Siamo uno dei paesi europei dove le accise pesano maggiormente sul costo finale della benzina. Queste sommate all’Iva portano ad un prelievo statale incredibile.
Negli ultimi giorni si è ritornati a parlare fortemente del problema energetico e in particolare dell’aumento del costo di benzina e gasolio dopo la fine dello sconto sulle accise introdotto dal governo Draghi e terminato lo scorso 31 dicembre. Era lo scorso mese di marzo quando il premier Mario Draghi decise un taglio di 30 centesimi sulle accise per contrastare il rincaro record del prezzo del carburante che arrivò abbondantemente sopra i 2 euro al litro. Il nuovo esecutivo ha poi portato lo sconto nell’ultima parte del 2022 a 18 centesimi fino al 31 dicembre decidendo poi di non rinnovare la misura.
Così a partire dal primo giorno del 2023 il prezzo praticato dai distributori di benzina è tornato a salire attestandosi in media sopra gli €1,80 al litro. Giorgia Meloni è stata criticata per questa scelta che ha difeso a spada tratta giustificandola con il fatto di voler usare tali soldi finanziando misure a difesa delle fasce più deboli. Alla luce delle accise tornate a pesare fortemente sul prezzo finale e dell’Iva che è al 22%, la cifra che va allo Stato per ogni litro di benzina è davvero considerevole. Vediamo quanto.
Quanto va allo Stato per ogni litro di benzina
Per capire quanto pesano le varie componenti su un litro di benzina basta osservare i dati pubblicati settimanalmente dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Gli ultimi sono risalenti al 9 gennaio quando i prezzi medi della benzina praticata dai distributori era di 1,812 euro al litro. Su questo prezzo pagato dagli automobilisti pesano ben 1,054 euro tra accise e imposte. Nello specifico 0,326 sono i costi dell’Iva che è al 22%, e 0,728 sono la lunga lista di accise introdotte dal Governo nei vari anni per finanziare diversi avvenimenti, alcuni risalenti anche a tantissimi anni fa.
Al distributore restano quindi circa 75 centesimi al litro che ovviamente non vanno tutti nelle tasche degli imprenditori. Una parte serve per ripagare il prezzo all’ingrosso della verde che pesa per circa un terzo del prezzo finale. Poi ci sono i costi di stoccaggio, trasporto, distribuzione e il guadagno dei vari intermediari.
Alla fine ciò che resta in mano ai gestori delle stazioni di servizio sono circa il 10-12% del prezzo segnato alla pompa. Parliamo attualmente di 18 centesimi al litro che sono però di fatturato lordo a cui poi il titolare dovrà pagare ulteriori tasse.
Per quanto riguarda il gasolio la situazione invece è leggermente diversa visto che ad oggi costa qualche centesimo in più. Su una media nazionale di 1,868 euro al litro, l’Iva pesa per 0,336 euro, mentre le accise 0,617 euro. Il netto per il gestore ammonta in questo caso a 0,913 al litro. Ma i guadagni non sono maggiori perché ad aumentare sono i costi di produzione e distribuzione. Quindi alla fine ciò che resta in mano a chi gestisce i distributori di benzina è una cifra lorda molto simile a quella della verde.
Siamo uno dei paesi dove le accise pesano di più
L’Italia resta uno dei paesi dove le accise pesano maggiormente sul prezzo finale della benzina. Anche se ormai si tratta di un’accisa unica, alcuni finanziamenti risalgono a circa 80 anni fa. Come quello per l’invasione italiana dell’Etiopia, nel 1936, ancora presente tra le componenti che gravano sul costo del carburante. E poi ci sono le accise per la crisi di Suez, l’alluvione di Firenze, il terremoto dell’Irpinia. Tra le più gravose quelle per il finanziamento della missione Onu in Libano e il contributo per la crisi in Bosnia, parliamo di circa 10 centesimi al litro. Le più recenti sono state introdotte nel 2011 per la crisi migratoria della Libia e il decreto salva Italia: 12 centesimi totali.
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