La guerra infuria ma già il governo di Kiev ha diviso l’Ucraina assegnando ai vari Paesi le zone da ricostruire: all’Italia con la Polonia spetta il Donetsk.
La guerra in Ucraina non accenna a diminuire d’intensità, con la Russia che dopo aver conquistato il Lugansk punta ora a prendersi tutto il Donbass, ma il governo di Kiev già è proiettato oltre tanto da aver presentato un dettagliato piano per la ricostruzione.
Durante la “conferenza per la ripresa dell’Ucraina” che si è svolta a Lugano a inizio settimana, alla presenza di governi e di circa 600 organizzazioni internazionali, Volodymyr Zelensky è intervenuto presentando il conto per la ricostruzione: 750 miliardi di dollari per realizzare nel decennio 2023-2032 ben 850 progetti.
Una stima che da noi è passata abbastanza sotto silenzio, forse perché sul come reperire questi 750 miliardi l’Occidente ancora brancola nel buio: si parla di donazioni, eurobond e soprattutto di utilizzare i 300 miliardi di beni congelati a governo, aziende e cittadini russi. Nonostante alcuni Paesi stiano cercando di fare delle leggi ad hoc, difficilmente i Tribunali consentiranno una tale confisca.
C’è stato però un altro passaggio della conferenza di Lugano che, eccezion fatta per Il Fatto Quotidiano, è stato quasi totalmente ignorato dai media nostrani. Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, con tanto di slide, ha illustrato infatti come sarà spartita l’Ucraina quando ci sarà da iniziare la ricostruzione.
Ricostruzione Ucraina: all’Italia il Donetsk
La ricostruzione dell’Ucraina è un tema molto importante visto che, quando la guerra sarà finita, ci sarà da risollevare un Paese letteralmente distrutto da un conflitto violentissimo. Case, edifici e infrastrutture dovranno rinascere con l’Ue che vorrebbe che tutto questo fosse fatto con una forte impronta green.
Oltre a presentare un dettagliato cronoprogramma sul come utilizzare nei prossimi dieci anni i 750 miliardi di dollari necessari per la ricostruzione, il governo ucraino ha indicato anche i Paesi che si prenderanno cura delle varie Regioni.
L’Italia insieme alla Polonia si occuperà di far rinascere il Donetsk, Usa e Turchia di Kharkiv, il Regno Unito di Kiev, la Francia di Odessa, il Canada di Sumy, la Grecia di Mariupol, la Germania di Chernihiv e così via.
Per Il Fatto Quotidiano queste assegnazioni non sarebbero state casuali, con Kiev che “avrebbe riservato il meglio ai partner più generosi in termini di sostegno politico, di armi inviate e di aiuti erogati”.
“Credo che sia nell’interesse dell’Italia, anche del suo interesse immediato, cooperare con l’Unione Europea innanzitutto e con la comunità internazionale, alla ricostruzione dell’Ucraina - ha commentato il nostro sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova, presente alla conferenza di Lugano - In prospettiva aiutiamoli a difendersi, ma pensiamo che l’Ucraina dovrà essere ricostruita e diamo il messaggio all’aggressore, a Putin, che un pezzo della comunità internazionale, Unione Europea, America, Canada, Giappone, Corea del Sud è al fianco dell’Ucraina e sarà al fianco dell’Ucraina anche per la ricostruzione”.
Ma la guerra?
Dedicare molto tempo a realizzare un piano per la ricostruzione quando la guerra è ancora in corso e le trattative diplomatiche praticamente sono inesistenti, è un po’ come impiegare molte energie per organizzare un matrimonio quando ancora non c’è traccia di un fidanzamento.
Il piano decennale per la ricostruzione dell’Ucraina porta con sé una buona notizia: l’avvio è previsto nel 2023, quindi ci sarebbe la convinzione che nei prossimi mesi la guerra possa cessare. Del resto Kiev più volte ha fatto intendere come difficilmente il Paese potrebbe reggere a lungo un assedio del genere.
La slide della divisione delle zone da ricostruire poi ci fa da spia come venga dato per scontato che, una volta cessato il fuoco, l’Ucraina possa riprendere il possesso di tutti i territori occupati anche da prima dello scorso 24 febbraio.
All’Italia per esempio è stato assegnato l’oblast di Donetsk, al momento metà in mano alla Russia. Si tratta della zona dove in questo momento si stanno concentrando i maggiori combattimenti, visto che a Mosca mancherebbero soltanto alcuni territori per prendere il controllo di tutto il Donbass.
La città di Donetsk che conta circa 1 milione di abitanti a maggioranza russofona, dal 2014 è de facto amministrata dai separatisti filo-russi: paradossalmente sarebbero da ricostruire degli edifici che sono stati bombardati dagli ucraini nel tentativo di riprendere il controllo dell’importante centro.
Il sentore è che se l’Occidente negli ultimi mesi avesse messo in campo per le trattative diplomatiche lo stesso impegno riservato alla pianificazione della ricostruzione, in questo momento probabilmente già sarebbero partiti i primi cantieri.
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