Nato nel 2018 per iniziativa di Enrico Mentana, Open ha ottenuto relativamente presto un contratto da Facebook per il servizio di fact checking, probabilmente decisivo per risanare i bilanci.
Nel 2021 Facebook ha scelto, secondo criteri non resi pubblici, un ristretto gruppo di società private per la «verifica indipendente» delle notizie che circolavano sulla piattaforma stessa in modo da poter procedere alla gestione dei contenuti condivisi dagli utenti che fossero giudicati «falsi», «non verificati» o «fuori contesto» da questi stessi fornitori esterni di valutazioni di veridicità.
Da quel che abbiamo potuto sperimentare empiricamente come utenti le conseguenze di tali giudizi sono andate dalla rimozione dei contenuti a interventi algoritmici simili allo «shadow ban», ovvero contenuti formalmente presenti sul social ma non mostrati alla rete di contatti di chi ha condiviso, una specie di piccolo buco nero, e in effetti una forma di pseudo dark-web, nei profili di milioni di utenti.
In altri casi le valutazioni hanno portato all’apparizione di disclaimer sui post condivisi quando erano citate fonti che non avevano passato il controllo dei fact checkers. [...]
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