Guerra in Ucraina, crisi energetica ed emergenza siccità possono ridurre ai minimi termini la produzione di latte, formaggi, salumi e riso. Molti prodotti rischiano di scomparire dai supermercati.
L’aumento dei costi di gas e luce, i problemi alla catena di produzione determinati dalla guerra in Ucraina e infine l’emergenza siccità, che non sembra arrestarsi dalla scorsa estate. Per tutti questi motivi molti prodotti alimentari sono a rischio e potrebbero addirittura scomparire dagli scaffali dei supermercati nei prossimi mesi.
L’inverno appena trascorso è stato caldissimo e la siccità non ha risparmiato i campi, soprattutto nel Nord Ovest italiano. Un’assenza di piogge che va avanti dalla scorsa estate, con picchi improvvisi di totale carenza.
leggi anche
Allarme siccità, il piano del governo: cosa farà il commissario straordinario contro la crisi idrica
Questo, assieme alla guerra in Ucraina (che ha azzerato la capacità produttiva del Paese, tra i primi produttori di grano al mondo) e alle decisioni di politica energetica della Russia, ha fatto schizzare i costi e limitato i trasporti e la logistica delle merci da tutto l’Est europeo. L’agricoltura italiana, così, si trova in una crisi nera che non vede via d’uscita.
Addio al latte fresco nei supermercati?
Granarolo è stata la prima azienda a prendere una decisione drastica: fermare le linee produttive del latte fresco e puntare su quello pastorizzato fino a 10 giorni. Lo stesso hanno fatto le Centrali del latte di Milano e di Calabria.
Una grossa parte del latte fresco, infatti, scade quando è ancora nei banchi frigo dei supermercati o altrimenti nelle case. Le abitudini dei consumatori sono cambiate e si preferisce acquistare latte con scadenza più lunga.
Da qui la decisione, dettata dal mercato prima che dalla crisi economica, anche se in ogni caso l’assenza d’acqua fa sì che le foraggere crescano meno e che gli animali si nutrano peggio, producendo quindi meno latte. Non solo: la siccità fa sì che i fiumi imbarchino acqua salata del mare, soprattutto nella zona del Po, bruciando molte coltivazioni.
Siccità e caro energia, in crisi la produzione di parmigiano
Ad essere più colpita dal mix della siccità e degli alti costi dell’energia è l’Emilia Romagna, dove nasce circa un terzo del cibo Made in Italy che viene esportato all’estero e dove c’è la metà degli allevamenti di bestiame. Se la situazione peggiorasse andrebbe in crisi la produzione del Grana Padano e del Parmiggiano Reggiano, che potrebbero diminuire sugli scaffali, così come i salumi, danneggiati dalla minore alimentazione dei suini.
Gli altri prodotti che possono sparire dai supermercati
C’è poi il riso, che è davvero sull’orlo della crisi produttiva, con la siccità che ha spinto le aziende verso coltivazioni che hanno bisogno di meno acqua (a partire da soia e frumento). La possibilità di carenze di riso in negozi e supermercati in autunno sarà molto alta: le semine sono ai minimi da 30 anni e si stima un taglio di 8mila ettari di coltivazioni.
E ancora: in crisi potrebbe andare anche l’olio, con la produzione che tra il 2022 e il 2023 rischia di calare di oltre il 35%, ma anche il miele (con una previsione di circa 10 milioni di chili in meno rispetto a qualche anno fa).
© RIPRODUZIONE RISERVATA