Un tribunale diminuisce il risarcimento di un dipendente licenziato. Il motivo è l’inerzia nella ricerca di un nuovo impiego. Ecco cosa dice la sentenza.
La misura del risarcimento del danno di un lavoratore licenziato può essere ridotta se questo non cerca lavoro in maniera attiva. La decisione è stata presa dalla corte d’appello di Brescia con una condanna che risale al 2 febbraio 2023. Questa ha infatti ritenuto che il principio della tutela in seguito a dei licenziamenti debba colpire tanto l’azienda quanto il lavoratore.
La sentenza della corte d’appello di Brescia ha quindi dichiarato che il lavoratore licenziato è stato inadempiente al suo compito di trovare attivamente un lavoro e per questo è stata ridotta la misura di risarcimento del danno dovuto.
La corte d’appello si è pronunciata sul periodo di tempo definito adeguato per intendere una “ricerca attiva” del lavoro e nel quale non incappare in questa riduzione del risarcimento. La sentenza appare di rilevante importanza nel momento in cui il concetto estende il regime sanzionatorio del licenziamento ritorsivo. Ecco che cosa dice la sentenza e qual è il caso specifico a cui fa riferimento.
Lavoratore licenziato perde parte dell’indennità: il caso
Un lavoratore se non è attivo nella ricerca di un nuovo impiego dopo un licenziamento ritorsivo, può vedersi limitato il periodo di risarcimento del danno. Questo periodo va inteso come quello più adatto e necessario per trovare un altro posto di lavoro. È questo il caso specifico preso in esame dalla corte d’appello di Brescia che ha esteso al regime della“ tutela reale piena” il principio espresso nell’articolo 1227, comma 2, del Codice Civile in base al quale il risarcimento non è dovuto per i danni che il creditore avrebbe potuto evitare usando l’ordinaria diligenza (la ricerca di un lavoro).
In altre parole in seguito a un licenziamento se il lavoratore non ha tentato di trovare un altro lavoro, il risarcimento del danno non può coprire tutto l’arco di tempo previsto. A essere penalizzata è quindi l’assenza di movimento da parte del lavoratore, dichiarato colpevole di inerzia.
Qual è il tempo adeguato per cercare lavoro secondo la sentenza?
La corte d’appello di Brescia ha preso in esame la situazione con diligenza e la decisione ha una determinata rilevanza perché estende la responsabilità, ma soprattutto definisce un tempo entro il quale tale comportamento di “inerzia” del lavoratore licenziato per motivi di ritorsione è inteso come valida.
Il tribunale ha definito le tempistiche e queste state riconosciute dalla in 18 mesi. La corte si è infatta pronunciata su un licenziamento di un periodo di prova. La corta ha ritenuto che il licenziamento ritorsivo dovesse essere sottoposto al pagamento di risarcimento per la dipendente pari a 18 mesi, da quale però esclude il periodo di inattività prima della sentenza. Un lasso di tempo di 18 mesi risulta infatti adeguato per reperire una nuova occupazione.
In altre parole la sentenza definisce il risarcimento del lavoratore o della lavoratrice solo per il periodo di tempo nel quale non avrebbe potuto avere un’altra occupazione, ma non per l’intero periodo prima della reintroduzione dell’impiego, come quello deciso dalla sentenza stessa a seguito del licenziamento ritorsivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA