Debito pubblico di Italia e BTP al test delle agenzie di rating. Un altro punto a favore del governo Meloni è appena arrivato.
È appena arrivato un altro punto a favore dei BTP e del governo Meloni, firmato dall’agenzia di rating Morningstar DBRS.
Ieri, venerdì 25 ottobre 2024, esattamente una settimana dopo il verdetto positivo arrivato dalla collega Fitch, Morningstar DBRS ha rivisto al rialzo l’outlook sul rating del debito pubblico dell’Italia, da “stabile” a “positivo”.
Niente upgrade, invece, sul rating, che è stato confermato a “BBB”. Il riferimento è al giudizio di DBRS sul debito di lungo termine dell’emittente (noto come Long-Term Foreign and Local Currency).
Reiterata anche la valutazione di breve termine (Short-Term Foreign and Local Currency) al livello “R-1 (low)”: in questo caso l’outlook è stato lasciato invariato a “stabile”.
L’agenzia di rating ha motivato l’upgrade dell’outlook con la prospettiva di un miglioramento dei conti pubblici italiani:
“Il trend positivo riflette l’opinione di DBRS, secondo la quale il miglioramento atteso del percorso fiscale di medio termine dell’Italia mitiga i rischi associati al rapporto del debito pubblico (rispetto al PIL), che rimane molto alto”.
Ancora, nella nota dell’agenzia di rating, si legge che il miglioramento “è rafforzato dalla ripresa migliore delle attese dell’Italia dagli shock recenti, dalla performance solida del mercato del lavoro, e dai segnali di una crescita del PIL potenziale più alta delle attese”.
Morningstar DBRS ha ricordato che “il governo ha rivisto al ribasso le proiezioni per il deficit fiscale per il 2024 al 3,8% del PIL dal 4,3% del PIL, grazie principalmente alle attese di entrate fiscali più alte e alla revisione al rialzo del PIL nominale”.
Ricordato anche il fatto che “il governo si impegna con il suo Piano Strutturale di bilancio di medio termine a una crescita della spesa netta in linea con le nuove regole di governance economica dell’Europa (Patto di Stabilità e di crescita)” e che questi impegni - sempre secondo le stime dell’esecutivo guidato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni - “porteranno il deficit a scendere al di sotto della soglia del 3%, condizione richiesta per uscire dalla Procedura di infrazione per deficit eccessivo, entro il 2026, un anno prima del previsto, ponendo il rapporto debito-PIL su una traiettoria al ribasso a partire dal 2027”.
A dispetto dello scetticismo evidente mostrato dall’FMI-Fondo Monetario Internazionale, Morningstar DBRS ha dunque fiducia nella capacità del governo Meloni di ottemperare ai diktat europei.
L’attenti di DBRS: miglioramento conti dipendente da natura permamente entrate
“Morningstar DBRS ritiene che il piano fiscale dell’Italia sia credibile, ma avverte che il miglioramento della posizione fiscale dipende dalla natura permamente delle entrate fiscali più alte e da un aggiustamento fiscale sostenuto nell’arco di un periodo di tempo prolungato”.
Di conseguenza, “Morningstar DBRS valuterà l’attuazione del piano di medio termine del governo e la capacità del governo di sostenere l’aggiustamento fiscale nel corso del tempo”. Frasi, queste dell’agenzia di rating, che confermano come l’istituzione non possa mettere la mano sul fuoco e asserire con sicurezza che l’Italia riuscirà davvero a risanare i conti:
dubbio più che lecito, se si guarda ad alcune misure che, di natura permanente, sembrano avere davvero poco, come quei sacrifici richiesti a banche ed assicurazione, che si sostanziano praticamente in un anticipo di cassa e non in una misura strutturale, sebbene l’importo più alto delle attese a carico degli istituti di credito, per gli anni 2025 e 2026.
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Ecco perché DBRS ha premiato l’Italia
Di seguito, i motivi che hanno indotto Morningstar ad alzare l’outlook sul rating e a confermare il rating sul debito pubblico dell’Italia, in sostanza dei suoi titoli di Stato BTP & Co., a “BBB”.
Citati diversi fattori: intanto, “l’Italia beneficia dalla sua appartenenza all’Unione europea (UE), così come del sostegno e dell’elevata credibilità della Banca centrale europea (BCE)”.
Inoltre, “l’economia (italiana) è grande e diversificata, sostenuta dal secondo settore manifatturiero più grande dell’Europa e da un settore dei servizi resiliente”.
Ancora, è stata menzionata la rapida ripresa dei conti delle partite correnti, così come la posizione netta sull’estero (NIIP) positiva.
Infine, “l’indebitamento del settore privato è tra i più bassi dei Paesi avanzati, e il sistema bancario italiano versa in una posizione più forte che in passato in termini di capitalizzazione e di asset netti deteriorati”.
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Morningstar DBRS di certo non ha tralasciato quelli che sono gli elementi di vulnerabilità dei conti pubblici italiani, in primo luogo il “livello molto alto del debito pubblico, i deficit fiscali elevati dalla pandemia, la crescita debole del PIL potenziale, e un contesto politico che ha ostacolato la capacità dell’Italia di far fronte alle sfide economiche”.
Focalizzandosi sull’elevato debito-PIL, Morningstar DBRS ha scritto che l’immensa zavorra, unita al “peso della spesa per gli interessi, rende il Paese vulnerabile agli shock e limita lo spazio di manovra fiscale per ulteriori misure del governo”.
L’agenzia di rating ha fatto notare che il “rapporto debito-PIl è stato pari al 134,8% nel 2023, inferiore al 137,3% precedentemente atteso, principalmente grazie alla revisione al rialzo del PIL nominale”, aggiungendo che il ratio “è solo di poco superiore a quello del livello precedente la pandemia (133,8% del PIL) e ben al di sotto del picco del 154,3% del 2020”: una traiettoria decisamente ribassista per il rapporto che, secondo DBRS, è stata dovuta alla “forte crescita nominale, in parte dovuta all’elevata inflazione”.
Messe in evidenza anche le previsioni sul debito-PIL contenute nel Piano Strutturale di Bilancio stilato dal governo Meloni, con il rapporto atteso salire fino al 137,8% del PIL nel 2026, prima di una discesa (a partire dal 2027) al 134,9% nel 2029 e al 132,5% nel 2031.
Un outlook credibile? Sì, se il governo Meloni riuscirà a concretizzare nella realtà il percorso fiscale delineato nel Piano Strutturale di Bilancio.
DBRS ha rimarcato infatti che “il trend al ribasso del rapporto debito-PIL di medio termine dipenderà dalla capacità del governo di riportarlo a livelli vicini al periodo pre-pandemico con un avanzo primario all’1,9% nel 2028, e successivamente al 2,4%, come previsto nel PSB”.
Nel Piano Strutturale di Bilancio si legge a tal proposito che “l’avanzo primario strutturale conseguito alla fine del periodo settennale di aggiustamento, pari al 3,2 per cento del PIL, garantisce che nei dieci anni successivi alla fine di tale periodo, e in assenza di ulteriori misure di correzione fiscale, il rapporto debito/PIL sia posto su una traiettoria plausibilmente discendente e che l’indebitamento netto continui a essere mantenuto al di sotto del 3 per cento del PIL”.
In questo contesto, ha sottolineato Morningstar DBRS “una riduzione dei depositi di liquidità del Tesoro e una vendita di asset pari all’1% del PIL in un orizzonte di tre anni dovrebbero contribuire alla riduzione del debito”. L’agenzia di rating definisce “questi obiettivi ambiziosi, ma possibili”, dando così fiducia all’Italia di Meloni, e dunque, ai BTP.
Rimane aperta la questione della natura delle entrate fiscali che il governo Meloni ritiene di poter incassare nei prossimi anni:
“Il governo prevede che il deficit fiscale scenderà al 3,8% del PIL nel 2024 rispetto al 7,2% del PIL nel 2023, grazie principalmente all’eliminazione graduale del Superbonus”.
Morningstar DBRS ha rimarcato le aspettative da parte del governo di “entrate fiscali più alte”, destinate secondo i piani dell’esecutivo a diventare “ permamenti , a vantaggio della traiettoria fiscale di medio termine”: uno scenario che Morningstar DBRS ha scritto di considerare “probabile, ma che dovrà essere confermato dai futuri flussi di cassa”.
Non poteva mancare il riferimento agli anticipi di cassa che il governo Meloni ha preteso dalle banche e dalle assicurazioni. L’agenzia di rating ha parlato tuttavia di “entrate fiscali più alte provenienti dalle banche e dalle assicurazioni in modo temporaneo”, così come temporanei sono stati definiti i tagli delle spese dei ministeri.
Di conseguenza, Morningstar DBRS valuterà “ la capacità del governo italiano di sostenere nel corso del tempo l’aggiustamento fiscale richiesto ”: piccolo particolare che ha già alimentato lo scetticismo di diversi economisti e analisti nei confronti della reale abilità del governo Meloni di far scendere il deficit e il debito dell’Italia in modo sostenibile.
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