Lo scorso 18 settembre si è tenuto l’atteso meeting della Federal Reserve. La Banca centrale statunitense ha tagliato per la seconda volta nell’anno i tassi, portandoli all’intervallo 1,75-2%. Il ciclo di ribassi continuerà per tutto il 2019?
Lo scorso 18 settembre si è tenuto uno degli eventi più attesi del mese: la riunione della Federal Reserve. La Banca centrale americana ha deciso di tagliare il costo del denaro di 25 punti base per la seconda volta consecutiva, portandolo all’intervallo di 1,75-2%.
Oltre a questo, nella sua conferenza stampa, il chairman dell’istituto, Jerome Powell ha affermato che, sebbene l’oulook sull’economia Usa sia favorevole vi sono dei rischi i quali, se si dovessero materializzare, porterebbero la Fed a tagliare ulteriormente i tassi. Non solo. Per Powell, il bilancio della Federal Reserve avrebbe la possibilità di tornare ad aumentare.
Spaccature all’interno del board
La mossa ampiamente scontata di un taglio dei tassi di interesse di 25 punti base ha visto tre dissensi all’interno del Comitato: Esther George (Federal Reserve Bank di Kansas City) ed Eric Rosengren (Federal Reserve Bank di Boston) hanno votato per nessun abbassamento del costo del denaro, mentre James Bullard (Federal Reserve Bank di St. Luis) premeva per un taglio più deciso, pari a 50 punti base.
La spaccatura all’interno del board riflette una spaccatura dei membri sulle mosse di politica monetaria da adottare, situazione simile a quella della BCE.
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Da quanto emerge dai dati reperiti dalla piattaforma Bloomberg, le probabilità sono a favore di un altro taglio dei tassi nel meeting di dicembre, mentre nella riunione di politica monetaria del prossimo 30 ottobre dovrebbero restare fermi.
Probabilità implicite sul taglio dei tassi della Fed. Fonte: Bloomberg
Nello specifico, per l’ultimo meeting della Fed del 2019, le probabilità di un taglio sono pari al 68,3%.
Per la riunione di ottobre però, si deve considerare il fatto che la Federal Reserve potrebbe non voler scatenare un’eccessiva volatilità sui mercati causata dalla delusione degli operatori.
Saranno quindi da valutare attentamente gli sviluppi sulla trade war tra Usa e Cina e i prossimi dati macroeconomici che verranno pubblicati, in quanto l’istituto centrale a stelle e strisce sta diventando sempre più data-dependent.
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