Dopo il boom di interesse - che ha portato il volume degli scambi in rialzo del 21.000% in un solo anno, su questo settore la bolla speculativa sta per scoppiare (se non l’ha già fatto).
Solo due anni fa non si faceva che parlare di NFT. I non-fungible token sembrano essere il futuro del mondo decentralizzato. Eppure, oggi, la situazione non sembra così rosea. Anzi, c’è chi è sicuro che il settore fosse in bolla speculativa e che questa sia finalmente scoppiata.
L’idea degli NFT proiettati alla conquista del mondo grazie alla registrazione su blockchain della proprietà di prodotti precedentemente difficilmente «possedibili» - come foto, meme e molto altri beni digitali - sta svanendo giorno dopo giorno.
A pesare sul settore le conseguenze del fallimento di FTX e il successivo «crypto winter», che ha fatto aumentare la sfiducia nei confronti della finanza decentralizzata.
La bolla speculativa sugli NFT
Una bolla speculativa nasce e si gonfia quando il valore di mercato di un determinato prodotto o asset finanziario supera il suo valore intrinseco.
Nel caso degli NFT, le evidenze provenienti dai dati mostrano come i prezzi di mercato dei token non fungibili sia salito rapidamente alle stelle, spesso accompagnato da un clamore incontrollato e dall’afflusso di un alto ammontare di investimenti a fini speculativi, che va ad aumentare ulteriormente le valorizzazioni dei token facendole salire al di sopra del loro valore effettivo.
A un certo punto, però, come successo in occasione della bolla delle dotcom sul finire degli anni ’90 e con la bolla immobiliare negli Stati Uniti nel 2007, la domanda inizia a calare, generando un crollo sul mercato e lo scoppio della bolla speculativa.
La bolla sugli NFT è stata generata dall’euforia del mercato, che ha innescato un trend rialzista capace di portare i prezzi a livelli esagerati fin dall’inizio, quando l’arte digitalizzata veniva venduta a livelli già allora poco comprensibili. Quella che si è scatenata è stata una vera e propria febbre dell’oro, una corsa ad investire ed esporsi alla nuova opportunità legata all’innovazione e alla tecnologia a che potesse portare profitti, come blockchain e criptovalute erano riuscite a fare solo pochi anni prima.
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Ben lontane dall’essere dei meri eventi occasionali, le bolle speculative sono necessarie all’interno di un ciclo di mercato affinché si arrivi ad una correzione delle valutazioni, evento capace - nella teoria - di portare il tutto in equilibrio. Nel caso specifico degli NFT, qualora i prezzi dovessero continuare a scendere, ci ritroveremmo davanti alla prima vera bolla speculativa nel settore.
Le caratteristiche attuali del mercato degli NFT mostrano che la bolla è pronta a scoppiare (o che lo è già, dipende dalle opinioni), ma potrebbe non essere la fine. Anzi. Potremmo piuttosto stare guardando un bambino che, semplicemente, sta crescendo e cambia le sue sembianze, soprattutto considerando la quantità di potenziale del settore non ancora esplorato.
La bolla degli NFT è scoppiata?
Partiamo dalle origini: possiamo collocare l’inizio della bolla degli NFT nel gennaio 2022, quando il volume degli scambi è salito alle stelle a quota 17,6 miliardi di dollari, per un aumento del 21.000% rispetto all’anno precedente (fonte: Nonfungible.com). Nello stesso report si rileva che gli utenti attivi, calcolati in base al numero di portafogli crittografici registrati, erano passati da 89.000 a 2,5 milioni, mentre il numero di acquirenti era aumentato di quasi il 3.000% e quello dei venditori del 3.700%.
Oggi, il calo dei prezzi, i volumi di scambio bassi e la minore copertura mediatica sono tutti segnali per cui la bolla starebbe per scoppiare.
Reuters ha iniziato a parlare di uno scoppio della bolla ad aprile dello stesso anno, ma il settore ha inaugurato un confronto concreto sul tema solo in autunno. Il consensus punta fatto che la bolla degli NFT sia scoppiata nell’ultimo trimestre 2022.
OpenSea, piattaforma leader sul mercato, ha registrato un calo del 97% nel volume degli scambi, secondo DappRadar. Le vendite hanno raggiunto il picco di 405,75 milioni di dollari il 1° maggio 2022. Oggi si aggirano attorno ai 10 milioni di dollari, in recupero dal minimo storico a quota 3,98 milioni di dollari registrato lo scorso novembre.
I portafogli attivi sono quasi dimezzati e la bassa partecipazione al mercato dimostra una perdita di fiducia da parte dei consumatori. I dati su Google Trends confermano il calo della copertura mediatica e dell’interesse del pubblico: la ricerca del termine «NFT» è scesa del 92% in un anno in Italia, in linea con quanto apprezzato nel resto dei Paesi occidentali.
Quale futuro per gli NFT?
Nonostante l’impatto negativo sugli NFT generato dal fallimento di FTX, dalla regolamentazione, dal nodo del copyright e dal ribasso delle quotazioni delle criptovalute, non sembra che gli appassionati siano pronti a rinunciare agli NFT.
Il mercato degli NFT è indubbiamente utile a fornire valore a determinati prodotti che altrimenti avrebbero difficoltà ad essere autenticati e commercializzati. Sarebbe utile utilizzare questa tecnologia esclusivamente per preservare la proprietà e i futuri cambi di proprietà tra le parti.
Gli NFT, infatti, posso davvero (e ancora) rivoluzionare il mondo, potendo essere utilizzati ad esempio per registrare la proprietà di auto, case e altri beni fisici, dicendo addio a contratti falsi e truffe.
Alcuni esperti trovano gli NFT, invece, più adatti nell’ambito del Web3, più nello specifico in casi d’uso reali rispetto a quelli che sono stati applicati finora. I non-fungible token hanno diverse caratteristiche legate alla blockchain che li rendono utili e integrabili con il Web3, una versione decentralizzata di Internet che consente agli utenti di possedere i propri dati. In quanto token unici scritti sulla blockchain, gli NFT hanno la capacità di fornire in modo trasparente la prova della proprietà di «cose» come opere d’arte, musica, dati, asset nei giochi online, documenti personali e altro ancora. Un’interconnessione sempre più forte tra NFT e Web3 potrebbe traghettare Internet verso la terra promessa votata alla decentralizzazione.
Lasciare che gli NFT si estinguano prima che abbiano avuto la possibilità di mostrare le loro più disparate funzionalità sarebbe davvero un gran peccato.
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