Quando comunicare la gravidanza al lavoro?

Isabella Policarpio

06/03/2020

Per le donne lavoratrici l’attesa di un bebè porta con sé una domanda cruciale: quando e come dirlo al lavoro? In realtà la legge non prevede termini precisi, salvo casi eccezionali. Qui tutto quello che c’è da sapere.

Quando comunicare la gravidanza al lavoro?

La donne in gravidanza devono darne immediata comunicazione al datore di lavoro? E cosa succede se non lo fanno? Come sappiamo, le donne incinte godono di particolari tutele da parte della legge, in virtù della delicatezza del loro status.

La domanda cruciale è sempre la stessa: quando e come dirlo ai colleghi e al datore di lavoro?

Precisiamo subito che nessuna donna è costretta a comunicare la gravidanza entro un certo termine, sempre nei limiti del buon senso. Il Testo unico sulla tutela della maternità e paternità impone alla donna l’obbligo di preavviso prima del periodo di congedo, ma non dice nulla sul quantum.

Le cose possono cambiare quando l’attività svolta è pericolosa per il feto o per la donna incinta, ad esempio perché prevede il contatto con sostanze tossiche o il sollevamento di pesi. In queste ipotesi, il periodo di preavviso è indicato nel CCNL di categoria, che bisogna consultare attentamente.

In questo articolo faremo il punto sull’obbligo di comunicazione della gravidanza e sulle conseguenze che scaturiscono in ambito di lavoro.

Quando comunicare la gravidanza?

La notizia di una gravidanza è un avvenimento di cui gioire, ma che, purtroppo, spesso si accompagna alla paura di comunicare il lieto evento al datore di lavoro. In genere si attende sempre il terzo mese prima di comunicare di essere incinte, questo perché passato il terzo mese diminuisce notevolmente il rischio di aborti spontanei. Ma cosa fare al lavoro? Per rispondere a questa domanda dobbiamo affidarci alla legge.

Il Testo Unico a tutela della maternità e paternità (d.lgs. 151/2001) non impone alcun obbligo in capo alla donna in gravidanza di darne comunicazione, salvo un “ congruo preavviso”, necessario al datore di datore per trovare un o una sostituta. In genere le donna comunicano la gravidanza intorno al quarto mese, anche perché il pancione inizia a farsi evidente.

Comunicazione gravidanza per lavori a rischio

Quanto detto è una regola generale ma che subisce delle eccezioni quando la donna è impiegata in attività particolarmente faticose e quindi a rischio. La legge vuole tutelare sia la mamma che il bambino, per questo impone la maternità anticipata. Tale obbligo è espressamente contenuto nei CCNL di categoria. In questi casi la donna deve comunicare la gravidanza al datore di lavoro non appena ne viene a conoscenza, e questo le consentirà di essere spostata ad attività meno gravose e faticose, pur mantenendo la stessa retribuzione di prima. In alcune tipologie di contratti, se la dipende è incinta deve interrompere completamente l’attività lavorativa (per esempio nei lavori a contatto con sostanze chimiche e tossiche).

Gravidanza a rischio, cosa fare?

Come abbiamo visto, a meno che non si tratti di una mansione ad alto rischio, la lavoratrice può continuare a lavorare per tutta la gravidanza. Infatti è venuto meno l’obbligo di andare in maternità due mesi prima della data prevista del parti e tre mesi dopo. Le cose cambiano quando la gravidanza è a rischio e quindi la donna deve stare in assoluto riposo ed evitare ogni spostamento.

In questo caso il preavviso al datore di lavoro va dato il prima possibile, tenendo in considerazione quella che è la situazione clinica. La gravidanza a rischio deve essere confermata da apposita certificazione medica e consegnata in azienda.

Come comunicare la gravidanza al datore di lavoro?

Anche in questo caso non ci sono delle regole ben precise; la lavoratrice quindi può comunicare la gravidanza al datore di lavoro nel modo che ritiene più consono. Solitamente se ne dà comunicazione a voce, ma ci sono lavoratrici che preferiscono darle un tono ufficiale inviando una raccomandata a/r all’azienda.

La paura del licenziamento

Il timore di comunicare al lavoro di essere incinte è legato molto spesso alla paura del licenziamento. Vi assicuriamo però che questa paura è immotivata: la legge impone che per tutta la durata della gravidanza e fino al compimento del primo anno di età del bambino le donne non possono essere licenziate. Questo anche se il datore di lavoro non è a conoscenza della gravidanza. Invece se la donna lo desidera può recedere dal contratto. Altri dettagli nel nostro articolo di approfondimento:

Iscriviti a Money.it