Anche il lavoratore autonomo che opera con partita Iva è tenuto al versamento dei contributi obbligatori anche se ci sono differenze tra chi opera con cassa, chi senza e artigiani e commercianti.
Anche chi lavora con partita Iva ha l’obbligo di versare i contributi e forse proprio questa spesa è quella che maggiormente preoccupa chi decide di lavorare come autonomo. Molto spesso si è portati a pensare che il costo che i versamenti contributivi comportano possano essere talmente alti da non rendere conveniente l’apertura di una partita Iva ed è proprio questa voce di spesa a porre un freno al desiderio di avviare un’attività di lavoro autonomo. Non tutti sanno, però, che anche i versamenti contributivi, come quelli delle imposte, nella maggior parte dei casi sono variabili in base alla tipologia di attività che si decide di svolgere, al regime fiscale che si sceglie e anche alla quantità delle entrate. Tralasciando le società e focalizzandosi solo sulle ditte individuali e la libera professione, possiamo notare subito che ci sono forti differenze nel versamento dei contributi.
Le categorie in cui è possibile suddividere le partite Iva, lato contributivo, sono essenzialmente quattro:
- artigiani e commercianti;
- lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata;
- professionisti con cassa autonoma;
- autonomi che hanno optato per il regime forfettario.
Vediamo come si calcolano e a quanto ammontano i contributi obbligatori da versare per le categorie che abbiamo individuato.
leggi anche
Come aprire la partita Iva online
Contributi Inps partita Iva
I contributi previdenziali e assistenziali hanno lo scopo di finanziare le prestazioni riconosciute dall’Inps e da altri soggetti a fronte di eventi che possono interessare la vita dell’assicurato, condizionandone in maniera significativa la capacità di lavorare e, di conseguenza, percepire un reddito che gli permetta di far fronte alle proprie esigenze economiche.
Tra gli eventi tutelati figurano i più conosciuti vecchiaia e invalidità, attraverso il riconoscimento di trattamenti pensionistici e indennità, senza dimenticare gli eventi di maternità e malattia.
I destinatari di queste coperture previdenziali sono, oltre a lavoratori dipendenti e collaboratori coordinati e continuativi (e in generale gli altri iscritti alla Gestione separata Inps), i lavoratori autonomi titolari di partita Iva.
Con riferimento a questi ultimi, la disciplina è alquanto eterogenea. Infatti, le regole per calcolare e versare i contributi nonché l’ammontare degli stessi e addirittura gli enti beneficiari, sono diverse in base a determinati fattori.
Analizziamo la disciplina in dettaglio.
Contributi per lavoratori autonomi iscritti alle Casse professionali
Le Casse nazionali di previdenza e assistenza dei liberi professionisti gestiscono in autonomia la riscossione dei contributi e il pagamento delle prestazioni in favore dei propri iscritti.
Si citano ad esempio:
- Cassa Forense, per gli avvocati;
- Cnpadc, per i dottori commercialisti;
- Enpacl, per i consulenti del lavoro;
- Enpam, per medici e odontoiatri;
- Inpgi, per giornalisti (questa cassa previdenziale è confluita, almeno per quel che riguarda i dipendenti, nell’Inps mentre rimane attiva per i collaboratori e per i lavoratori autonomi che versano nella Gestione Separata Inpgi);
- Cnpr, per ragionieri commercialisti ed esperti contabili.
Le regole relative all’ammontare dei contributi e le modalità di pagamento degli stessi sono stabiliti dai rispettivi regolamenti e statuti delle Casse, prevedendo di norma una contribuzione di base e una integrativa, entrambe calcolate sui redditi dichiarati ai fini fiscali o sul fatturato.
A decorrere dal 24 agosto 2011, le Casse che determinano la pensione con il sistema contributivo (oltre a tutte quelle realtà che applicano il calcolo per una parte degli iscritti) hanno la facoltà di stabilire l’ammontare del contributo integrativo da un minimo del 2% a un massimo del 5%.
È altresì possibile destinare una parte del contributo integrativo all’incremento dei montanti individuali, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Un regime particolare è quello previsto per i professionisti non iscritti, in quanto già soggetti a un’altra forma di previdenza obbligatoria. In queste fattispecie scatta l’obbligo di pagare un contributo ridotto sui redditi professionali e il 2% a favore delle Casse a titolo di contributo integrativo.
Le prestazioni garantite ai professionisti iscritti riguardano essenzialmente le pensioni e i trattamenti di maternità.
Lavoratori autonomi senza albo e cassa, che contributi versano?
Quanti esercitano per professione abituale, ancorché non esclusiva, un’attività di lavoro autonomo il cui esercizio non obbliga a:
- iscriversi presso appositi albi professionali;
- versare contributi a enti previdenziali di diritto privato (le cosiddette «Casse professionali»);
sono tenuti a iscriversi alla Gestione separata Inps.
I contributi dovuti vengono annualmente comunicati dall’Istituto con apposita circolare. Per l’anno 2024, il documento di riferimento è la circolare INPS n.24 del 29 gennaio 2024.
Nel documento si precisa che, per l’anno corrente, i contributi dovuti dai titolari di partita Iva, iscritti alla Gestione separata e non assicurati presso altri enti previdenziali né pensionati, si determinano applicando ai compensi percepiti un’aliquota complessivamente pari al 26,07%% di cui:
- 25% a titolo di assicurazione per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti (Ivs);
- 0,72% come aliquota contributiva aggiuntiva per finanziare la tutela relativa a maternità, assegni per il nucleo familiare, degenza ospedaliera, malattia e congedo parentale;
- aliquota aggiuntiva pari a 0,35%, per finanziare l’Iscro.
L’imponibile su cui applicare l’aliquota Inps è rappresentato dai redditi derivanti dall’esercizio di arti e professioni ai sensi della normativa fiscale (articolo 53, comma 1 del Tuir). Nello specifico, si prendono in considerazione le somme ottenute dallo svolgimento per professione abituale, ancorché non esclusiva, di attività di lavoro autonomo, diverse dalle imprese commerciali in senso lato, incluso l’esercizio in forma associata di prestazioni rese da persone fisiche, riunite in associazioni senza personalità giuridica. Queste ultime, costituite per l’esercizio in forma associata di arti e professioni.
I contributi dovuti all’Inps (nel limite comunque di un massimale pari per l’anno 2024 a euro 119.650,00 euro) vengono versati dal lavoratore con modello F24.
Il meccanismo di versamento segue quello dell’Irpef (acconti pari al 40%):
- entro il 30 giugno versamento del saldo anno precedente e del primo acconto dell’anno in corso;
- entro il 30 novembre, versamento del secondo acconto per l’anno in corso.
È altresì possibile versare il saldo e il primo acconto nel periodo tra il 1° luglio e il 30 luglio con una maggiorazione dello 0,40% a titolo di interessi.
Il lavoratore ha peraltro la facoltà (ma non l’obbligo) di addebitare ai committenti, in via definitiva, una quota dell’onere contributivo, pari al 4% dei compensi lordi (senza applicazione di massimali) a titolo di rivalsa Inps.
Contributi Inps per artigiani e commercianti
Per artigiani e commercianti è prevista, all’inizio dell’attività, l’iscrizione a un’apposita Gestione speciale presente in Inps.
Il versamento dei contributi ha lo scopo di finanziare l’erogazione delle prestazioni pensionistiche (contributi Ivs - Invalidità, Vecchiaia e Superstiti) e dei trattamenti di maternità.
La base imponibile su cui applicare le aliquote è determinata dall’insieme dei redditi di impresa dichiarati ai fini fiscali e relativi allo stesso cui la contribuzione si riferisce, nel rispetto dei seguenti minimali e massimali (comunicati per l’anno 2024 con la circolare Inps 33 del 7 febbraio 2024:
- imponibile minimo annuo 2024 euro 18.415 euro;
- massimale di reddito annuo 2024 (entro il quale sono dovuti i contributi Ivs) pari a euro 91.680 euro.
Per i lavoratori privi di anzianità contributiva, e iscritti a partire dal 1° gennaio 1996, il massimale annuo corrisponde a euro 119.650 euro.
Le aliquote contributive (a valere sempre per l’anno 2024) per la fascia di reddito fino a euro 55.008 euro le aliquote sono pari a:
- 24% per gli artigiani e 24,48% per i commercianti in caso di titolari di qualunque età e collaboratori di età superiore ai 21 anni;
- 23,70% per gli artigiani e 24,18% per i commercianti per i collaboratori di età non superiore ai 21 anni.
In presenza di un reddito imponibile tra 55.008 euro le aliquote corrispondono a:
- 25% per gli artigiani e 25,48% per i commercianti, se trattasi di titolari di qualunque età e collaboratori di età superiore ai 21 anni;
- 24,70% per gli artigiani e 25,18% per i commercianti, nei confronti dei collaboratori di età non superiore a 21 anni.
Il versamento dei contributi avviene con modello F24 secondo un sistema di acconto nell’anno di competenza, e saldo nell’anno successivo.
Il pagamento dei contributi dovuti sul minimale rispetta le seguenti scadenze:
- 16 maggio;
- 20 agosto;
- 18 novembre;
- 17 febbraio (2025).
Al contrario, sui redditi eccedenti il minimale, il versamento dei contributi avviene con acconti e saldi alle scadenze previste per l’Irpef.
A differenza dei professionisti con cassa e senza cassa, gli artigiani e commercianti sono chiamati al versamento contributivo indipendentemente dai redditi conseguiti e questo significa che, anche in mancanza di entrate, i contributi minimi annuali andranno versati lo stesso.
Lavoratori agricoli e contributi Inps
L’iscrizione alla Gestione speciale dell’assicurazione Ivs presso l’Inps è obbligatoria per:
- coltivatori diretti, coloni e mezzadri, oltre a quanti appartengono ai rispettivi nuclei familiari ed esercitano le stesse attività;
- imprenditori agricoli professionali.
I contributi dovuti sono rapportati al reddito imponibile degli iscritti, corrispondente all’ammontare del reddito agrario, distinto in quattro fasce cui viene attribuito per convenzione un determinato numero di giornate lavorative.
In sostanza, il contributo a carico di ciascun lavoratore varia in base alla fascia di appartenenza dell’azienda e si calcola applicando l’aliquota al reddito convenzionale imponibile. Quest’ultimo si ottiene moltiplicando le giornate convenzionali per il reddito medio giornaliero, pari a euro 59,66.
Di conseguenza:
- per la fascia di reddito fino a 232,40 euro per un numero convenzionale di giornate corrispondente a 156 il reddito imponibile è 9.306,96 euro (59,66 * 156);
- nella fascia di reddito da 232,41 a 1.032,91 euro il numero convenzionale di giornate è 208, pertanto il reddito imponibile ammonta a euro 12.409,28;
- nella fascia di reddito da 1.032,92 a 2.324,05 euro a fronte di un numero convenzionale di giornate pari a 208 il reddito imponibile è 15.511,60 euro;
- la fascia di reddito a partire da 2.324,06 euro per un numero convenzionale di giornate pari a 312 ha un reddito imponibile di 18.613,92 euro.
Le aliquote da applicare alla retribuzione imponibile, a partire dal 2018, sono pari, tanto per la generalità delle aziende quanto per quelle situate in zone svantaggiate, al 24%.
Oltre ai contributi per la pensione, i lavoratori agricoli sono tenuti a versare un contributo addizionale pari a 0,68 euro (a giornata) cui si aggiunge un contributo annuo di maternità fissato a euro 7,49.
Il versamento dei contributi avviene con modello F24, in quattro rate con scadenza il giorno 16 dei mesi di luglio, settembre, novembre e gennaio.
Partite Iva in regime forfettario: quanto contributi versano?
Per chi ha optato per il regime forfettario per la tassazione dei redditi, ci sono importanti sconti anche nel settore contributivo. Per gli artigiani e i commercianti, fermi restando minimali e massimali, è possibile, ogni anno, richiedere una riduzione del 35% dei contributi da versare presentando apposita domanda all’Inps. La domanda, che deve essere presentata solo per il primo anno di adesione, resta valida anche negli anni successivi, fino a quando non si revoca (o non si fuoriesce dal regime forfettario).
Per tutti gli altri, sia professionisti con cassa che autonomi iscritti alla Gestione Separata Inps, il calcolo dei contributi (con le stesse aliquote, minimali e massimali sopra indicati) non avviene in base al fatturato, ma sulla base del reddito imponibile che si ricava moltiplicando per il coefficiente di redditività il reddito complessivo. Anche sul fronte contributivo, quindi, i forfettari possono contare su importanti agevolazioni.
I lavoratori autonomi che scelgono il regime forfettario, quindi, possono contare su forti sconti anche lato versamento contributivo: non verseranno, infatti, i contributi sull’intero reddito ma solo su quello imponibile.
Facciamo un esempio pratico. Un professionista che guadagna 30.000 euro l’anno con coefficiente di redditività al 67% non verserà i contributi applicando l’aliquota ai 30.000 euro guadagnati ma sulla base imponibile che si ottiene moltiplicando il reddito complessivo per il coefficiente di redditività:
30.000 x 67% = 20.100. I contributi andranno calcolati di 20.100 euro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA