Il 2022 è stato l’anno dell’intelligenza artificiale, di cui abbiamo imparato a conoscere molto, ma ancora non tutto. Ecco 10 lezioni che, secondo l’Università di Stanford, dobbiamo ricordare.
L’intelligenza artificiale è arrivata a tutti gli effetti tra di noi e non sembra più volersene andare. Specialmente nell’ultimo anno di questo argomento si è parlato in maniera diffusa, a volte anche eccessiva, ma sicuramente ciò è avvenuto per un motivo.
Nel corso dell’ultimo anno più che mai sono nate molte nuove realtà che creano e sfruttano l’intelligenza artificiale in modo creativo, come ad esempio il rinomato chatbot di OpenAI ChatGPT. È normale quindi che se ne parli.
C’è chi però l’intelligenza artificiale la conosce meglio e ne parla da prima degli altri, e cioè l’Università di Stanford, in California. Fucina di talenti dell’informatica e dell’innovazione, da questa università sono usciti molti neolaureati che hanno proseguito con brillanti carriere in Apple, Google e presso le altre grandi del settore tecnologico.
Intelligenza artificiale: cosa abbiamo imparato nel 2022
All’inizio del 2023 l’università ha rilasciato l’Artificial Intelligence Index Report 2023, all’interno del quale sono riassunte - tra le altre cose - 10 cose che cose che il mondo ha imparato sull’intelligenza artificiale nel 2022.
Vediamo quali sono.
1- I modelli di intelligenza artificiale vengono creati nelle aziende, non più nelle università
Fino al 2014 la maggior parte dei modelli di machine learning erano prodotti dalle università, ma a partire da quel momento il trend si è invertito a favore delle aziende. Nel 2022, per esempio, i modelli di machine learning prodotti in azienda sono stati 32, mentre quelli usciti dalle università soltanto tre. Ciò avviene perché oggi per produrre modelli di intelligenza artificiale efficaci sono necessari dati, capacità computazionali e soldi, che nelle aziende abbondano, mentre nelle università e negli enti no profit scarseggiano.
2- I benchmark tradizionali non sono più sufficienti
Gli attuali benchmark disponibili per monitorare i miglioramenti dell’intelligenza artificiale non sono più adatti dato il rapido sviluppo di questa tecnologia. Ad ogni modo, nuove e più complete suite per il monitoraggio dei benchmark come Big bench e Helm sono in fase di rilascio.
3- L’intelligenza artificiale sta sia aiutando che distruggendo l’ambiente
Nuovi studi suggeriscono che la creazione di modelli di intelligenza artificiale efficaci ha un fortissimo impatto sull’ambiente. Secondo alcuni accademici, per “addestrare” Bloom, un grande modello linguistico, sono state emesse quantità di anidride carbonica 25 volte superiori a quelle emanate da un volo New York - San Francisco.
D’altra parte, col passare del tempo stanno emergendo soluzioni basate sull’intelligenza artificiale in grado di salvaguardare e proteggere l’ambiente ottimizzando i consumi energetici.
4- Il miglior scienziato del 2022 è l’intelligenza artificiale (?)
Nel 2022 i modelli di intelligenza artificiale sono stati fondamentali per accelerare lo sviluppo scientifico, sono stati infatti usati per lavorare sulla fusione dell’idrogeno; migliorare l’efficienza della manipolazione delle matrici; e generare nuovi anticorpi.
5- Il numero di incidenti causati dall’uso errato dell’intelligenza artificiale sta crescendo rapidamente
Secondo un database dell’AIAAIC (AI, Algorithmic, and Automation Incidents and Controversies), che tiene traccia degli incidenti di natura etica causati dall’intelligenza artificiale, questi sono cresciuti di 26 volte rispetto al 2012. Questa crescita è dovuta in gran parte all’aumento del numero delle soluzioni di intelligenza artificiale.
6- La domanda di competenze legate all’intelligenza artificiale sta aumentando in ogni settore lavorativo statunitense
In tutti i settori lavorativi negli Stati Uniti per i quali esistono dati (ad eccezione dell’agricoltura, silvicoltura, pesca e caccia), il numero di posti di lavoro legati all’intelligenza artificiale è aumentato in media dal 1,7% nel 2021 al 1,9% nel 2022. I datori di lavoro negli Stati Uniti sono sempre più alla ricerca di lavoratori con competenze legate a questo settore.
7- Per la prima volta negli ultimi 10 anni gli investimenti privati anno su anno nel settore dell’intelligenza artificiale sono diminuiti rispetto a quello precedente
Gli investimenti globali provenienti dal settore privato nel 2022 sono stati in totale di 91,9 miliardi di dollari, il che ha rappresentato un calo del 26,1% rispetto al 2021. Nonostante questo apparente calo, guardando lo scenario nella sua interezza si apprende che dal 2013 gli investimenti sono aumentati di 18 volte.
8- Le aziende che hanno adottato soluzioni di intelligenza artificiale si sono stabilizzate nel numero ma continuano a crescere
Secondo un’indagine svolta dalla multinazionale di consulenza McKinsey, il numero di aziende che adottano l’intelligenza artificiale è più che raddoppiato dal 2017, tuttavia recentemente si è stabilizzato intorno al 50%-60%. Le aziende che l’hanno adottata hanno visto diminuire in maniera sensibile i loro costi, mentre i loro ricavi sono cresciuti.
9- L’interesse nei confronti dell’intelligenza artificiale dei policy maker è in aumento
Attraverso un’analisi degli atti legislativi di 127 Paesi dell’AI index dell’Università di Stanford è emerso che nelle leggi approvate la locuzione “intelligenza artificiale” è aumentata di frequenza, è infatti passata dall’essere usata 1 vota nel 2016 a 37 nel 2022. Inoltre, attraverso l’analisi dei registri parlamentari di 81 Paesi è emerso che la locuzione “intelligenza artificiale” è aumentata di 6,5 volte a partire dal 2016.
10- I cittadini cinesi sono tra quelli che percepiscono più positivamente i prodotti e servizi basati sull’intelligenza artificiale, gli americani non così tanto
In un sondaggio del 2022 condotto da Ipsos nel è emerso che il 78% dei cittadini cinesi percepisce positivamente prodotti e servizi basati sull’intelligenza artificiale, trovandosi d’accordo nell’affermare che essi portino più vantaggi che svantaggi. Dopo i cinesi si trovano i cittadini dell’Arabia Saudita (76%) e indiani (71%). Quelli a rispondere con meno frequenza in maniera positiva a questa affermazione sono stati gli americani (35%).
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