Sell sulle banche italiane a Piazza Affari. Perché le azioni sono state scaricate

Laura Naka Antonelli

10/03/2025

Tra le azioni peggiori del Ftse MIB di Piazza Affari MPS. Male anche UniCredit, che ha perso più del 3%. Cosa significa per il settore quell’alert scatenato con parole Trump.

Sell sulle banche italiane a Piazza Affari. Perché le azioni sono state scaricate

Occhio alle azioni delle banche italiane, che hanno iniziato la settimana di contrattazioni riportando perdite importanti, in una Piazza Affari che ha puntato verso il basso, allineandosi al sentiment negativo che sta colpendo l’azionario globale.

I titoli delle Big del settore bancario italiano quotati sull’indice benchmark Ftse Mib hanno chiuso tutti in rosso, con MPS-Monte dei Paschi di Siena e Finecobank che si sono confermate tra le maglie nere del listino.

Nella classifica dei titoli peggiori ha occupato i primi posti, nelle ore precedenti, anche UniCredit, che ha visto le azioni scivolare anche di oltre il 4%, per poi terminare la sessione in calo del 3% circa.

Banche italiane in rosso a Piazza Affari, effetto Wall Street con Nasdaq di nuovo KO

I sell sulle azioni italiane si sono intensificati dopo l’avvio della giornata di contrattazioni a Wall Street, caratterizzato da flessioni significative.

In evidenza soprattutto gli smobilizzi che continuano a bombardare l’indice Nasdaq Composite, caduto in preda al panico da un po’ e caduto nelle ultime sedute anche in fase di correzione, oggi in ritirata del 3,5% circa.

Sia l’indice hi-tech che lo S&P 500 sono precipitati ai valori minimi dal settembre del 2024, tartassati dai sell che prendono di mira di nuovo le Magnifiche 7 come Tesla (occhio alla carrellata di sell che hanno fatto cadere le azioni del colosso fondato e gestito da Elon Musk), Alphabet, Meta e il campione produttore dei chip Nvidia.

Wall Street non si riprende di conseguenza dal trend settimanale peggiore del 2025, che ha visto il Dow Jones capitolare nell’arco di cinque sessioni del 2,4%, lo S&P 500 scivolare del 3,1% e il Nasdaq perdere il 3,5%.

Nell’ultimo mese, lo S&P 500 e il Nasdaq hanno ceduto rispettivamente il 6% e il 9%, mentre il Dow Jones ha lasciato sul terreno il 4,5%.

Male sul Ftse Mib le banche, sell soprattutto su MPS e UniCredit

Ma perché a Piazza Affari si mette in evidenza soprattutto il calo delle banche? Focus in particolare su MPS, che ha assistito a un tonfo delle azioni fino a oltre -5%, mentre UniCredit è scivolata anche di oltre il 4%.

Sotto pressione anche Intesa SanPaolo, Banco BPM, BPER, Mediobanca, Banca Popolare di Sondrio.

Non è il risiko bancario il market mover che condiziona oggi il trend delle azioni del comparto. Il motivo porta il nome del presidente degli Stati Uniti Donald Trump che, con le sue dichiarazioni e continue minacce di dazi pronti a essere annunciati dalla sua amministrazione, da tempo sta scuotendo Wall Street.

A erodere il sentiment dell’azionario globale, è quanto Trump ha detto in una intervista trasmessa nella giornata di ieri dalla rete televisiva Fox News: il presidente non ha praticamente escluso l’avvento di una recessione negli Stati Uniti. E le azioni delle banche italiane, scattate più volte nelle ultime settimane fino a portare il Ftse Mib a testare i massimi dal 2008, sono state scaricate.

Effetto Trump sull’azionario globale. Il presidente USA non esclude una recessione

Interpellato sul rischio di una recessione, Trump ha risposto affermando che l’economia sta attraversando “un periodo di transizione”.

“Odio fare previsioni del genere. C’è un periodo di transizione, perché quello che stiamo facendo è qualcosa di grande. Stiamo facendo tornare la ricchezza in America. E’ una grande cosa”.

Ma, per l’appunto, il rischio di recessione non è stato scartato da Trump, e il solo fatto che si torni a parlare di recessione degli Stati Uniti è un motivo più che sufficiente per scatenare il timore che il mondo segua a ruota una eventuale crisi economica made in USA.

L’Europa, poi, con la sua crescita del PIL da zero virgola, teme decisamente il peggio. Inevitabili in questo contesto i sell sulle banche italiane, che hanno accantonato le varie partite di risiko aperte - che vedono in primo piano l’offerta pubblica di scambio lanciata alla fine di novembre da UniCredit su Banco BPM e l’altra OPS proposta da MPS su Mediobanca - prezzando in Borsa la paura di una recessione.

Per quanto riguarda il dossier UniCredit-Banco BPM occhio in ogni caso al commento rilasciato da Giampiero Maioli, CEO di Credit Agricole Italia, in relazione alla posizione che i francesi di Credit Agricole, primi azionisti di Banco BPM, hanno nei confronti dell’OPS lanciata dalla banca italiana guidata da Andrea Orce.

Tutto in discussione. Non ci sono novità adesso”, ha detto Maioli, ricordando che la Banque Verte ha fatto un investimento entrando in Piazza Meda: investimento “che cercheremo di tutelare”. Detto questo, riguardo all’Offerta pubblica di scambio di UniCredit, “non siamo noi gli attori protagonisti”.

Cosa accadrebbe alle banche in caso di recessione

Tornando in generale alla performance odierna delle azioni delle banche italiane più importanti quotate sul Ftse Mib di Piazza Affari va detto che, nel caso in cui la recessione USA si concretizzasse, con tanto di effetto contagio sul PIL dell’area euro, per il settore bancario le conseguenze principali sarebbero due: la prima sarebbe l’inevitabile rialzo degli NPL (Non Performing Loans), ovvero dei crediti deteriorati, in quanto l’arrivo di una crisi renderebbe più difficile per chi ha ricevuto credito dalle banche riuscire a rispettare i tempi stabiliti per la restituzione del debito contratto.

L’altra conseguenza sarebbe la possibile decisione da parte della BCE di tagliare ulteriormente i tassi dopo quel sesto atto appena annunciato: prospettiva che sarebbe accolta sicuramente con entusiasmo dal pubblico dei consumatori, ma che non piacerebbe alle banche, che stanno già assistendo al deterioramento di quei ghiotti ricavi sotto forma di NII (margini di interesse) più elevati che avevano guadagnato ai tempi in cui la Banca centrale europea aveva alzato i tassi.

Quei margini netti di interesse sono rimasti orfani del sostegno della BCE almeno dall’anno scorso, ovvero da quando la BCE ha iniziato ad allentare la restrizione monetaria in atto. Se l’Eurotower, a causa di una recessione in Eurozona, fosse costretta a sforbiciare ancora di più il costo del denaro dell’area euro, i ricavi delle banche legati alla voce degli interessi accuserebbero sicuramente un altro brutto colpo (occhio alle previsioni sui tassi nel 2025).

Breve fase di prese di profitto su azioni banche dopo rally ultimo mese e YTD?

Una spiegazione più semplice di quanto sta accadendo oggi alle azioni delle banche italiane potrebbe essere tuttavia un’altra, ovvero quella di una fase di prese di profitto dopo i buy che sono fioccati sul comparto.

Basta dare un’occhiata al trend delle azioni delle Big del settore per arrivare a comprendere come sia possibile che alcuni investitori abbiano deciso di passare all’incasso dopo i buy delle ultime sessioni: Intesa SanPaolo è balzata di più dell’8% in un mese e di oltre +24% YTD; UniCredit è salita di più del 10% in un mese e di quasi +34% dall’inizio del 2025; MPS-Monte dei Paschi di Siena ha riportato un trend più cauto, segnando un incremento di tutto rispetto su base mensile (+7,5%), ma guadagnando poco oltre l’1% YTD.

Molto bene invece Banco BPM, con uno scatto di oltre l’8% su base mensile e di oltre il 23% YTD, così come Banca Popolare di Sondrio (+16% in un mese, +35% YTD), mentre la predatrice di quest’ultima, BPER, è forte di un rialzo superiore a +8% in un mese e di un guadagno superiore a +20% YTD.

Infine Mediobanca, preda di MPS, viaggia a un livello poco al di sopra della parità su base mensile ed è reduce da un rally di oltre +21% dall’inizio del 2025.

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