Alzarsi da tavola ed uscire senza pagare: vediamo quando e perché questo è possibile senza incorrere in una violazione della legge.
Potrà sembrare strano, ma ci sono delle situazioni in cui non siamo tenuti a pagare prima di uscire dal ristorante in cui abbiamo appena consumato un pasto.
Saldare il conto è la norma, anzi è obbligo di legge, ma in casi particolari il cliente non è tenuto ad adempiere a questo dovere nei confronti dell’esercente.
Non si tratta di fare i furbi o accampare scuse per risparmiare dopo un pranzo o un cena fuori, è proprio il diritto a regolare queste specifiche dinamiche.
Esistono infatti delle eccezioni ed è sempre bene conoscerle nel caso in cui ci sia la necessità di far valere il proprio diritto di consumatore davanti ad un servizio inadeguato o scadente. Vediamo quali.
Quando e perché possiamo non pagare al ristorante
La situazione classica in cui un commensale siede al tavolo di una qualsiasi ristorante sottintende la volontà del proprietario e del cliente di adempiere al contratto che le due parti stipulano: offerta di beni e servizi in cambio di un pagamento in denaro.
Sono vari però gli scenari in cui - da parte del gestore del locale - non viene rispettato questo tacito accordo:
- mancanza di listino prezzi;
- prezzi maggiorati non dichiarati;
- offerta di pietanze diverse da quelle riportate sul menù.
Una delle premesse più intuitive che si sottintende al rapporto ristoratore-cliente è che la richiesta dell’avventore sia soddisfatta dallo chef. Ordinando un piatto ci si aspetta che sia proprio quella la portata che ci sarà servita. Si tratta di una vera e propria frode in commercio quando al posto di un piatto ce ne viene servito un altro facendolo volontariamente passare per ciò che invece avevamo chiesto.
Questo fa sì che qualsiasi cambiamento non segnalato nel processo di preparazione è un buon motivo per contestare il conto una volta arrivati alla cassa. Far notare la presenza d’ingredienti diversi da quelli dichiarati in forma totale o parziale è quindi un legittimo diritto del commensale poiché, in casi di episodi allergici ad esempio, è la stessa salute del cliente ad essere messa in gioco.
Per lo stesso motivo i ristoratori sono chiamati per legge a segnalare la presenza di possibili allergeni all’interno dei piatti indicati sul menù. La stessa cosa vale per l’indicazione della freschezza del prodotto dal momento che è obbligatorio dichiarare i surgelati e i decongelati impiegati nella preparazione del pasto. Ecco quindi spiegato l’uso degli asterischi in molti menù.
I costi vanno sempre segnalati
Connessa a queste possibili cause di contestazione poi ci sono quelle specificatamente legate al menù che, sempre secondo la legge, è una documentazione che deve essere necessariamente fornita dal personale di sala ai commensali nonché un’informazione che deve essere visibilmente esposta all’esterno del locale stesso. Quante volte invece il caposala o altri camerieri hanno declamato a voce i piatti del giorno o affisso cartelli con i consigli dello chef senza riportarne i costi. La pratica è tristemente comune, ma chi entra nel locale ha invece il diritto a conoscere preventivamente il prezzo delle pietanze e non gli può essere negato.
La legge in materia parla chiaro: chi non rispetta questa norma rischia anche una multa di ben 308 euro.
Stesso discorso vale quindi per qualsiasi spesa aggiuntiva rispetto ai piatti ordinati che non potrà costituire una sorpresa inaspettata per il cliente una volta arrivato il momento del conto. Si sono infatti sempre dichiarare i costi del coperto e modifiche opzionali alle portate del menù poiché, anche in questo caso, non vi è trasparenza da parte del ristoratore.
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