Russia, l’ombra del tradimento

In Russia, all’ombra della guerra in Ucraina, è saltata l’ennesima testa. Questa volta, però, non si tratta di un volto anonimo, di un grigio burocrate o di un robotico comandante, ma di un re senza corona: Vladislav Surkov. Surkov, un nome che può dire poco dalle nostre parti, ma che in Russia ha significato potere, è stato associato ad un moderno Richelieu, per più di un decennio. Perché Surkov, oggi completamente fuori dai giochi e vittima delle purghe scoppiate all’alba della guerra in Ucraina, è il teorico della democrazia sovrana sulla quale Putin ha conformato il regime russo, è tra gli sceneggiatori della risposta russa a Euromaidan ed è stato a lungo uno dei più stretti e fidi consiglieri del presidente.

Si potrà rispondere che Surkov, in realtà, era caduto in disgrazia da tempo, perché nel 2020 fu estromesso ufficialmente dalla cerchia dei consiglieri del capo del Cremlino attraverso ordine presidenziale, ma il fatto è che non è soltanto lui. Se fosse stato soltanto Surkov, l’evento avrebbe potuto essere ignorato (o quasi), perché le purghe sono ordinaria amministrazione in guerra. E, non a caso, stanno avendo luogo anche in Ucraina. Il punto è che Surkov è soltanto l’ultimo di una lunga lista di epurati, composta da fedelissimi di primo piano e da personaggi di cui si sa poco, che sta travolgendo le fondamenta del sistema di potere, sullo sfondo dell’apparente marginalizzazione di Gerasimov, Shoigu e Lavrov dal processo decisionale. Le domande sono: che sta succedendo in Russia all’ombra della guerra? E queste scosse condurranno ad un assestamento o ad uno squarciamento dell’ordine putiniano? Nell’attesa di trovare una risposta, che arriverà solo col tempo, una cosa è certa: qualcuno alla Casa Bianca sta sorridendo.

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