I rider sono ora lavoratori dipendenti. Succede in Spagna

Laura Pellegrini

12/03/2021

La Spagna è il primo Paese in Europa ad assumere i rider come lavoratori dipendenti: tutte le novità e le tutele riconosciute ai fattorini.

I rider sono ora lavoratori dipendenti. Succede in Spagna

Il governo spagnolo ha firmato un accordo con i sindacati che prevede l’inquadramento dei rider - cioè i fattorini che si occupano delle consegne in bicicletta o in motorino - come lavoratori dipendenti anziché autonomi. Questa decisione segna una svolta in Europa: la Spagna, infatti, è il primo Paese europeo a introdurre una novità di così alto rilievo.

Da anni anche in Italia si pensa di inserire maggiori tutele per i fattorini. Al momento nel nostro Paese è stato fissato l’obbligo di assumere 60 mila lavoratori alle aziende di food delivery - si attendono ad oggi gli sviluppi.

Rider, in Spagna diventano lavoratori dipendenti

La svolta siglata in Spagna deriva da una serie di sentenze della Corte Suprema legate a numerose controversie legali che avevano come protagonisti i rider. In particolare, la giurisdizione spagnola ha evidenziato l’esistenza - di fatto - di un rapporto di lavoro tra il fattorino e una delle aziende di food delivery spagnole.

In tal modo è stata sollevata la questione dell’assunzione dei fattorini come lavoratori dipendenti anziché autonomi, in considerazione del fatto che il loro servizio è stato considerato essenziale nei periodi di emergenza sanitaria.

Le aziende di food delivery spagnole, quindi, avranno un periodo massimo di 3 mesi a disposizione per inquadrare i fattorini come lavoratori dipendenti.

Cosa cambia per i rider assunti come dipendenti?

Da oggi la vita dei rider cambierà radicalmente”, sono queste le prime parole della ministra del Lavoro spagnola, Yolanda Daz. Il passaggio da lavoro autonomo a dipendente sancisce per questi lavoratori il “diritto a tutte le tutele e alle misure di protezione sociale a cui non hanno accesso oggi, per esempio, nel caso in cui subiscano un infortunio sul lavoro ”.

Il testo del provvedimento - riportato da El Paìs - comprende un solo articolo. L’accordo, in altre parole, include i rider nel codice del lavoro e riconosce “la presunzione della retribuzione per i lavoratori che forniscono servizi di consegna, remunerati tramite società che svolgono tale compito, grazie ad un algoritmo che gestisce il servizio o le condizioni di lavoro, attraverso una piattaforma digitale”.

Oltre a ciò, Diaz ha sottolineato anche che “migliaia di lavoratori saranno dipendenti, avranno i contributi pagati e avranno diritto a tutte le tutele sociali che non hanno oggi”.

Ma la novità più sorprendente - che i media spagnoli hanno voluto sottolineare nel testo dell’accordo - è l’introduzione dell’obbligo per le piattaforme digitali di portare a conoscenza dei rappresentanti legali dei lavoratori il funzionamento degli algoritmi e di tutti quei sistemi che possono in qualche modo influire sul rapporto professionale.

Rider in Italia: quali sono le tutele?

Una simile proposta era stata avanzata anche in Italia, soprattutto in seguito alle indagini avviate dalla Procura di Milano che hanno condotto all’introduzione dell’obbligo di assunzione di 60 mila rider come lavoratori “coordinati e continuativi e non più come “autonomi” senza garanzie.

La decisione si è resa necessaria per fornire maggiori tutele a questi lavoratori che si trovano a consegnare la merce sulle strade senza un’adeguata sicurezza, oltre alla paga insufficiente e ai mancati versamenti dei contributi previdenziali.

Al momento, però, in Italia i rider sono ancora considerati lavoratori autonomi, così come avviene in Francia e nel Regno Unito.

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