Dalla rottamazione quinquies al bonus scuola di 1.500 euro: gli emendamenti alla Legge di Bilancio

Patrizia Del Pidio

15 Novembre 2024 - 09:20

Gli emendamenti presentati alla Legge di Bilancio sono moltissimi e tra di essi spunta la rottamazione quinquies e il bonus scuola da 1.500 euro. Vediamo le novità.

Dalla rottamazione quinquies al bonus scuola di 1.500 euro: gli emendamenti alla Legge di Bilancio

Dei 4.562 emendamenti presentati alla Manovra, circa 1.200 sono stati presentati dalla maggioranza e tra essi spicca il bonus scuola da 1.500 euro che si affianca a quello che propone la rottamazione quinquies, tra i più interessanti.

L’iter parlamentare della Legge di Bilancio 2025 è ancora agli inizi: gli emendamenti devono essere valutati e votati dalla Camera, prima di votare il testo, blindarlo e passarlo al Senato (si prevede che arrivi alla seconda camera solo verso la fine di novembre). Su cosa si deve prendere una decisione? Aumento pensioni minime, riduzione del canone Rai, assunzioni nella pubblica amministrazione e tagli dell’Irpef per il ceto medio e ancora su rottamazione quinquies e bonus scuola, ma queste sono solo alcune delle richieste avanzate.

Andiamo a vedere quelli che sono gli emendamenti di maggiore impatto che sono stati presentati quest’anno.

Rottamazione quinquies

Arriva dalla Lega la proposta di una rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali per estinguere i debiti con l’Agenzia delle Entrate senza le maggiorazioni di interessi e sanzioni. La rottamazione, secondo le intenzioni, dovrebbe riguardare il periodo non coperto dalla sanatoria del 2023, e quindi sarebbe efficacie per debiti iscritti a ruolo tra il 1° luglio 2022 e il 31 dicembre 2024.

Se l’emendamento dovesse passare senza modifiche, il pagamento del debito sarebbe possibile o in un’unica soluzione entro il 31 luglio 2025 o dilazionando in 18 rate a cadenza trimestrale la cui prima da versare sempre entro il 31 luglio.

Come per la precedente sanatoria rientrerebbero tasse, imposte, multe stradali, bollo auto e tributi locali.

Bonus scuola da 1.500 euro per chi frequenta le paritarie

Un emendamento. presentato dal deputato di Fratelli d’Italia Lorenzo Malagola. prevede per il 2025 alle famiglie con reddito fino a 40.000 euro sia riconosciuto un bonus scuola, sotto forma di voucher, da spendere esclusivamente nelle scuole paritarie. L’importo annuale massimo è di 1.500 euro per ogni studente con un finanziamento complessivo di 65 milioni di euro l’anno. Per l’attuazione della misura, in ogni caso, servirà un decreto del Ministero dell’Istruzione.

Si tratta di una misura che ha suscitato non poche polemiche perché incentiverebbe le famiglie alla scelta della scuola paritaria a discapito di quella statale, già profondamente penalizzata dai tagli ai fondi e ai posti di organico del personale.

In una nota degli esponenti del Movimento 5 Stelle in Commissione Cultura si legge:

“Pensavamo che con i tagli alla scuola pubblica ed ai posti in organico del personale scolastico in questa manovra si fosse già toccato il fondo, ma con gli emendamenti della maggioranza si sta iniziando a scavare. Il messaggio che stanno dando è fin troppo chiaro: da un lato con le misure di Valditara e proposte come queste affossano la scuola pubblica, dall’altro foraggiano quelle private sia direttamente che indirettamente incentivando le famiglie ad iscrivere lì i propri figli per avere il voucher”

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Cosa vogliono i sindacati?

I sindacati sono molto critici sulle misure contenute nella Legge di Bilancio 2025. Proprio per questo le richieste sindacali sono molteplici. La Cgil insieme alla Uil ha indetto uno sciopero generale per il 29 novembre per contestare la Legge di Bilancio chiedendone il cambiamento radicale che porti:

  • un aumento del potere di acquisto per dipendenti e pensionati;
  • un aumento delle risorse stanziate per sanità, istruzione e politiche industriali.

La Uil, inoltre, chiede anche la detassazione degli aumenti contrattuali.
Più moderata la Cisl che insiste sull’aumento delle pensioni minime e sulla riduzione delle tasse al ceto medio.

Taglio dell’Irpef per il ceto medio

A volere limare la pressione fiscale per il ceto medio sono diverse forze politiche e anche Fratelli d’Italia che, però, non sta insistendo più di tanto consapevole del fatto che le risorse sono poche.

La proposta che era stata avanzata dallo stesso ministro Giorgetti qualche settimana fa era di tagliare il secondo scaglione dell’Irpef rimodulandone l’aliquota che oggi è al 35%. L’idea è quella di abbassare l’aliquota di uno e due punti percentuali e portarla al 34% o al 33% e al tempo stesso agire sulla platea dei destinatari portando lo scaglione di reddito dagli attuali 50.000 euro a 60.000 euro.

Il ministro dell’Economia, però, aveva subordinato questo intervento all’andamento del concordato preventivo biennale, che non lascia a questo punto molte speranza viste le poche adesioni (10%).

Dall’automotive alla sanità

Uno dei punti che stanno più a cuore a Movimento 5 Stelle e Pd è la sanità per il quale sono stati denunciati i tagli. Gli emendamenti che saranno presentati, quindi, tenteranno di portare più risorse al settore per investire nella salute dei cittadini. Questo per fare in modo che la salute continui a essere un diritto garantito che l’autonomia differenziata potrebbe mettere a rischio.

Allo stesso tempo le due forze politiche premono anche per salvare il fondo automotive che è stato ridotto a 4,5 miliardi di euro. Il sostegno tolto all’industria automobilistica, che sta vivendo una crisi a livello europeo, rischia di mettere ancora più in crisi non solo un settore importantissimo per l’economia italiana, ma anche il posto di lavoro di migliaia di dipendenti.

La web tax e la crisi dell’editoria

La web tax, conosciuta anche con digital service tax, oggi in Italia colpisce con un’imposta del 3% solo le attività con fatturato superiore ai 750 milioni di euro e ricavi digitali in Italia di almeno 5,5 milioni di euro. La Legge di Bilancio 2025 punta a togliere questi limiti e ad estendere la web tax anche alle piccole imprese digitali.

Secondo la Fieg un’azione di questo genere potrebbe mettere a rischio compromettendola, la vita di molte Pmi innovative che si fondano proprio sul digitale. Forza Italia, quindi, si schiera per difendere chi opera nel digitale e ha un fatturato limitato, opponendosi, quindi, all’eliminazione dei limiti sopra citati.

Flat tax per forfettari

Attualmente la flat tax per i contribuenti forfettari è applicata solo per redditi entro gli 85.000 euro l’anno. Il tetto per pagare l’imposta sostitutiva al 15% vuole essere innalzato dalla Lega a 100.000 euro l’anno. La misura potrebbe essere ostacolata, però, dalla mancanza di coperture che l’intervento richiederebbe. Per alzare il tetto, infatti, si dovrebbe usare il gettito derivante dal concordato preventivo che, però, dovrebbe servire a coprire anche il taglio dell’Irpef per il ceto medio.

Tassazione criptovalute

Attualmente il testo della manovra ha portato la tassazione sulla rendita maturata dai bitcoin dal 26% al 42%. La Lega, fin dall’annuncio si è dichiarata contraria all’aumento e ha richiesto la cancellazione (o la riduzione dell’aliquota) dell’intervento.

Canone Rai a 70 euro

La Lega insiste sul Canone Rai. Nel testo della Manovra, infatti, non c’è nessun intervento che confermi il taglio dell’abbonamento da 90 a 70 euro (che il ministro Giorgetti, però, aveva annunciato nel corso della conferenza stampa del 16 ottobre).
L’emendamento che la Lega presenterà riguarda, quindi, la riduzione (o la riconferma?) del canone Rai a 70 euro.

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