Situazione sempre più critica in Kosovo dove spirano venti di guerra con la Serbia dopo le rivolte delle scorse ore: anche Russia e Nato potrebbero intervenire.
La guerra presto potrebbe arrivare ancor più alle nostre porte. Come se non bastasse il conflitto in corso da mesi in Ucraina, la tensione tra Serbia e Kosovo nelle ultime ore sarebbe ben oltre i livelli di guardia.
La “pistola di Sarajevo” questa volta sarebbe una legge, che doveva entrare in vigore ufficialmente oggi primo agosto ma che adesso è stata posticipata di un mese, che vieta alla minoranza serba che vive in Kosovo, circa 50.000 persone, di utilizzare targhe e documenti della Serbia.
Bisogna ricordare che da quando è finita la guerra nella ex Jugoslavia, il Kosovo è un protettorato Onu rivendicato dalla Serbia, con Russia e Cina che ancora adesso non hanno riconosciuto l’indipendenza dello Stato dove è presente una forza militare a guida Nato.
Mentre anche in Bosnia da mesi non mancano le tensioni tra bosgnacchi (musulmani), serbi (ortodossi) e croati (cattolici), adesso è in Kosovo dove la situazione potrebbe precipitare, con il premier kosovaro Albin Kurti che ha parlato di gruppi di serbi fuori legge che hanno aperto il fuoco contro la polizia nella zona di Mitrovica Nord.
Per tutta risposta il presidente serbo Alexandar Vucic non ha escluso lo scoppio di una guerra: “I serbi del Kosovo non tollereranno altre persecuzioni. Cercheremo la pace, ma lasciatemi dire che non ci arrenderemo. La Serbia non è un Paese che si può sconfiggere facilmente come lo era ai tempi di Milosevic”.
Scoppia la guerra tra Serbia e Kosovo?
Mentre ancora non si intravede una possibile fine della guerra tra Ucraina e Russia, ecco che nel Kosovo le truppe di Belgrado si starebbero ammassando lungo un confine che è presidiato dalla Kfor, una forza militare internazionale che vede la presenza anche di soldati italiani che rappresentano il contingente più numeroso.
Oggi nel Kosovo doveva iniziare la reimmatricolazione delle auto con le autorità che non riconosceranno più i documenti serbi. Già da ieri centinaia di cittadini di origine serba si sono radunati dando vita a blocchi e proteste, con anche dei colpi d’arma da fuoco che sarebbero stati sparati verso la polizia locale.
“Tutto mi porta a dire che la Serbia sarà costretta ad iniziare la denazificazione dei Balcani - ha twittato un parlamentare di Belgrado - Vorrei sbagliarmi”. Nel frattempo anche durante la notte ci sarebbero stati degli scontri a Mitrovica Nord dove le sirene hanno suonato per ore.
In questo scenario, probabilmente su pressione da parte degli Stati Uniti il governo kosovaro ha deciso di posticipare di un mese l’entrata in vigore delle misure riguardanti la minoranza serba. Una scelta che ricevuto il plauso anche da parte dell’Ue e che potrebbe stemperare la tensione.
Il ruolo di Russia e Nato
“Pristina - ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova - sa che i serbi non rimarranno indifferenti quando si tratta di un attacco diretto alle loro libertà e si prepareranno a uno scenario militare”.
La Russia infatti è una storica alleata della Serbia, con lo scoppio di una guerra in Kosovo che potrebbe essere il pretesto perfetto da parte di Mosca per un allargamento del conflitto iniziato lo scorso 24 febbraio con l’invasione dell’Ucraina.
Eloquenti a riguardo sono le dichiarazioni che arrivano dall’Ucraina: “La Serbia sta cercando di iniziare una guerra d’aggressione. Proprio secondo il metodo Putin. La Serbia è il cavallo di Troia di Putin in Europa”.
La Nato dal canto suo ha già fatto intendere che, in caso di un’azione militare da parte della Serbia, di certo questa volta non resterà a guardare: “La missione internazionale Kfor sotto la guida della Nato In Kosovo sta monitorando da vicino la situazione ed è pronta a intervenire se la stabilità fosse messa a repentaglio; la situazione generale della sicurezza nei comuni settentrionali del Kosovo rimane tesa”.
In sostanza se Belgrado dovesse usare le armi per provare a riprendersi il Kosovo, a quel punto non sarebbe più tragicamente irreale parlare di una terza guerra mondiale proprio a due passi dai nostri confini.
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