Reddito di cittadinanza, come aumentare l’importo: 6 consigli utili per riuscirci

Simone Micocci

09/06/2022

Reddito di cittadinanza, come avere una ricarica maggiore? Ecco 6 pratici consigli per aumentare l’importo mensile.

Reddito di cittadinanza, come aumentare l’importo: 6 consigli utili per riuscirci

Reddito di cittadinanza troppo basso? Aumentarlo è possibile, basta seguire alcuni accorgimenti.

Secondo gli ultimi dati Inps, oggi l’importo medio del reddito di cittadinanza è di 561 euro per famiglia; non è un caso che molti si chiedano come fare per aumentarne l’importo visto che non sempre la somma riconosciuta è sufficiente per affrontare tutte le spese.

Per capire cosa fare per aumentare l’importo bisogna in primis fare chiarezza su quali sono le componenti che lo determinano. Nel dettaglio, nel calcolo del reddito di cittadinanza incidono tanto i redditi percepiti due anni prima, quelli indicati nell’Isee ordinario, sia quelli attuali. Per questo motivo, una buona soluzione potrebbe essere quella di provare ad abbassare l’Isee, pratica possibile o togliendo dal nucleo familiare dei componenti con alto reddito oppure effettuando un aggiornamento di redditi e patrimoni ricorrendo al cosiddetto Isee corrente.

Senza dimenticare poi che con l’introduzione dell’assegno unico il reddito di cittadinanza aumenta già in automatico per chi ha figli a carico. Tuttavia, non è detto che l’importo che sta pagando l’Inps è quello a cui avete effettivamente diritto: come spiegato dall’Istituto, infatti, esiste un sistema per aumentare l’assegno unico pagato insieme al reddito di cittadinanza.

A seconda dei casi, quindi, aumentare l’importo del Rdc potrebbe essere più o meno semplice. A tal proposito, ecco qualche consiglio che potrebbe esservi utile.

Aumento del reddito di cittadinanza con l’Isee corrente

Se vi siete mai rivolti a un caf o comunque all’Inps per chiedere il perché di un importo molto basso, questi vi avranno sicuramente parlato dell’opportunità offerta dall’Isee corrente.

Uno degli aspetti più contestati, infatti, è quello per cui il reddito di cittadinanza viene riconosciuto tenendo conto della situazione reddituale e patrimoniale di due anni prima. Ci si chiede se questo non vada a penalizzare coloro che solo nell’ultimo anno hanno vissuto un peggioramento della condizione economica.

Effettivamente con l’Isee ordinario è così, ma è appunto possibile richiedere successivamente il cosiddetto Isee corrente con il quale invece si guarda alla situazione dell’ultimo anno. Questo può essere richiesto - solo dopo aver ottenuto l’Isee ordinario - da coloro che nell’ultimo periodo hanno perso il lavoro, o comunque da chi ha subito una variazione della situazione reddituale complessiva del nucleo familiare superiore del 25% rispetto alla situazione reddituale individuata nell’Isee ordinario.

Una volta presentato l’Isee corrente (che ha una scadenza di 6 mesi), dunque, si avrà un indicatore che inevitabilmente sarà più basso di quello ordinario. Di conseguenza, anche il reddito di cittadinanza, che verrà ricalcolato dall’Inps, avrà un importo più elevato.

Togliere un componente che lavora o ha redditi elevati

Avere nel nucleo familiare un componente che lavora o che comunque percepisce altri redditi può essere deleterio. Specialmente nel caso in cui questo non contribuisca alle spese familiari.

Pensiamo ad esempio a una famiglia composta da due genitori, Tizio e Caia, e il figlio Sempronio, dove solo quest’ultimo lavora ma non contribuisce in alcun modo alle spese. Tizio e Caia, quindi, sono costretti ad accettare un reddito di cittadinanza più basso, visto che sull’importo erogato incide quanto percepito da Sempronio.

In questo caso, dunque, togliere dal nucleo Sempronio potrebbe essere conveniente. Ovviamente non deve essere un cambio di residenza fittizio, viste le sanzioni previste in questo caso, ma reale. D’altronde, se lavora, questo dovrebbe anche essere in grado di sostenere delle spese di vitto e alloggio.

Quale vantaggio ci sarebbe per Tizio e Caia? Dipende da quello che è lo stipendio percepito da Sempronio. Facciamo un esempio.

Sempronio prende uno stipendio annuo di 8.000€. Considerando che la soglia d’integrazione nel caso di specie, visto un parametro di scala di equivalenza pari a 1,8, è di 10.800€ annui, nel risulta che questi percepiscono un reddito di cittadinanza di circa 230€ mensili (2.800€ annui per l’esattezza). Togliendo Sempronio si avrebbe sì un parametro di scala di equivalenza più basso, pari a 1,4, ma allo stesso tempo ci sarebbe anche reddito familiare che da 8.000€ scenderebbe a zero.

Da questa operazione ne risulterebbe un Reddito di Cittadinanza pari a 700€ mensili, con quindi un notevole aumento dell’importo.

Togliere un componente con cui non ci sono legami parentali e affettivi

Dovete sapere che in certe occasioni è possibile togliere un componente dal nucleo familiare anche mantenendo la stessa residenza. Ciò è possibile qualora con questa persona non ci sia alcun legame di tipo affettivo o parentale: in tal caso, infatti, è possibile rivolgersi all’ufficio anagrafe del Comune e chiedere la scissione in più nuclei familiari, così da avere due Isee separati senza che sia necessario cambiare residenza. Una soluzione utile per chi si trova a condividere lo stesso tetto con una o più persone dal reddito elevato ma senza che con queste ci sia alcun legame.

Aggiungere un componente del nucleo familiare con reddito zero

Parimenti, aggiungere un componente al nucleo familiare con reddito pari a zero, potrebbe essere comunque vantaggioso. Ricordiamo che qualsiasi cambio di residenza deve basarsi su una situazione reale: chi si trasferisce, dunque, deve effettivamente risiedere nell’indirizzo indicato.

Pensiamo, ad esempio, a una famiglia composta da Tizio, Caia e dal figlio Sempronio, il quale è fidanzato con Mevia, la quale di fatto convive nell’abitazione del partner senza però aver regolarizzato questa situazione al Comune. Nel caso in cui Mevia avesse un reddito pari a zero, converrebbe farle spostare la residenza e aggiungerla nel proprio nucleo familiare.

Prendiamo come riferimento l’esempio fatto in precedenza, con Sempronio che dunque lavora con un reddito di 8.000€ annui e un RdC percepito di circa 230 euro mensili. Con l’aggiunta di Mevia nel nucleo familiare, il parametro di scala di equivalenza passa da 1,8 a 2,1 (il valore massimo) e dunque la soglia dell’integrazione massima percepibile sale a 12.600€ annui.

Considerando il reddito percepito da Sempronio, dunque, il nucleo familiare avrà diritto a un’integrazione annua di 4.600€ euro, 380€ mensili circa. Con l’entrata nel nucleo di Mevia, quindi, c’è un incremento di 150€ sull’importo mensile.

Arrotondare con attività cumulabili con il reddito di cittadinanza

Avviare un’attività lavorativa, come visto nel caso dell’esempio, comporta una riduzione del Reddito di Cittadinanza. Ragion per cui quando i beneficiari si trovano di fronte all’opportunità di un nuovo lavoro potrebbe tentennare visto il rischio di perdere il diritto al RdC.

Ci sono, però, delle attività con le quali è possibile percepire un reddito che non va ad incidere sul reddito di cittadinanza. Nel dettaglio, si tratta di: attività socialmente utili, tirocini, servizio civile, lavoro accessorio.

Aumentare l’importo dell’integrazione Au

Per i nuclei familiari con figlio a carico da marzo 2022 spetta un’integrazione dell’assegno unico sul reddito di cittadinanza. Si definisce “integrazione” perché l’importo non è pari a quanto spetta alla generalità delle famiglie, in quanto questo viene decurtato della quota figli già pagata nel reddito di cittadinanza.

Molte famiglie non sanno però che quanto stanno prendendo d’integrazione è inferiore a quanto effettivamente spetta e che basta inviare un documento all’Inps per aumentarne l’importo. Si tratta del modello Rdc-Com-Au, con il quale si forniscono all’Inps alcune informazioni utili per poter quantificare qual è l’importo che effettivamente spetta.

Questo vale per le famiglie in cui:

  • sono presenti maggiorenni con meno di 21 anni. Per avere diritto all’integrazione, infatti, bisognerà comunicare se questi si trovano nella condizione per poter beneficiare dell’assegno unico, ad esempio se stanno frequentando un corso di studi, se sono disoccupati (regolarmente iscritti al centro per l’impiego) o se stanno prendendo parte al servizio civile;
  • c’è almeno un componente che lo scorso anno ha beneficiato degli assegni al nucleo familiare. Comunicandolo all’Inps si ha diritto a una maggiorazione dell’importo;
  • entrambi i genitori lavorano. Anche in questo caso, indicandolo nel suddetto modello, si ha diritto a una maggiorazione (30 euro in più per ogni figlio).

A tal proposito, è opportuno inviare il suddetto modello entro il 30 giugno prossimo, così che l’Inps possa riconoscere anche gli importi arretrati.

Iscriviti a Money.it