertamento.

Se da un lato viene temporaneamente allentata la morsa di un sistema fiscale da sempre ritenuto oppressivo e penalizzante per chi vuole fare impresa, con il decreto Cura Italia del 16 marzo 2020 arriva il chiaro messaggio che la lotta all’evasione fiscale non sarà interrotta.

A fronte di una proroga di due mesi delle scadenze fiscali - un rinvio che ricordiamo non sarà per tutti - il Fisco si prende ben due anni di tempo in più per le attività di accertamento.

Il termine di prescrizione per i controlli relativi all’anno 2015 slitta al 2022.

Un messaggio che non rincuora le tante imprese ed i professionisti in crisi a causa dell’emergenza coronavirus.

Coronavirus, proroga termini di accertamento: la brutta sorpresa nel decreto Cura Italia

Se è vero che si rende necessario attendere il testo ufficiale del decreto Cura Italia per un’analisi completa, le bozze attualmente circolanti aiutano a fare una prima analisi delle misure economiche emanate dal Governo in risposta all’emergenza coronavirus.

In ambito fiscale il pacchetto di novità previsto è ampio.

Dalla proroga di scadenze ed adempimenti fiscali, fino al congelamento delle attività di liquidazione, controllo, accertamento e riscossione, il filo conduttore è la necessità di garantire liquidità alle imprese e creare un clima di fiducia.

Il sistema fiscale italiano ed i controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate e dell’AdER si fermano a causa dell’emergenza coronavirus, ma solo per un breve periodo.

Il periodo di tregua concesso ai contribuenti sarà ampiamente recuperato negli anni.

Il Fisco si prende due anni di tempo in più per le attività di accertamento e per tutti i controlli fiscali, richiamando nel decreto Cura Italia ad una norma prevista dal decreto legislativo n. 159/2015.

Coronavirus: sospesi versamenti e adempimenti per due mesi, proroga termini di accertamento per due anni. Un sistema fiscale sbilanciato

I termini di prescrizione e decadenza che scadono entro il 31 dicembre dell’anno in cui è disposta la sospensione degli adempimenti e dei versamenti tributari per eventi eccezionali sono prorogati di due anni.

Questo è quanto disposto dall’articolo 12 del decreto legislativo n. 159 del 2015 richiamato all’interno del decreto legge economico emanato per l’emergenza coronavirus.

Non vi sono dubbi su quali saranno le conseguenze del temporaneo stop a scadenze fiscali ed attività di controllo. Difficile è invece pensare, oggi, a come sarà il sistema economico italiano dopo il duro colpo alle imprese causato dal coronavirus.

Il decreto Cura Italia evidenzia quanto sia sbilanciato il rapporto tra Fisco e contribuenti e non aiuta certo a rassicurare i tanti titolari di partita IVA costretti, per il bene pubblico, a rimanere a casa e sospendere la propria attività.

La sospensione dall’8 marzo al 31 maggio 2020 dei termini di versamento derivanti da cartelle e avvisi porterà ad una proroga biennale delle attività di accertamento che sarebbero scadute quest’anno, portando al 2022 il termine di prescrizione per quelle 2015.

Due mesi contro due anni: è questo il Fisco amico?

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