Tensione di nuovo alle stelle in Kosovo con la Serbia che ha schierato truppe al confine: l’Europa lo sa bene, sono i Balcani la possibile miccia di una terza guerra mondiale.
Di una possibile terza guerra mondiale ormai se ne parla da quindici mesi, esattamente da quando Vladimir Putin ha deciso di dare il via alla sua “operazione speciale” invadendo l’Ucraina e scatenando la reazione dell’Occidente che, pur non scendendo in campo direttamente nel conflitto, finora ha sostenuto Kiev in ogni modo possibile.
Senza scomodare la storia, spesso in questi mesi è stata evocata la celebre pistola di Sarajevo che fu uno dei fattori scatenanti della Prima Guerra Mondiale, da tempo l’Europa sta seguendo con grande apprensione quello che sta succedendo nei Balcani.
Dopo la fine della guerra nella ex Jugoslavia, ci sono diverse problematiche legate alla convivenza che ancora devono essere risolte; l’esempio sotto gli occhi di tutti è quello del Kosovo - un territorio a status conteso non riconosciuto dalla Serbia - ma anche in Bosnia ci sono dei rancori che ancora ardono sotto la cenere.
Come spesso accade, soltanto adesso il Kosovo è tornato a essere in prima pagina a seguito degli scontri avvenuti a Zvecan dove sono stati feriti 41 soldati della Kfor - la forza militare internazionale guidata dalla Nato che da anni è di stanza nel Paese a mo’ di garante per la pace - tra cui 11 italiani.
Le problematiche nel Kosovo però di certo non sono scoppiate ieri, tanto che la Serbia da mesi minaccia un’azione militare per difendere i diritti della minoranza serba con tanto di truppe che nei giorni scorsi sono state schierate lungo il confine.
La tensione nei Balcani infatti è molto alta da tempo, con l’Europa che soltanto pochi mesi fa è dovuta intervenire in una importante opera di mediazione per risolvere la crisi che si è venuta a creare tra Serbia e Kosovo per la questione delle targhe.
Bruxelles infatti - specie dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia - ha paura di una possibile escalation nei Balcani che, visto l’attuale scenario geopolitico internazionale, potrebbe essere la miccia di una possibile terza guerra mondiale.
Terza guerra mondiale: i rischi della crisi tra Serbia e Kosovo
Il perché dei timori di una terza guerra mondiale è presto detto: la Serbia è in ottimi rapporti con la Russia e soprattutto con la Cina, mentre il Kosovo è un protettorato della Nato che ancora è rivendicato da Belgrado.
Gli scontri che hanno portato al ferimento anche dei soldati italiani sono scoppiati in quattro città a maggioranza serba dove, ad aprile, si è votato per le elezioni amministrative che sono state boicottate - con il beneplacito di Belgrado - dalla maggior parte della popolazione locale.
Come ha riportato Euronews, la popolazione serba locale “protesta infatti per la mancata creazione della Comunità delle municipalità serbe (previste dagli accordi ndr) in Kosovo, il mancato ritiro della polizia speciale di Pristina dal nord a maggioranza serba e il persistere di una politica ritenuta persecutoria e ostile nei confronti dei serbi locali”.
Nelle quattro città così sono stati eletti dei sindaci albanesi anche con solo il 4% dei voti totali: la loro proclamazione ha portato alle proteste e agli scontri che adesso hanno fatto il giro del mondo.
Per il presidente serbo Alexander Vucic si tratterebbe di una “occupazione”, con la Serbia che è tornata a minacciare un’azione militare. Se Belgrado dovesse passare dalle parole ai fatti, sarebbe come una dichiarazione di guerra alla Nato con il concreto rischio che l’eventuale conflitto possa subito allargarsi anche a Russia e Cina.
Da qui i timori di una terza guerra mondiale: oltre all’Ucraina, in questo momento sono tante le situazioni critiche da Taiwan all’Iran fino alla Libia e come detto al Kosovo. Il sentore di conseguenza è che potrebbe bastare un nulla per innescare una sorta di effetto-domino.
In una recente intervista Henry Kissinger è stato molto chiaro: senza una svolta diplomatica, tutte queste tensioni porteranno inevitabilmente a una terza guerra mondiale entro massimo di 5-10 anni, ma i tempi purtroppo potrebbero essere anche più brevi.
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