Dopo quanti anni di matrimonio si ha diritto alla pensione di reversibilità? In realtà basta anche un solo giorno. Il diritto alla reversibilità è automatico e non dipende dalla durata delle nozze.
La pensione di reversibilità spetta anche se dalla data delle nozze e la morte della moglie/marito è passato un giorno soltanto. Infatti nel nostro ordinamento la reversibilità non viene calcolata in base alla durata del vincolo o all’età dei coniugi ma è un diritto che matura automaticamente sia in caso di matrimonio religioso che civile in comune.
Tuttavia non mancano i modi per eludere le regole: è molto diffuso il fenomeno di persone che per beneficiare della pensione altrui celebrano matrimoni con anziani malati o in punto di morte così da poter avere una “rendita a vita”.
Nonostante il rischio concreto di frode, la normativa italiana non prevede limiti e condizioni, anzi in passato la Corte costituzionale ha ritenuto illegittime e contrarie al principio di uguaglianza e solidarietà le cosiddette regole “anti-badante”. Ecco cosa prevede la legge riguardo alla pensione di reversibilità e i requisiti per ottenerla.
Pensione di reversibilità: conta la durata del matrimonio?
È cosa nota che la pensione di reversibilità spetti al coniuge rimasto in vita dopo la morte dell’altro purché i due siano regolarmente sposati (in chiesa o in comune), abbiano stipulato l’unione civile o siano separati o divorziati (in alcuni casi specifici).
In pochi sanno però che la durata del matrimonio non influisce sul diritto a ricevere la pensione o sulla sua entità. Quindi chi è sposato da un giorno, da una settimana o da un mese vanta lo stesso diritto di chi è stato sposato trent’anni o più.
Alla morte del marito/moglie il coniuge in vita ha diritto a percepire:
- la reversibilità se il defunto percepiva la pensione di vecchiaia, anticipata o di invalidità;
- la pensione indiretta se il defunto non aveva ancora maturato il diritto alla pensione ma aveva versato allo Stato almeno 15 anni di contributi oppure 5 anni di anzianità assicurativa e contributiva di cui almeno 3 anni nel quinquennio precedente la data del decesso.
Illegittimo stabilire un “limite temporale” per la reversibilità
In passato si è tentato di mettere dei limiti in modo da evitare matrimoni lampo con persone anziane in fin di vita o comunque con un quadro clinico compromesso. Tali limiti sono stati chiamati “anti-badanti” poiché in molte occasioni sono proprio le persone che passano più tempo con gli anziani ammalati a circuirli e cercare dei modi per lucrare alle loro spalle.
Nello specifico la norma del 2012 prevedeva una riduzione consistente dell’importo della pensione calcolato in base alla differenza di età tra i coniugi qualora il deceduto avesse avuto almeno 70 anni e il superstite almeno vent’anni di meno.
Tuttavia, come abbiamo anticipato, la Corte costituzionale nel 2016 ne ha dichiarato l’illegittimità in quanto contraria ai principi di ragionevolezza, uguaglianza e solidarietà. Dunque ad oggi non esiste alcun limite temporale e chi è sposato da un giorno può vantare le stesse pretese di chi ha avuto un lungo matrimonio.
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