Ponte sullo Stretto, ancora problemi per Matteo Salvini. C’è addirittura una legge che lo vieta, per il rischio sismico di alcune zone del territorio calabrese. Come è potuto accadere?
Sono ormai decenni che si discute del Ponte sullo Stretto di Messina, con polemiche che si fanno sempre più accese da quando il ministro Matteo Salvini si sta mobilitando per far diventare realtà questo progetto, nonostante le numerose perplessità. Come se non bastassero i problemi relativi alle risorse, alla sicurezza e al territorio, ecco una nuova beffa: una legge vieta il Ponte sullo Stretto. Forse sarà possibile ripensare il progetto per realizzarlo comunque senza violare la normativa, ma è naturale iniziare a pensare che intorno al Ponte si stiano già collezionando più problemi che possibili vantaggi.
Anche perché è probabile che il superamento di questo ostacolo, laddove possibile, richieda un ulteriore investimento che nessuno è pronto ad elargire, considerando le difficoltà già attualmente presenti. E rimane comunque piuttosto preoccupante scoprire l’esistenza di un riferimento normativo che contrasta con il progetto tecnico, alla luce di tutto il tempo dedicato a pensare questa struttura e all’attenzione politica e mediatica che attrae. Eppure, c’è un bel problema, e a rilevarlo è stato l’ingegnere Paolo Nuvolone con uno studio destinato a mettere, se non un freno, un rallentamento alle tempistiche realizzazione del Ponte e all’inizio dei lavori, auspicato dal ministro Salvini già entro l’estate.
Questa legge vieta il Ponte sullo Stretto
Lo studio dell’ingegnere Paolo Nuvolone, presentato al consiglio comunale di Villa San Giovanni che a breve sarà depositato alla commissione ministeriale, rileva un ostacolo importante alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, perlomeno per come è previsto ora dal progetto. Il problema deriva dal fatto che la costruzione poggerebbe su un’area sismica, dove la legge impone un’assoluta inedificabilità, con particolari doveri per le costruzioni già presenti e non delocalizzabili in merito al Programma zone instabili.
La questione è stata sollevata anche dall’agenzia spaziale Copernicus, che ha rilevato la presenza di una (ulteriore) faglia attiva proprio nel territorio interessato dalla costruzione. Secondo la Stretto di Messina, invece, il progetto sarebbe del tutto sicuro perché non dovrebbe intaccare aree pericolose. Gli esperti sismologi, tuttavia, ritengono che la progettazione di questa infrastruttura dovrebbe approfondire in modo completo i dati sul movimento della faglia, la sua accelerazione e le dimensioni.
Lo studio dell’ingegnere Nuvolone, inoltre, rileva proprio l’incompatibilità del progetto rispetto alla normativa edilizia in zone sismiche e in particolare alla legge della Regione Calabria n. 40 del 31 dicembre 2015, spinta dagli studi sulle faglie attive nel territorio e ovviamente dalla tragedia del terremoto dell’Aquila del 2009. In particolare, sarebbero posizionati nell’area non edificabile i punti di ancoraggio, il pilone, il pontile e gli svincoli. Lo studio mostra chiaramente a confronto l’immagine del progetto con la rappresentazione della faglia, comprendente le aree di sicurezza di 200 metri per lato.
Queste ultime corrispondono infatti al cosiddetto piano di rottura principale e all’estensione dei possibili fenomeni di deformazione del terreno. La normativa è davvero molto dettagliata sul punto, individuando distanze precise suddivise per rischio e con i relativi limiti. L’ingegnere Pietro Cucci, della Stretto di Messina, assicura invece che il progetto tenga conto del rischio sismico. Possibile che al Comune di Villa San Giovanni siano giunte le mappe sbagliate?
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E adesso?
Assurdo pensare che un progetto di rilevanza nazionale portato avanti dal governo possa ignorare la normativa locale, soprattutto se in una materia tanto importante quanto il rischio sismico. Eppure, anche il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica è fortemente contrario al progetto, come dimostra la relazione tecnica che comprende ben 239 osservazioni critiche. Fra queste, si accusa proprio il mancato aggiornamento rispetto alla normativa più recente, considerando proprio che la progettazione del Ponte sullo Stretto è stata lunga, frammentata travagliata.
Di fatto, pare proprio che il progetto del 2011 non sia stato poi aggiornato rispetto alla normativa arrivata in seguito, pur essendo molto severa in merito. A meno che ci sia un errore nelle mappe, è certo che il Ponte sullo Stretto non si può fare seguendo il progetto attuale. Bisognerebbe rivederlo nel pieno rispetto della normativa sul rischio sismico, ammesso che ciò sia possibile, accompagnandosi magari a esperti sismologi. Ad ogni modo, non si tratta certo di un dubbio piacevole per i cittadini, tanto meno per le amministrazioni, e non è nemmeno l’unico.
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