Le prospettive per il digital banking in Europa nell’era post-Covid

Riccardo Lozzi

1 Gennaio 2021 - 18:00

Nell’ultimo anno le società operanti nel digital banking hanno visto aumentare gli iscritti ma diminuire i profitti. Quali sono le prospettive nell’era post-Covid?

Le prospettive per il digital banking in Europa nell’era post-Covid

Il 2020 è stato un anno molto importante per il digital banking in Europa. In questi mesi è cresciuto notevolmente il numero dei pagamenti e la gestione delle finanze personali sulle piattaforme del settore fintech.

Un report pubblicato da Mastercard ha rivelato infatti come il 42% dei cittadini europei utilizzi maggiormente i servizi online rispetto a prima della comparsa del coronavirus, mentre il 62% appare intenzionato ad abbandonare le banche fisiche per trasferire i propri risparmi sul web.

Al tempo stesso, però, le cosiddette neobank hanno subito pesanti perdite sui propri bilanci a causa della recessione che sta avendo luogo nel vecchio continente.

A causa di questo andamento, diversi operatori del settore hanno espresso forti preoccupazioni per il futuro, e in molti si interrogano su quali potranno essere le prospettive del digital banking nell’era post-Covid.

Le prospettive per il digital banking in Europa nell’era post-Covid

Gli investitori stanno cercando di comprendere se i protagonisti della tecnofinanza siano effettivamente in grado di monetizzare i prodotti e i servizi offerti agli utenti e, di conseguenza, realizzare profitti.

Secondo quanto affermato dal CEO della banca online Bunq Ali Niknam a CNBC, non tutti i player presenti nel settore riusciranno a superare la crisi pandemica, aggiungendo che chi riuscirà a sopravvivere si troverà poi la strada in discesa verso un futuro roseo.

Anche Bunq ha subito una perdita di circa 14 milioni di euro quest’anno, come dichiarato dallo stesso Nicknam, il quale però è pronto ad autofinanziare il proprio deficit grazie ai profitti di un’altra società di cui è proprietario, ovvero la Internet TransIP.

Si tratta certamente di un notevole vantaggio, dato che alcune di queste compagnie potrebbero diventare una facile preda di offerte pubbliche di acquisto di fondi esterni.

Il mese scorso, ad esempio, si sono fatte insistenti le voci di un interessamento da parte di JP Morgan e Barclays per inglobare Starling Bank. Uno scenario smentito seccamente dalla fondatrice Anne Boden.

Crisi e nuove opportunità di profitto

Negli ultimi anni le banche digitali europee sono riuscite ad acquisire milioni di nuovi iscritti grazie all’offerta di commissioni più basse rispetto alle banche tradizionali o, in alcuni casi, addirittura a costo zero, oltre allo sviluppo di interfacce di facile utilizzo.

La crisi di tali compagnie è legata però ai mancati ricavi dalle commissioni generate dai pagamenti con carte di credito. La dipendenza dalle transazioni per acquisti, in un periodo che ha registrato un crollo dei consumi, sta causando quindi forti problemi per le casse delle aziende coinvolte.

Per queste ragioni si sta cercando di differenziare il proprio modello di business, lanciando prodotti innovativi in grado di generare nuove entrate. Revolut, Monzo e N26 hanno deciso di puntare sulla creazione di account premium, mentre altre si stanno orientando nell’espansione delle operazioni nel business banking.

Come affermato da Alex Zivoder, CEO di Gohenry, app dedicata alle attività bancarie per bambini e ragazzi, la possibilità di far pagare i propri servizi attraverso un abbonamento fisso potrebbe essere una delle strade percorribili nel digital banking per garantire nuovi introiti e non mettere a rischio la propria sopravvivenza.

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