La riforma della Pubblica Amministrazione, già annunciata dalla ministra per la PA uscente Fabiana Dadone, sarebbe al centro del programma di governo di Draghi. Ecco come potrebbe cambiare con il nuovo esecutivo.
La riforma della PA che l’Italia da tempo si prepara a mettere in campo sarebbe una delle priorità del prossimo governo guidato da Mario Draghi.
Nel programma dell’ex numero uno della BCE trova centralità infatti la riforma della Pubblica Amministrazione insieme a Fisco e Giustizia civile.
Risorse per una riforma della PA, annunciata da tempo dalla ministra uscente la pentastellata Fabiana Dadone, sono previste nella bozza del Recovery Plan in termini modernizzazione e digitalizzazione con risorse per 11,45 miliardi di euro.
Fermo restando che anche il Piano nazionale di ripresa e resilienza sia da rivedere, vediamo come potrebbe cambiare la riforma della PA con il prossimo governo Draghi sulla base delle convinzioni del presidente incaricato che sta per terminare il suo giro di consultazioni.
Riforma della PA secondo Draghi: come cambia
La riforma della PA secondo Draghi, stando ad alcune sue dichiarazioni del passato e documenti in merito, dovrebbe primariamente caratterizzarsi per uno snellimento e velocizzazione della macchina pubblica.
I ritardi che caratterizzano infatti la Pubblica Amministrazione in Italia ostacolerebbero, per quello che al tempo fu il governatore della Banca d’Italia, la crescita del Paese.
Lo stesso infatti evidenziava come la Pubblica Amministrazione non efficiente al cento per cento andasse a rendere anche difficile fare impresa in Italia con maggiori difficoltà che si riscontrerebbero al Sud.
Una riforma della PA per il governo Draghi immaginiamo sarebbe volta a rendere il sistema più efficiente così da ridurre anche i divari a livello territoriale e soprattutto tra Nord e Sud del Paese.
In un intervento da governatore della Banca d’Italia ormai un decennio fa lo stesso, come si evince da un documento scritto, aveva dichiarato:
“In Italia, gli oneri amministrativi e burocratici per l’attività d’impresa sono elevati nel confronto internazionale; i recenti interventi sull’avvio d’impresa vanno nella giusta direzione, necessitano di essere rafforzati e accompagnati da ulteriori misure che migliorino l’efficienza degli uffici pubblici. Gli ampi divari di performance riscontrati tra le diverse strutture pubbliche segnalano la possibilità di rilevanti guadagni di efficienza per le imprese, qualora tutte le amministrazioni adottassero le pratiche migliori.”
Per Draghi necessario sarebbe, sempre stando a precedenti dichiarazioni, ridurre gli sprechi dei ministeri e della Pubblica Amministrazione in generale, con una riforma volta a premiare i dipendenti sulla base di un sistema meritocratico e valutando anche le performance dei dirigenti.
Sempre nell’intervento di cui sopra Draghi parlava della riforma della PA che fu al tempo di Renato Brunetta. Si legge infatti nel documento:
“La recente riforma della pubblica amministrazione si caratterizza per l’ampiezza dell’intervento e la rilevanza dei principi ispiratori: trasparenza, premialità selettiva attraverso il collegamento tra retribuzione e performance, controllo dei risultati anche attraverso forme di benchmarking. Le ricadute sulla qualità dell’azione amministrativa dipenderanno tuttavia dal modo in cui tali principi troveranno concreta attuazione.”
Possiamo immaginare che saranno questi i principi ispiratori della prossima riforma della PA del governo Draghi supportata anche dalle risorse del Recovery Plan, tuttavia da rivedere.
Riforma PA al centro del programma di governo
Se quello che dovrebbe prevedere la riforma della PA per Mario Draghi ce lo riferiscono alcune sue informazioni del passato, il fatto che la Pubblica Amministrazione sia al centro del programma del governo ce lo confermano le notizie che trapelano dalle consultazioni.
Al centro del prossimo governo guidato da Mario Draghi non vi è solo la revisione del Recovery Plan da presentare in Europa, ma anche tre riforme come abbiamo anticipato e in ordine:
- Fisco;
- Pubblica amministrazione;
- Giustizia civile.
A oggi il Recovery Plan per la riforma della PA prevederebbe 11,45 miliardi di euro e di questi 7,95 miliardi sarebbero destinati alla digitalizzazione.
“L’impegno chiave è quello di cambiare la PA per favorire l’innovazione e la trasformazione digitale del settore pubblico, dotandola di infrastrutture moderne, interoperabili e sicure.”
Queste le parole della ministra della PA uscente Fabiana Dadone. L’intervento Draghi potrebbe essere anche più incisivo data anche la necessità di rivedere l’attuale bozza del Recovery Plan.
Per sapere se davvero una riforma della PA potrà essere messa in atto toccherà attendere le prossime settimane quando il programma del governo Draghi si farà più chiaro, come anche il piano per il rilancio del Paese.
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