Per chi ha aderito alla rottamazione ci saranno grossi sconti sul debito da pagare, ma ci sono anche delle clausole di cui non tutti tengono conto.
La Legge di Bilancio 2023 ha previsto una tregua fiscale con ben 12 misure che permettono di sanare la propria situazione debitoria con il Fisco. Misure studiate per ogni singola situazione di contribuenti, imprese, per chi ha liti fiscali pendenti, ecc... Misure importanti, come ad esempio il ravvedimento speciale, ma che non avranno sicuramente tutte lo stesso successo vista la platea che possono coinvolgere.
Tra queste, come è ovvio supporre, ce ne sono alcune che hanno avuto un maggiore appeal tra i contribuenti poiché hanno coinvolto una platea di interessati molto maggiore come, ad esempio la cancellazione, lo stralcio e la rottamazione. Si tratta anche delle due misure che permettono il risparmio maggiore per mettere a posto la propria situazione. Ma qui bisogna fare un distinguo tra le due misure. Sicuramente lo stralcio è molto più conveniente visto che cancella totalmente il debito. Ma non riguarda tutti.
Cancellazione e stralcio riguardano solo cartelle esattoriali di importo molto basso e di vecchia data. Quelle che al Fisco conviene più cancellare che riscuotere, per intenderci. Complessivamente tra interessi, sanzioni e debito lacartella esattoriale non deve superare i 1.000 euro. E comunque è una misura che si applica ai debiti più vecchi, quelli affidati all’Agente di riscossione tra il 1 gennaio 2000 ed il 31 dicembre 2015. Ovvero debiti che risalgono ad almeno 8 anni fa.
La sanatoria delle cartelle esattoriali, però, può nascondere anche delle trappole che a primo colpo d’occhio potrebbe sfuggire al contribuente. Delle clausole che potrebbero inficiare un diritto del contribuente a impugnare quella cartella esattoriale per errori formali o di calcolo. Proprio per questo è da comprendere questa clausola, una volta aderito alla rottamazione.
La rottamazione è un’ottima chance
La rottamazione delle cartelle esattoriali è una misura cui hanno potuto aderire tutti, con debiti vecchi o nuovi, con cartelle di importo basso o elevato. E proprio per questo, sicuramente, è stato lo strumento più utilizzato dai contribuenti per mettersi in regola con il Fisco approfittando di uno sconto su sanzioni e interessi.
Permette di pagare solo il debito originario che si ha nei confronti del Fisco senza che questo venga gravato da sanzioni o interessi. Il contribuente, poi, può decidere anche se pagare in un’unica soluzione,entro il 31 ottobre 2023, oppure dilazionare il pagamento a rate di cadenza trimestrale in un massimo di 5 anni.
Sicuramente un’opportunità ottima per chi vuole sanare la propria posizione debitoria, ma bisogna tener presente una cosa importantissima: chi ha aderito ha rinunciato a qualsiasi ipotesi di ricorso per la cartella per la quale ha presentato istanza per la definizione agevolata.
La rinuncia al ricorso
In sede di domanda di definizione agevolata, presentata entro il 30 giugno 2023, si è fatta espressamente rinuncia ad eventuali ricorsi per la cartella esattoriale in questione. A prevederlo è la Legge di bilancio stessa. E non si è espressa la rinuncia solo ad eventuali nuovi ricorsi, ma anche a quelli già in corso.
Proprio questa è la cosa che bisognava valutare bene prima di decidere di aderire alla rottamazione, soprattutto se il contribuente aveva la certezza di essere nel giusto.
Se la cartella esattoriale, ad esempio, proprio non è dovuta, presenta errori di calcolo, errori formali, presentando un ricorso il contribuente potrebbe uscirne del tutto pulito e senza alcun debito da dover sanare. Avendo aderito alla rottamazione, invece, è pur vero che si sostiene un debito minore, ma si paga una somma che, magari, proprio non è dovuta.
La scelta giusta è valutare bene
La situazione, in casi come questo, andava valutata molto bene prima dell’adesione. Ma per chi ha aderito il danno è fatto? Non è detto. La sola domanda di adesione non perfeziona la rottamazione che è definita del tutto solo con il pagamento della prima o unica rata del 31 ottobre 2023.
Se il contribuente è sicuro al 100% di uscire vittorioso da un eventuale contenzioso con l’amministrazione tributaria in caso di ricorso, ma ha presentato domanda di rottamazione l’unica soluzione che ha a questo punto è quella di non pagare la rata del 31 ottobre e far decadere la rottamazione. A quel punto sarà libero di presentare il ricorso all’amministrazione.
Ma conviene fare questa mossa solo qualora si abbiano tutte le prove per dimostrare l’infondatezza della cartella esattoriale mettendo in conto anche le eventuali spese legali che tutto il ricorso comporterebbe.
Se, invece, l’esito del ricorso lascia dubbi, o il costo delle spese legali supera abbondantemente quello della cartella rottamata da saldare, la scelta più saggia è sicuramente quella di cogliere al volo l’opportunità offerta dalla rottamazione e pagare in modo scontato il debito il 31 ottobre.
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