Reddito di Cittadinanza: solo la metà di coloro che è nella condizione di cercare un impiego si è recato al CPI. Il Governo chiede di intensificare controlli e convocazioni così da scovare tutti i furbetti.
Reddito di cittadinanza flop? Fanno discutere i dati pubblicati in queste ore dall’ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive per il Lavoro) riguardo al numero di beneficiari che non si reca al Centro per l’Impiego pur essendo nella condizione di cercare un impiego.
Secondo gli ultimi dati, infatti, meno della metà - tra coloro che sono attivabili, quindi tolti gli esclusi e gli esonerati - ha sottoscritto il Patto per il Lavoro. Tuttavia ci sono delle considerazioni da fare a riguardo: molti beneficiari non si sono recati al Centro per l’Impiego perché non sono stati convocati. Avere un appuntamento concordato con il CPI, infatti, è necessario ai fini della sottoscrizione del Patto.
Tuttavia, va detto che c’è una condizione che garantisce la convocazione da parte del CPI in cui pochi beneficiari si trovano: l’aver rilasciato la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro. Il rilascio della cosiddetta DID, infatti, è necessario per poter essere convocati per il Patto per il Lavoro, tant’è che la legge dispone che tutti i componenti maggiorenni del nucleo familiare che si trovano nella condizione di cercare un impiego debbano rilasciarla entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio.
E attenzione perché in caso di mancato rilascio della dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro scatta immediatamente la decadenza del Reddito di Cittadinanza. O almeno dovrebbe essere così secondo la legge: difficilmente, infatti, l’INPS - che ha l’onere di controllare che chi percepisce il RdC rilasci regolarmente la DID - applica la sanzione prevista a coloro che non adempiono a quest’obbligo.
Stando a quanto stabilito chiaramente dalla legge, però, questi non dovrebbero percepire più il Reddito di Cittadinanza. Basterebbe applicarla per far sì che i meno vogliosi di andare a lavorare non abbiano più diritto al sostegno.
Reddito di Cittadinanza: quanti rischiano di perderlo?
Secondo i dati comunicati da ANPAL, la percentuale di coloro che percepiscono il Reddito di Cittadinanza (e si trovano nella condizione di poter lavorare) e si sono recati al Centro per l’Impiego per la firma del Patto per il Lavoro è molto bassa.
Ad esempio, al Nord su 171 mila persone solo 58 mila sono stati presi in carico dai Navigator. Appena il 30%, con il 70% che al momento continua a percepire il Reddito di Cittadinanza senza dover rispettare alcun obbligo lavorativo.
Nelle Regioni del Centro Italia, invece, il 40% ha firmato il Patto per il Lavoro; al Sud il 43,4% e nelle Isole il 51,4%.
Questi numeri vanno comunque contestualizzati.
Circa la metà di coloro che al momento percepiscono il RdC non hanno firmato il Patto per il lavoro. Tra questi troviamo coloro che sono stati convocati e non si sono presentati all’appuntamento - i quali sono stati segnalati dal CPI di riferimento per poi essere sanzionati dall’INPS con la decurtazione di una mensilità - ma anche chi è presente in elenco e verrà convocato nelle prossime settimane. Non bisogna dimenticare, infatti, che nei mesi del lockdown le convocazioni sono state sospese insieme alla condizionalità.
Ma c’è un alto numero di persone che si trova nel limbo, in quanto pur trovandosi nella condizione di poter andare a lavorare non sono presenti negli elenchi dei Centri per l’Impiego. Si tratta di quelle persone con più di 30 anni e disoccupate da più di 2 anni, le quali vengono convocate solo se hanno rilasciato la suddetta Dichiarazione di Immediata Disponibilità al lavoro.
Tuttavia, il numero di coloro che non hanno ancora rilasciato la DID è elevato e per questi ci sarebbe persino il rischio di perdere il RdC. Il decreto 4/2019, infatti, stabilisce che:
Il richiedente e i componenti il nucleo riconosciuti beneficiari del Rdc e non esclusi dagli obblighi connessi alla fruizione del beneficio ai sensi del comma 2 sono tenuti a rendere dichiarazione di immediata disponibilita’ al lavoro di persona tramite l’apposita piattaforma digitale di cui all’articolo 6, comma 2, anche per il tramite degli istituti di patronato convenzionati, ovvero presso i
centri per l’impiego, entro trenta giorni dal riconoscimento del beneficio.
E per chi non adempie a quest’obbligo è prevista la decadenza immediata del Reddito di Cittadinanza, con il divieto di fare domanda per i successivi 18 mesi.
Basterebbe un controllo dell’INPS per far sì che questi smettano di ricevere quanto richiesto; tuttavia i controlli sulle DID sono piuttosto remoti.
Stretta Reddito di Cittadinanza: la metà dei percettori rischia di perderlo
Sembra però che il Governo abbia preteso un rafforzamento dei controlli. Ad esempio, ad ANPAL viene chiesto di velocizzare le convocazioni, segnalando tutti coloro che non si presentano agli appuntamenti (ricordiamo che alla terza assenza scatta la decadenza del RdC).
La metà dei percettori del RdC - ossia coloro che non hanno ancora firmato il Patto per il Lavoro - quindi rischia di perdere la misura: a tal proposito vi consigliamo di accertarvi che siete nell’elenco del CPI e che verrete convocati a breve, così da mettervi in regola il prima possibile.
E se non avete ancora rilasciato la DID vi consigliamo di farlo il prima possibile: non è escluso, infatti, che anche l’INPS possa intensificare i controlli così da scovare tutti i furbetti della misura.
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