La settimana ha avuto ancora una volta un protagonista economico: l’inflazione. Con la lettura degli USA che ha confermato l’impennata e i prezzi energetici ancora alle stelle, cosa è successo?
Si sta per concludere la settimana ancora una volta all’insegna dell’inflazione.
I prezzi negli Stati Uniti sono ai massimi da quasi quattro decenni, le aspettative sono in aumento in Giappone e l’impennata dei costi energetici sta comprimendo le famiglie europee.
Intanto, l’economia tedesca potrebbe essersi ridotta negli ultimi tre mesi del 2021, mentre la Banca mondiale ha diminuito le stime di crescita globale per quest’anno a causa del coronavirus, delle persistenti interruzioni della catena di approvvigionamento e del minore sostegno fiscale.
Con queste premesse, vediamo cosa è successo nella settimana economica e cosa aspettarsi sul fronte inflazione.
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Sul fronte dei prezzi è stata una settimana calda. I dati USA hanno monopolizzato l’attenzione dei trader.
Escludendo cibo ed energia, l’indice dei prezzi delle merci è salito del 10,7% negli Stati Uniti, il balzo più ampio in 12 mesi dal 1975.
Il sentiment dei consumatori è diminuito all’inizio di gennaio più del previsto, a causa delle crescenti preoccupazioni sull’aumento dell’inflazione e sulla variante Omicron in rapida diffusione. Gli americani si aspettano che i prezzi saliranno a un tasso annuo del 3,1% nei prossimi 5-10 anni, il massimo dal 2011.
Non va meglio in Europa. L’aumento dei prezzi dell’energia sta mettendo sotto pressione i consumatori del vecchio continente e anche i produttori, con grandi industrie in frenata per risparmiare i costi energetici.
In Germania è in corso una seconda recessione dopo l’emergere del ceppo Omicron, che ha aggravato la produzione dei ringhi nell’offerta e l’inflazione più veloce degli ultimi tre decenni.
Le aspettative di inflazione per le famiglie giapponesi sono balzate ai massimi degli ultimi 13 anni, dimostrando come l’energia più costosa stia influenzando il sentiment anche se gli aumenti complessivi dei prezzi rimangono molto al di sotto dell’obiettivo della Banca del Giappone.
Nei mercati emergenti, in focus c’è il Brasile. I prezzi al consumo nel Paese latinoamericano sono aumentati più del previsto nel 2021, attestandosi al 10%.
Da non sottovalutare anche l’inflazione delle materie prime. Le scorte di metalli tra cui alluminio e nichel sono in calo, facendo pressione sui prezzi visto che la domanda è in aumento.
Infine, i banchieri centrali di Romania e Corea del Sud hanno aumentato i tassi di interesse di 25 punti base questa settimana, dopo che i colleghi del Sud America e dell’Europa orientale hanno utilizzato i loro primi incontri di politica monetaria dell’anno per aumentare gli oneri finanziari e mitigare il balzo dell’inflazione.
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