Per il Financial Times il Regno Unito avrebbe elaborato un piano in caso di crisi energetica che prevederebbe anche lo stop alle forniture di gas all’Europa.
Mentre i Paesi dell’Unione europea hanno siglato un patto sul gas che si basa sul meccanismo di solidarietà, il Regno Unito che con la Brexit si è tirato fuori dai vincoli comunitari potrebbe decidere di chiudere i rubinetti verso Bruxelles in caso di una crisi energetica.
A scriverlo è stato il Financial Times, con il prestigioso quotidiano che ha rivelato un piano messo a punto da Londra nel caso in cui la guerra in Ucraina dovesse innescare una emergenza energetica Oltremanica.
“Il Regno Unito - ha scritto il Finacial Times - Potrebbe interrompere le forniture di gas all’Europa continentale in caso di gravi carenze, secondo un piano di emergenza che rischia di esacerbare la crisi nel continente”.
Entrando più nel dettaglio del piano, l’interruzione dei cosiddetti gasdotti di interconnessione verso Olanda e Belgio “sarebbe una delle prime misure previste dal piano di emergenza per il gas del Regno Unito, che potrebbe essere attivato dalla britannica National Grid se le forniture dovessero diminuire nei prossimi mesi”.
In sostanza se nei prossimi mesi nell’isola le cose dal punto di vista energetico dovessero mettersi male, la Perfida Albione potrebbe non solo chiedere ai sudditi di Sua Maestà di ridurre i consumi domestici, ma decidere anche di chiudere i due interconnettori sottomarini che ogni giorno forniscono all’Unione europea 75 milioni di metri cubi di gas.
Niente più gas dal Regno Unito?
Sulla scia di quanto deciso dagli Stati Uniti, anche il Regno Unito a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina ha deciso di non importare più petrolio e gas dalla Russia. Una decisione questa che non intacca più di tanto gli approvvigionamenti da parte di Londra.
Prima dello stop infatti il Regno Unito importava da Mosca il 4% del gas e il 7% del petrolio di cui hanno bisogno. Una situazione questa ben diversa rispetto a quella dell’Unione europea visto che noi dipendiamo per il 40% dal gas russo.
Il Regno Unito invece oltre a essere da decenni un produttore di gas, estratto nel Mare del Nord e nel Mare d’Irlanda, può contare anche su cospicue forniture di gas naturale liquefatto (gnl) proveniente dagli Stati Uniti e dal Qatar.
Il grande consumo soprattutto industriale che viene fatto nell’isola, l’aumento dei prezzi del gnl e la minore energia eolica generata viste le stagioni meno ventose rispetto al passato, sarebbero tutti elementi che avrebbero portato Londra a elaborare il piano svelato dal Financial Times.
Londra può mettere l’Ue nei guai?
Senza i 75 milioni di metri cubi di gas che ogni giorno arrivano in Belgio e in Olanda provenienti dal Regno Unito, difficilmente l’Unione europea potrebbe raggiungere il suo obiettivo di riempire all’80% entro il primo novembre i propri siti di stoccaggio.
Un target questo che permetterebbe all’Ue di non correre rischi il prossimo inverno, anche se a riguardo molto dipenderà dalle forniture che nelle prossime settimane arriveranno proprio dalla Russia: se Vladimir Putin dovesse decidere di chiudere subito i rubinetti, per noi sarebbe un dramma.
Lo stop alla fornitura all’Ue però si potrebbe rivelare un clamoroso boomerang per Boris Johnson: i due interconnettori infatti sono bidirezionali, permettendo così a Londra di inviare gas in estate verso il continente per poi riceverne una parte indietro durante l’inverno, visto che il Regno Unito a differenza di alcuni Paesi comunitari ha una bassa capacità di stoccaggio.
“I nostri alleati britannici devono capire quali vantaggi porta una maggiore cooperazione energetica con l’Ue - ha spiegato a riguardo il vice presidente della Commissione Ue Maros Sefcovic - In questo contesto geopolitico spero che la solidarietà sia l’imperativo anche su questa questione”.
L’aver solo ipotizzato uno stop alle forniture di gas all’Ue, è segno però di come il Regno Unito in caso di una grave crisi energetica sia pronto a non guardare in faccia a nessuno, in barba a quella unità dell’Occidente più volte invocata quando si è trattato di inviare armi in Ucraina o di mettere in campo sanzioni comuni nei confronti di Mosca.
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