Riciclare la plastica e ridurne più possibile il consumo è prioritario oggi per garantire la tutela dell’ambiente. Ecco 5 aziende che hanno scelto la via della sostenibilità.
Riciclare la plastica oggi è diventato un imperativo per la sostenibilità ambientale. Siamo circondati da prodotti in plastica, la cui produzione continua ad aumentare e richiede interventi ad hoc che ne consentano il giusto smaltimento e riciclo.
Infatti, se da un lato il problema dell’uso massiccio della plastica è innegabile, altrettanto certa è l’importanza di questo materiale, visti i suoi innumerevoli utilizzi e la durabilità nel tempo. Durante l’emergenza sanitaria, ad esempio, la plastica si è rivelata indispensabile per contenere i contagi grazie a rivestimenti protettivi per gli alimentari, dispositivi sanitari e contenitori per medicinali e disinfettanti.
Riciclare la plastica: verso un’economia circolare
Un mondo plastic free è senza dubbio utopico, ma questo non vuol dire che non si possa fare un uso virtuoso di questo materiale, tenendo il focus saldamente puntato sull’ecosostenibilità.
Il momento è maturo per abbandonare l’economia lineare in favore di un’economia circolare, che garantisca benefici anche a lungo termine.
Tutti possono fare la propria parte, i cittadini con acquisti consapevoli e raccolta differenziata e le imprese, adeguando i propri processi produttivi per favorire un minor uso di plastica, il riciclo e il giusto smaltimento alla fine del ciclo di vita. Senza dimenticare le istituzioni, che stanno muovendo i primi passi con direttive ad hoc anche a livello europeo.
Di seguito, vi parliamo di 5 aziende che hanno scelto la via della sostenibilità e che vogliono fare la differenza.
Plastic free: 5 aziende che vogliono fare la differenza
1) Ferrarelle
Ferrarelle ha avviato un importante progetto di recupero industriale della plastica con l’iniziativa “bottle to bottle”. Per la realizzazione delle bottiglie in PET, o polietilene tereftalato, la plastica destinata all’uso alimentare, l’azienda è riuscita a implementare un sistema innovativo che consente l’utilizzo del materiale vergine solo per il 50%, mentre il restante 50% è R-PET (PET riciclato a impatto zero).
Si tratta della percentuale massima di plastica riciclata consentita dalla legge (decreto del 20 settembre 2013, n.134) per l’uso alimentare, ma si tratta anche di una norma anacronistica e valida solo in Italia, che si spera possa essere presto rivista. Ferrarelle, infatti, ha dichiarato di essere già pronta a riciclare al 100% qualora la legge lo consentisse.
Prima di essere riutilizzato, il PET viene riportato allo stato “vergine” grazie a un sistema di lavaggio e purificazione, che permette di eliminare eventuali sostanze dannose precedentemente presenti. Con questo sistema una bottiglia può essere riciclata potenzialmente infinite volte per diventarne una nuova e identica all’originale e lo stabilimento dove è stato avviato ha già riciclato oltre 7 mila tonnellate di PET.
2) Coca-Cola
Coca-Cola Company è tra i più grandi produttori di plastica al mondo, per questo ha annunciato che entro il 2025 tutte le confezioni dei suoi prodotti saranno riciclabili (a parte bottiglie e lattine, già da sempre al 100% riciclabili) mentre entro il 2030 si è impegnata a raccogliere e riciclare una bottiglia o una lattina per ogni bottiglia o lattina venduta.
La compagnia segue differenti metodi in ogni parte del mondo per riciclare. Coca-Cola Hbc Italia ha ridotto nella produzione le quantità di plastica, vetro ed alluminio rispettivamente del 20%, 25% e 15%. Nell’ottica di un ulteriore miglioramento dei processi industriali l’azienda punta a investire nell’ecodesign, la progettazione d’imballaggi con un impiego sempre più efficiente dei materiali di cui sono composti, possibilmente senza limiti all’uso della plastica riciclata qualora il governo rivedesse le norme anche nel nostro Paese.
Anche per quanto riguarda i processi industriali, l’azienda pone la sostenibilità al centro, sia che si tratti della fase di produzione delle bevande, in cui viene utilizzata energia elettrica proveniente al 100% da fonti rinnovabili, sia che si tratti della logistica, dove il miglioramento dei flussi ha permesso un risparmio di oltre 1.400 tonnellate di CO2 solo nel corso dell’ultimo anno, o della presenza sul mercato dove l’introduzione di frigovetrine eco-friendly ad alta efficienza energetica hanno permesso di risparmiare oltre 3.700 tonnellate di CO2 nel 2019.
3) Novamont e Colussi
Per diminuire il consumo di plastica, esiste anche la possibilità di sostituirla con materiali che possano rispondere agli stessi utilizzi, ma meno dannosi dal punto di vista ambientale perché nati da materie prime di origine biologica anziché dal petrolio.
Nel 2019 la plastica biodegradabile usa e getta è cresciuta in Italia del 14,1% (101mila tonnellate) e ha fatturato 745 milioni di euro (+8,8%). Ne esistono varie tipologie, che possono assurgere a diversi usi.
Un esempio innovativo è quello nato dalla collaborazione, tutta italiana, tra Novamont e Colussi (in sinergia con Saes, Sacchital e TicinoPlast) che hanno lanciato il primo packaging in assoluto di una confezione totalmente compostabile ma con effetto barriera all’ossigeno e all’umidità per prodotti a lunga conservazione.
L’imballo, biodegradabile e di origine rinnovabile, può essere compostato insieme agli scarti alimentari, contribuendo così a fornire materia organica pulita per la rigenerazione e il mantenimento della fertilità dei suoli.
4) Audi
Riciclando la plastica nel modo giusto si può ottenere una materia prima (anche se secondaria) che permette la realizzazione di prodotti con la stessa resa del materiale vergine.
Un esempio recente lo ha fornito la casa automobilistica tedesca Audi, che ha intrapreso una strada “green” per la realizzazione degli interni della quarta generazione della nuova Audi A3.
L’89% dei tessuti dei rivestimenti dei sedili, della moquette e dei tappetini nella nuova berlina, infatti, sono stati realizzati con un filato molto particolare, ottenuto da bottiglie di plastica riciclata.
Anche negli interni di un autoveicolo, dunque, il PET può trovare una nuova vita. L’effetto finale non toglie nulla alla qualità e alla durabilità dei rivestimenti, che promettono gli stessi standard di quelli classici.
5) Junker
Anche un’app può fare la differenza quando si parla di plastica riciclata e alimentare il senso civico e la cultura della sostenibilità.
Per aiutare i cittadini a comprendere le logiche della raccolta differenziata è nata Junker, un’applicazione disponibile per Android e iOS sviluppata da una startup bolognese, che ha sfruttato l’Intelligenza Artificiale per dire agli utenti come gettare i propri rifiuti nel modo giusto, affinché possano diventare successivamente materiali riciclabili.
La piattaforma è in grado di scansionare e riconoscere quasi 2 milioni di prodotti e indicare come e in quale bidone devono essere gettati. Inoltre, mette a disposizione una mappa della raccolta differenziata con tutte le isole ecologiche nelle vicinanze, gli ecocentri e i punti di raccolta degli oli esausti.
La tecnologia è basata su un sistema di apprendimento automatico capace di evolversi continuamente, anche grazie alla collaborazione degli utenti. Questi ultimi possono poi cimentarsi in una serie di quiz per mettersi alla prova e diventare sempre più ferrati sull’argomento. Junker è stata tradotta in dieci lingue ed è persino disponibile per i non vedenti.
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