Scrive questa parola nella causale del bonifico e gli bloccano il conto per un mese

Giacomo Astaldi

18 Novembre 2024 - 11:15

A un malcapitato risparmiatore hanno bloccato il conto corrente per un mese. Ma la parola sospetta che ha scritto nella causale di un bonifico è stata fraintesa.

Scrive questa parola nella causale del bonifico e gli bloccano il conto per un mese

Un risparmiatore finlandese si è visto bloccare il conto corrente per un mese a causa di una semplice parola inserita nella causale di un bonifico che, tuttavia, è stata fraintesa.

L’uomo, agendo in buona fede, ha utilizzato un termine ritenuto “sospetto”, che ha attivato le procedure di sicurezza automatizzate, allertando le autorità.

Nonostante i progressi tecnologici abbiano reso le transazioni finanziarie, compresi i bonifici, più rapide e sicure, i sistemi di controllo automatizzati non sono ancora infallibili.

Ciò può portare a scenari paradossali, come in questo caso.

L’episodio si è verificato dopo che l’uomo aveva partecipato a un seminario a Helsinki, per lavoro. Tornato a casa, ha richiesto il rimborso delle spese di viaggio – come i biglietti del treno e il soggiorno in hotel – che aveva anticipato con la propria carta di credito.

Tuttavia, la parola scelta per la causale del bonifico ha innescato un sistema di controllo che, in maniera imprevista, ha causato il blocco del conto.

Scrive una parola sospetta nella causale del bonifico. Conto bloccato

Il seminario a cui aveva preso parte il malcapitato, organizzato nella capitale finlandese, trattava delle attività culturali nelle aree rurali a bassa densità abitativa. In finlandese, il tema è sintetizzato dall’acronimo “HAMA”.

Quando l’uomo ha effettuato un bonifico di 572 euro, ha inserito nella causale la dicitura “hama-seminaari”, che significa “seminario hama”. Tuttavia, la vicinanza della “S” della parola “seminaari” all’acronimo “hama” ha attivato un allarme nel circuito bancario.

Il sistema di sicurezza ha interpretato la causale come un possibile riferimento a fondi destinati ad Hamas, un’organizzazione terroristica coinvolta nel conflitto israelo-palestinese, facendo scattare immediatamente le procedure di controllo.

Una lunga attesa per riavere il proprio conto (e i propri soldi)

Quando l’uomo ha scoperto che il suo conto bancario era stato bloccato, ha subito contattato sia il suo datore di lavoro che la banca per cercare di risolvere il problema. Tuttavia, la questione si è trasformata in un lungo e snervante iter burocratico. La banca ha impiegato quasi quattro settimane prima di contattarlo per chiedere chiarimenti sulla parola ritenuta sospetta nella causale del bonifico.

Nel frattempo, l’uomo ha inviato numerose richieste di assistenza al servizio clienti della banca, nel tentativo di accelerare il ripristino del conto. Nonostante i suoi sforzi, il caso ha iniziato a sbloccarsi solo dopo che il suo datore di lavoro ha deciso di intervenire direttamente, contattando l’altra banca coinvolta nella transazione.

Secondo l’uomo, la banca non ha mostrato alcun interesse a comprendere il contesto legato alla parola sospetta né a considerare il legame evidente con il suo lavoro. Pur essendo a conoscenza del suo datore di lavoro, l’istituto non ha pensato di consultare altre fonti o approfondire la questione per verificare l’accuratezza delle informazioni.

L’uomo opera per un’organizzazione che offre servizi culturali a comunità rurali scarsamente popolate. La parola “hama”, utilizzata in relazione al seminario, è in realtà un acronimo ufficiale che identifica queste aree rurali in finlandese (“harvaan asutusta maaseudusta”). Una semplice ricerca online sarebbe bastata alla banca per confermare la veridicità delle informazioni, risparmiando tempo e frustrazione.

Solo dopo numerose insistenze, l’uomo è riuscito a spiegare la situazione a un rappresentante bancario, fornendo dettagli approfonditi sulla causale e sul seminario. Ha inviato anche un’email con ulteriori chiarimenti sul suo lavoro e sulla natura dell’evento.

Alla fine, i fondi sono stati sbloccati, e la banca ha riconosciuto l’errore offrendo una compensazione di 100 euro per il disagio causato.

Quando l’automatizzazione dei controlli fallisce

Questo caso solleva diverse questioni importanti sul funzionamento delle banche e dei loro sistemi di monitoraggio. Se da una parte è essenziale garantire la sicurezza delle transazioni finanziarie e prevenire attività illegali, è altrettanto cruciale che le banche siano in grado di distinguere tra attività sospette e transazioni legittime.

La mancanza di comunicazione e comprensione da parte delle banche nei confronti dei loro clienti può causare notevoli disagi e ritardi nella risoluzione di situazioni come quella vissuta dall’uomo in questo caso. È fondamentale che le banche adottino un approccio più proattivo e si impegnino a comprendere meglio il contesto delle transazioni sospette prima di prendere misure drastiche come il congelamento dei fondi.

La notizia è stata divulgata e confermata dai media finlandesi a partire dal 3 gennaio 2024.

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